lunedì 26 novembre 2012

Atlanta, una sconfitta da cui trarre insegnamenti

Biggers provoca il fumble, McCoy lo ricopre!
Perdere dà fastidio, sempre e comunque. A maggior ragione quando si assapora il gusto dolce della W, ad esempio trovandosi in vantaggio nell'ultimo periodo, proprio come è accaduto ieri a Tampa Bay nel big match con gli Atlanta Falcons.

Cerchiamo allora di capire quali insegnamenti è possibile trarre da questa partita, ossia cosa ci è costato la sconfitta e quali sono gli aspetti su cui occorre lavorare maggiormente, per cercare non dico di vincere i rimanenti cinque incontri, ma perlomeno per mantenere in vita il sogno playoff. Tutto sommato, ieri hanno perso Seattle, Green Bay e New Orleans, in pratica  le principali avversarie dei Bucs per la corsa al quinto e al sesto posto (dando per acquisiti i quattro vincitori di Division:  NYG, ATL, CHI, SF) e dunque nulla è cambiato nella difficile ma non impossibile corsa al wildcard game.

Ripensando al match di ieri ci sarebbero mille spunti da analizzare, vediamo di riassumerne alcuni tra i più significativi:

Capitalizzare sugli errori avversari: si paga a caro prezzo - alla fine - arrivare nei pressi dell'endzone e accontentarsi di un FG. O meglio, questo si può fare con avversari di modesto valore, perché tanto le occasioni per rifarsi sotto non mancheranno, ma quando dall'altra parte ci sono squadroni tipo i Falcons, se non si ottiene il massimo da quei rari errori che avversari del calibro di Atlanta commettono, non si porterà quasi mai a casa la vittoria. Ryan e soci non perdonano, e lo si sapeva. Non avergli fatto pagare a carissimo prezzo (ossia con due TD) intercetto e fumble ha fatto – in pratica – tutta la differenza tra vittoria e sconfitta.

Emergenza CB: è chiaro che se oltre a Talib viene a mancare anche Eric Wright, ieri non schierato a causa di problemi al tendine d'Achille, allora poi diventa durissima. E ci si espone a giocate micidiali come quella di Julio Jones, ricezione da 80 yards comprensiva di TD, mazzate tremende da cui risollevarsi diventa poi un problema. Il CB Leonard Johnson ha commesso lo stesso errore che già contro San Diego ci era costato un TD analogo mancando il placcaggio, la safety non è arrivata in tempo e la frittata è stata servita. Occorre evitare simili big play, e comunque limitarne il raggio, non è possibile concedere agli avversai (soprattutto se di alto livello) una ricezione da 80 yards + TD a partita.

Mark Barron: nei prossimi giorni tornerò in maniera più approfondita a parlare della nostra prima scelta. Personalmente non sono molto soddisfatto del suo rendimento, mi sembra che il ragazzo anziché crescere di partita in partita abbia passaggi a vuoto sempre più frequenti, più si va avanti con la stagione (penalità sciocche e placcaggi in ritardo, ad esempio). Considerato che parliamo della nostra prima scelta, nonché della pick n.7 overall dell'ultimo draft, anche il buon Barron deve migliorare il suo rendimento, e non di poco.

LeGarrette Blount: ora, credo che a noi tutti piaccia moltissimo il modo in cui gioca Doug Martin, e nessuno mette in dubbio che “The Muscle Hamster” debba essere il nostro RB#1. Però quando Doug fa fatica – e può capitare a tutti, ci mancherebbe – perché lasciare Blount a marcire sulla sideline? Ieri ad esempio Martin aveva problemi a guadagnare yards e dunque poteva essere l'occasione giusta per rilanciare LeGarrette; il quale, se deve essere gestito in questo modo, tanto valeva spedire altrove, magari in cambio di una scelta del prossimo draft.

Penalità: troppe e sanguinose, per rimanere al match di ieri. Quella di Ahmad Black è stata la più grave di tutte, dato che è avvenuta su un terzo down, e in pratica ha spianato la strada ad Atlanta per la vittoria. E' vero che da questo punto di vista Schiano ha già fatto un ottimo lavoro riducendo e di parecchio le flag gialle che vengono lanciate contro i nostri giocatori, ma occorre tenere alta la guardia e la concentrazione: le penalità, nei momenti cruciali, uccidono! 

Quel FG dalle 56...: è molto facile, e anche un po' antipatico, parlare con il senno di poi a proposito dei singoli episodi, però far calciare un FG a Barth dalle 56 yards, che se anche realizzato avrebbe lasciato 3 minuti abbondanti ai Falcons per andare comunque a vincere la partita, forse non è stata la più brillante delle idee possibili. Perché non giocarsi il quarto down alla mano, come fatto con successo a Charlotte domenica scorsa, e rischiare il tutto per tutto? Certo, si trattava di chiudere un complicato "quarto e sette", ma se ci fossimo riusciti avremmo avuto il possesso sulle 30 yards dei Falcons e saremmo stati noi a controllare il cronometro, magari mandando a calciare Barth per la vittoria da una posizione meno impossibile che non le 56 yards... 

Ad ogni modo, archiviata la L con i Falcons, adesso occorre iniziare a pensare al prossimo ostacolo, i Denver Broncos. Si tratta di una squadra decisamente forte, che ha già quasi in tasca il titolo della sua division, e che può contare su uno dei migliori QB di sempre dell'NFL. Se non cambia qualcosa là dietro, rischiamo che Manning si scateni lanciando a ripetizione per i suoi WR, nel profondo delle nostre praterie... invece, se magari riuscissimo a mettere un po' di pressione sul “vecchio” Peyton, lanciatore fenomenale ma non proprio dotato di velocità accecante quando si tratta di scappare dai difensori avversari, forse potremmo divertirci un po' anche noi, chissà...   

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