giovedì 30 ottobre 2014

Collins e Martin in serio dubbio per domenica

Nemmeno nella giornata di oggi il RB Doug Martin e il LT Antohny Collins hanno preso parte all'allenamento, e questo è un segnale decisamente negativo circa la possibilità di una loro presenza a Cleveland.

Un altro giocatore che potrebbe dare forfait per la trasferta in Ohio è l'ultimo arrivato, il PR/KR Holliday, alle prese con quei problemi muscolari che avevano indotto i Giants a tagliare il giocatore.

Se l'assenza di Martin potrebbe essere compensata dall'esordio in campionato del rookie Sims, che anche oggi si è allenato senza problemi, oltre che da Rainey e da James, discorso diverso va fatto per il LT Anthony Collins.

Già la linea offensiva dei Bucs è debole e male assortita e se dovesse perdere quello che è comunque ritenuto (a torto o a ragione...) uno dei suoi elementi più importanti come Collins, anche contro i non irresistibili Browns sarebbe durissima per il QB Mike Glennon, destinato a subire la solita insostenibile pressione da parte della linea difensiva avversaria.

Oggi al posto di Collins si è allenato Oniel Cousins, un mestierante di modestissima levatura, che probabilmente domenica verrà alternato al rookie Pamphile (e finalmente potremo avere un'idea di che pasta è fatto questo oggetto misterioso) ed eventualmente a Dotson, sempre che Collins non riesca a recuperare.

mercoledì 29 ottobre 2014

Martin infortunato, riattivato Charles Sims?

Archiviati gli scambi che hanno portato Mark Barron a St. Louis e Jonathan Casillas a New England, i Bucs sono tornati quest'oggi ad allenarsi a One Buc Place.

Doug Martin è rimasto però a bordo campo a guardare i compagni, essendo alle prese con un infortunio alla caviglia sinistra, rimediato nel corso del match di domenica scorsa contro Minnesota.

E' invece tornato ad allenarsi regolarmente un altro RB, il rookie Charles Sims, che potrebbe essere riattivato in questi gironi e scendere in campo domenica a Cleveland.

Sims si era infortunato nel corso della preseason ed era stato inserito nella injured list "temporanea". Il giocatore è riattivabile a partire da questa settimana e, anche considerando le precarie condizioni di salute di Martin, è probabile che contro i Browns assisteremo all'esordio di Charles Sims in NFL.

Problemi ad un piede anche per Antohny Collins, e visto l'insufficiente rendimento fornito con puntualità ogni domenica dalla offensive line, sarebbe un problema non piccolo dover rinunciare anche al LT titolare.

Per quanto riguarda la sostituzione dei due giocatori che ieri sono stati oggetto di scambio, saranno verosimilmente Major Wright e Danny Lansanah a sostituire rispettivamente Mark Barron e Jonathan Casillas, con quest'ultimo che peraltro aveva già perso il posto da titolare a favore del LB #51.

martedì 28 ottobre 2014

Trade: Barron ai Rams e Casillas ai Patriots

Mark Barron in azione contro la sua prossima squadra.
La safety Mark Barron, ex prima scelta dei Bucs del 2012 e settimo giocatore assoluto scelto in quel draft, non è più un giocatore di Tampa Bay; prima che scadesse il termine ultimo per i trasferimenti il giocatore è passato in forza ai St. Louis Rams. Oltre a Barron, anche il LB Jonathan Casillas è stato oggetto di uno scambio, ed è da oggi un giocatore dei New England Patriots.

In cambio di Barron, i Rams hanno spedito a Tampa due scelte del prossimo draft, una al quarto ed una al sesto giro. In linea teorica è poco, per una pick n.7 overall, ma del resto va considerato il rendimento (mediocre) di questo giocatore nei suoi ormai due anni e mezzo in NFL. Vedremo in cosa si materializzeranno queste due scelte ulteriori nel prossimo draft, in cui peraltro i Bucs saranno privi della propria scelta al quarto giro, oggetto di scambio con i Patriots nella trade che ha portato Mankins a Tampa.

Per quanto riguarda l'altra trade, i Bucs hanno dato ai Patriots oltre al LB Casillas anche la propria scelta al sesto giro del prossimo draft, ricevendo in cambio quella al quinto giro di New England. Ennesima trade con NE nettamente a vantaggio della squadra di Boston, che oltre a uno scambio quasi alla pari con Tampa di due reciproche "late round pick", riceve in gentile omaggio un giocatore comunque abbastanza interessante come Casillas, fino all'altro ieri LB starter dei Bucs. Mah, mi domando perché a Tampa continuino a fare gentili omaggi a quel vecchio volpone di Bill Belichick...

lunedì 27 ottobre 2014

OL e DL, due reparti da ricostruire

E' andata in scena ieri, contro i pur modesti Minnesota Vikings, l'ennesima prestazione di questi Bucs edizione 2014 che è definibile unicamente con questo termine (o con sinonimi aventi il medesimo significato): o-r-r-e-n-d-a. 

Lasciamo stare il fatto che alla fine avremmo anche potuto arpionare una W grazie soprattutto alla pochezza degli avversari, ma per tre quarti abbondanti il livello di gioco espresso ieri da Tampa Bay è stato, ancora una volta, gravemente insufficiente.

Eh sì, perché qui purtroppo siamo arrivati ormai quasi a metà stagione e al di là del record straperdente (1-6) quello che più sconforta è che quest'anno i Bucs non è che giochino semplicemente sottotono o magari lascino comunque intravedere qualche barlume di speranza per il futuro. Ogni partita è la copia identica del match precedente, e – se possibile – si fa un passo indietro anziché uno in avanti. Male l'attacco, male la difesa, male gli special team...

Credo sia importante cercare di capire le ragioni del perché qualunque avversario sembri sempre infinitamente più forte dei Bucs e quali sono i settori su cui, tra draft e free agency, bisognerà cercare di intervenire in maniera più massiccia per cercare di raddrizzare le sorti di questa squadra. A mio modo di vedere sono le due linee, sia quella offensiva che quella difensiva, i settori non dico da rifondare ma su cui sarà indispensabile procedere pesantemente con l'innesto di forze fresche e talentuose.

Cominciamo dall'attacco: la OL sta facendo una fatica tremenda sia ad aprire varchi per i RB, con i poveri Martin e Rainey che nel migliore dei casi riescono a strappare un paio di yards ma che più spesso si infrangono sul muro avversario con un guadagno pari a zero, sia – ancora di più – nella protezione che dovrebbe fornire al QB nei giochi di passaggio.

E qui si apre una doverosa parentesi, riferita a Mike Glennon.

Potrebbe fare di più il nostro QB? E' lui una delle cause principali degli attuali problemi dei Bucs? A mio avviso, no alla prima e no anche alla seconda domanda.

Glennon sta già facendo miracoli in serie, sia a "mantenersi vivo", dato che dopo circa due decimi di secondo dallo snap ha già l'intera linea difensiva avversaria che cerca di stenderlo a terra e sia perché anche in una situazione disperata come quella attuale il secondo anno da NC State mi sembra uno dei pochi che riesca comunque a combinare qualcosa di decente, e se - come mi auguro – il giocatore proseguirà il suo percorso di crescita, tutto dovremmo fare nel prossimo draft tranne che scegliere un altro QB.

Ma chiudiamo la parentesi Glennon e torniamo alla OL: che fosse un punto debole dei Bucs lo si sapeva, ma anche da molto tempo, di sicuro era cosa nota sia all'epoca della free agency che del draft. E se nel corso della FA sono stati acquisiti giocatori sulla carta importanti come Collins e Dietrich-Smith, è stato invece gestito in maniera assai più discutibile il draft dello scorso maggio.

Forse nella speranza di recuperare Carl Nicks, si sono scelti due giocatori per la OL solo al quinto giro, ma nè Edwards nè Pamphile si sono dimostrati di una minima utilità finendo regolarmente, ogni domenica, tra gli "inactive players". Certo, sono due giovani prospetti e magari tra un paio di anni diventeranno giocatori utili, ma ai Bucs serviva ADESSO del talento per la linea offensiva, non (forse) tra un paio di campionati.

Poi si è cercato di aggiustare le cose con la trade che ha portato Mankins a Tampa, ma non è da un logoro veterano di lungo corso la cui carriera è ormai in evidente parabola declinante che potevamo aspettarci il miracolo di far rifiorire la nostra linea offensiva.

Infine il coaching staff, che ha le sue (non lievi) responsabilità per come sta facendo rendere questa linea, che non sarà di prima qualità – questo è evidente – ma che non può nemmeno continuare a giocare in questo modo visto che comunque qualche nome importante c'è (Collins, Dietrich-Smith, lo stesso Mankins...).

Purtroppo però i problemi non sono solo nella OL; anche in difesa la linea desta seria preoccupazione perché non è possibile che i QB avversari riescano sempre a uscire dal RJS belli freschi come dopo una gita al mare. Una volta per i QB era l'inferno dover affrontare Sapp, Rice, Brooks, Quarles... adesso giocare a Tampa è diventata, quasi, una vacanza.

Ieri nemmeno nei momenti cruciali siamo riusciti a mettere "seriamente" pressione sul rookie Bridgewater, che quando contava ha potuto mettere in aria il pallone per trovare i suoi ricevitori liberi. Magari saremo riusciti a portare una pressione maggiore rispetto a quanto visto nella partita contro Baltimore, in cui Flacco non era mai stato nemmeno sfiorato dai nostri difensori nell'intero arco del match, ma ancora non ci siamo.

Gerald McCoy è il punto fermo da cui ripartire (e nella prossima free agency si dovrà blindare l'altro unico fuoriclasse del team, il LB Lavonte David in scadenza al termine del 2015) ma al fianco di Geraldone non possiamo schierare tre mestieranti qualsiasi, perché altrimenti basterà raddoppiare o triplicare il #93 per garantire al proprio QB una domenica di relax.

Al di là di McCoy, il processo di crescita di Gholston mi sembra si sia fermato, Johnson è sempre alle prese con problemi fisici che ne condizionano il rendimento e McDdonald fa il suo compitino, ma se la linea difensiva è composta da questi quattro titolari, allora sarà necessario irrobustire e non poco anche questo reparto, tra FA e draft.

A mio avviso, per cercare di tornare ad essere minimamente competitivi occorrerà ripartire proprio dalle due linee, tanto quella offensiva che quella difensiva. E poi, ci occuperemo di tutto il resto ma non avrebbe senso "sprecare" la prima scelta del prossimo draft (che se non sarà la prima assoluta sarà comunque o la seconda o la terza) per giocatori di altro tipo.

Poiché leggo in vari forum USA esortazioni e inviti a HC e GM a draftare questo o quel QB, ribadisco che quello del lanciatore di palla è uno dei problemi di gran lunga minori degli attuali Bucs. Come dicevo ieri, così come un edificio ha bisogno di solide basi per restare saldamente in piedi così un team di football va costruito partendo dalle fondamenta che in una squadra sono OL e DL; poi, in un secondo tempo, ci si potrà anche occupare del tetto (= QB), ma senza una base solida crollerà tutto quanto, compresa una eventuale copertura formata da oro e pietre preziose (= con una OL come la nostra metteteci anche Joe Montana o Dan Marino a ricevere lo snap da Dietrich-Smith, e vedrete che cambierà ben poco...).

domenica 26 ottobre 2014

I soliti Bucs: un modo per perdere lo trovano sempre...

Un'immagine che riassume il match: Bucs KO!
Ormai assistere alle partite dei Bucs è diventato un supplizio: tre ore di mal di stomaco assicurate, ogni stramaledetta domenica sera....

Oggi, poi, Tampa Bay ha escogitato un nuovo modo per perdere il match: fumble nel primo possesso dell'overtime riportato in endzone dagli avversari... come dicevo qualche giorno fa, di sicuro non ci si annoia a guardare i Bucs visto che ogni volta i nostri eroi riescono a trovare un modo diverso ed inedito, per perdere le partite...

In realtà, non c'è voglia neanche di fare dello spirito su questa armata brancaleone sempre più allo sbando, guidata da un coaching staff che sembra avere smarrito la direzione, anzi, che sembra non averla mai trovata....

Stasera, per tre quarti, abbiamo assistito a uno dei più brutti incontri di football degli ultimi decenni, tra due squadracce orrende che non riuscivano a combinare nulla, se non pasticci ed errori in serie. Lievemente meglio ha comunque fatto Minnesota, che portatasi sul 10-0 sembrava avere in pugno il match; un sussulto d'orgoglio dei Bucs ha portato la squadra di casa in vantaggio con un bel TD nato dalla connection "Glennon to ASJ", ma raggiunti dagli avversari e costretti all'overtime, i Bucs hanno alzato bandiera bianca nel primo gioco del supplementare, con un fumble dello stesso ASJ e conseguente TD vincente di Minnesota.

Giusto così? Sì, giusto così, tra due squadre orribili ha comunque vinto quella meno indecente, perché questa sera i Bucs, per tre quarti abbondanti di partita, sono stati davvero imbarazzanti, per non dire di peggio.

L'unico su cui non mi sento di tirare la croce addosso è Mike Glennon. Anche chi non ha mai visto in vita sua una partita di football non farebbe fatica a capire che il giraffone di colpe ne ha pochissime, visto che dopo mezzo secondo (ma anche meno, diciamo dopo tre decimi dallo snap...) il nostro QB ha - ogni volta! - l'intera linea difensiva avversaria che gli mette le mani addosso.

Come le case si costruiscono dalle fondamenta così le squadre di football si dovrebbero edificare a partire dalla linea offensiva. E invece, con l'attuale OL che non apre mai - MAI! - un varco per i RB nè è mai in grado di proteggere - MAI! - il QB nei giochi di passaggio, la musica sarà sempre questa. Verremo asfaltati dalle squadre appena decenti e nel migliore dei casi ce la giocheremo con quelle mediocri come Minnesota, ma credo sia inutile sperare nel tanto agognato "turnaround" di cui coach Lovie Smith ha ampiamente "farneticato" nel corso della settimana.

Questi Bucs sono costruiti male, e se hanno un'attacco penalizzato da una OL deficitaria, cosa dire, ad esempio, della secondaria? Verner è un giocatore mediocre, Goldson è strapagato in maniera quasi ridicola per il rendimento che offre, Banks ha evidenti limiti (come avrà fatto stasera a mangiarsi l'intercetto della vittoria, avendo già la palla tra le mani...), e Barron sembra un mestierante scelto al quinto giro, non certo la settima scelta assoluta del draft di due anni fa.

Gli attuali Buccaneers possono contare su due fuoriclasse (McCoy e David), su un giocatore (Mike Glennon) il cui potenziale è ancora tutto da valutare ammesso che la OL che in teoria dovrebbe "proteggerlo" gli permetta di arrivare "vivo" a fine stagione, e poi su tutta una serie di comparse che stanno peraltro giocando ampiamente al di sotto delle loro possibilità.

E credo che a questo punto ci sia anche da interrogarsi sulla bontà del lavoro svolto dal coaching staff, perché non è possibile che i Bucs, partita dopo partita, peggiorino sempre un po' il proprio rendimento, invece di iniziare a giocare un football decente.

Contro Minnesota l'unica nota lieta, oltre a un paio di cose interessanti mostrate da Glennon quando ha avuto almeno un secondo di tempo per lanciare il pallone, le ha mostrate il kicker Murray, che ha infilato tra i pali anche da distanze non banali i FG che hanno tenuto Tampa Bay in partita.

Infine, due parole sul punt returner appena firmato in settimana, Holliday: da come ha giocato, mi è sembrato chiarissimo il motivo per cui i Giants lo abbiano tagliato senza mai fargli disputare nemmeno uno snap; ma anche qui, la colpa non è del giocatore, chiaramente impresentabile, ma di chi lo ha portato a Tampa....

sabato 25 ottobre 2014

Estensione contrattuale di 7 anni per McCoy!

Gerald McCoy e il GM Jason Licht.
Arriva alla vigilia del match contro Minnesota una notizia molto importante per Tampa Bay: il DT Gerald McCoy, che sarebbe diventato free agent al termine dell'attuale campionato, ha siglato quest'oggi una estensione contrattuale della durata di sette anni, sino alla stagione 2021 compresa!

Il compenso complessivo previsto ammonta a 95,2 milioni di dollari (con incentivi che potrebbero far arrivare la cifra sino a 98 milioni), di cui 51,5 garantiti, per una media annuale di 13,6 M. Queste cifre fanno di Gerald McCoy il Defensive Tackle più pagato nella storia dell'intera NFL

In attesa di una conferenza stampa prevista per lunedì ed in cui saranno forniti tutti i dettagli dell'accordo, il GM Jason Licht ha rilasciato questa dichiarazione:
“From the moment Lovie and I arrived here, we knew it was vital for us to keep Gerald in Tampa Bay long term as one of the cornerstones of our franchise,” said Licht. “With the backing of the Glazer family, we were able to accomplish that. On the field, Gerald is one of the best players in the National Football League, who has been extremely productive and will be for years to come. We are happy to reward someone that has a rare work ethic, which not only makes him an elite player, but serves as an example for our entire team. His commitment, character and leadership are attributes that make him a truly special person, who will play a pivotal role in our future success.”

La notizia è molto positiva, perché perdere McCoy sarebbe stato un colpo durissimo per questi Bucs, visto che parliamo di uno dei pochi campioni che abbiamo a roster nonché di uno dei leader dello spogliatoio.

E non credo abbia molto senso porsi la domanda "ma non saranno un po' troppi tutti questi soldi?". Non credo abbia molto senso perché non c'erano strade alternative, per convincere l'ex stella di Oklahoma  a rimanere a Tampa. Solo ricoprendolo di dollari, infatti, avremmo potuto convincere un giocatore del suo calibro a restare in uno dei team più deboli dell'intera lega.

In quanto ai problemi sul salary cap e su quanto inciderà questo rinnovo sulle future free agency dei Bucs, ci porremo questi "problemi" a tempo debito. Stasera, per una volta, si festeggia perché dalla Florida è arrivata una buona notizia. Il giocatore simbolo dei Bucs ha deciso di non abbandonare il vascello pirata e di proseguire per molti altri anni ancora la navigazione indossando i nostri colori, nonostante quelli attuali siano tempi di "burrasca" (per non dire di peggio). Ben rimasto a bordo, Gerald!

venerdì 24 ottobre 2014

V. Jackson smentisce una sua possibile trade

Le squadre NFL hanno tempo sino a martedì prossimo per concludere eventuali trade, ed in questi ultimi giorni si sono lette e sentite molte voci a proposito di uno scambio che coinvolgerebbe uno dei principali giocatori dei Bucs (il WR Vincent Jackson) e che potrebbe concludersi proprio entro la deadline del 28 ottobre.

Nella giornata di ieri lo stesso Jackson, al centro di quelle che potremmo definire "insistenti voci di mercato", ha preso la parola per fare il punto della situazione circa un suo possibile trasferimento da Tampa.

Ecco cosa ha detto il WR dei Bucs (dal Tampa Bay Times):
"In this business, those kind of things get talked about quite often. Each and every year, there's going to be guys moved around to different teams," Jackson said. "I'm not surprised by it. Obviously I appreciate teams' interest, but I'm happy here in Tampa. I've heard nothing here that would suggest I'm going anywhere. I'm going to let that pass on and keep doing my job."

Il 31enne ex ricevitore dei Chargers ha dunque affermato di essere onorato per l'interesse mostrato nei suoi confronti da parte di altre squadre, ma al momento sembra escludere che ci sia una effettiva possibilità di un suo trasferimento, dicendosi contento di rimanere a Tampa.

In casi simili, per valutare se sia probabile o meno che una trade vada a buon fine, è importante la situazione contrattuale del giocatore, e per quel che riguarda Jackson le cose stanno in questo modo: oltre a quello in corso, il WR #83 ha altri due anni di contatto con i Bucs, sino al termine della stagione 2016, ed a cifre non banali, circa 10 milioni a campionato.

Considerati i 31 anni di Jackson, il fatto che per lui sia inevitabilmente iniziata la parabola discendente della carriera e che le sue statistiche attuali non siano proprio fenomenali (anche se bisogna considerare il contesto  in cui VJax gioca oggi, e cioè una squadra il cui valore assoluto è tra i più modesti dell'intera NFL) è difficile trovare una squadra non solo disposta a cedere qualcosa ai Bucs (non più comunque di una scelta al terzo o al quarto giro del prossimo draft, credo sarebbe difficile ottenere qualcosa di più...) ma anche interessata ad investire su un over 30 la ragguardevole cifra di 10 milioni di dollari a stagione.

Personalmente spero che Jackson rimanga a Tampa, già la squadra è debole e privarsi di uno dei pochi giocatori di classe presenti a roster sarebbe una pessima idea, soprattutto se in cambio dovesse arrivare una scelta di metà draft; non in grado cioè di spostare in alcun modo gli equilibri degli attuali Buccaneers, che di ben altro avrebbero bisogno per risollevarsi che un più o meno inutile mid-round draft pick (e con cui magari scegliere i prossimi Edwards o Pamphile, i due OL presi dai Bucs al quinto giro del'ultimo draft e abbonati al ruolo di inactive players...).

E poi la cessione di Jackson equivarrebbe ad alzare bandiera bianca in maniera sin troppo manifesta, e di tutto hanno bisogno i Bucs tranne che di una cosa: indebolirsi ulteriormente. Se poi vogliamo invece perderle tutte da qui alla fine per avere la first pick overall del prossimo draft, allora è un altro discorso; dal quale, comunque, mi dissocio ugualmente.

Voglio tornare a vincere qualche partita, e lasciare andare via Vincent Jackson renderebbe ancora più difficile l'impresa di incamerare qualche altra W da qui a fine stagione. Non so voi ma io ne avrei abbondantemente le tasche piene di commentare sempre e solo batoste, sconfitte o umiliazioni, che anche in questo primo scorcio di campionato 2014 abbiamo già avuto il dispiacere di assaporare in ogni loro possibile declinazione, dal massacro in trasferta (Georgia Dome style) a quello in casa (lo scempio con i Ravens), dalla beffa dell'ultimo minuto (vs St. Louis, al RJS) o anche oltre l'ultimo minuto (l'overtime a New Orleans)... e ne mancano ancora 10 di match per chiudere il campionato, chissà quali altri rocamboleschi modi di perdere una partita riusciranno a trovare i nostri comunque sempre amati Bucanieri...!

giovedì 23 ottobre 2014

Gerald McCoy prova a suonare la carica

Gerald McCoy parla alla stampa.
Nel corso di una chiacchierata con la stampa locale, Gerald McCoy è stato quest'oggi abbastanza esplicito e non ha nascosto una verità peraltro sotto gli occhi di tutti.

Bisogna darsi una svegliata, ha detto in sintesi il giocatore più impornnate dei Bucs, perché qui si gioca in maniera troppo "soft" e se una difesa NFL vuole essere dominante e vincente, tutto può essere tranne che "soffice", appunto.

Queste le parole di GMC, tratte dal Tampa Tribune:
"It’s on us," McCoy said. "We just have to be tougher. I’m just going to say it, we have to be tougher. Mentally and physically. A lot of times you look on tape and (defenders) are just sitting on blocks. Why? That’s not the way".

Proprio la mancanza di un po' di sana "cattiveria" è un qualcosa di sin troppo evidente in questa squadra, ed in particolare in quel reparto difensivo che per tanti anni è stato il marchio di fabbrica dei Tampa Bay Buccaneers. Che nostalgia nel ripensare a fuoriclasse del calibro di Sapp, Brooks, Lynch, Rice, tutta gente tosta, "tough", a cui nessuno avrebbe mai osato accostare l'aggettivo "soft".

Tanto per fare un esempio pratico, domenica prossima arriverà a Tampa un QB rookie, e a un giocatore di questo tipo, senza esperienza e alle prime armi, sarebbe stato sufficiente un pomeriggio trascorso in compagnia di Sapp & co. per fargli passare la voglia di giocare a football.

Con la difesa attuale, Bridgewater non correrà di sicuro un rischio simile, e che ormai il RJS sia diventato terra di conquista per tutti è un dato di fatto certificato dai numeri, dato che i Bucs sono il team che in assoluto ha perso più match casalinghi dal 2009 ad oggi, da quando cioè ai Glazer venne la pessima idea di licenziare Jon Gruden (per la cronaca, il record interno negli ultimi cinque anni e mezzo è un orripilante 14-29).  

Tornando a McCoy, Gerald dice una cosa importante: non è più tempo di chiacchiere, non contano tanto i bei discorsi nello spogliatoio quanto i fatti concreti sul terreno di gioco. Gerald la spiega così:
“I’ve been seeing talking for five years. We’ve done enough talking. It’s time to play, simple as that. Everyone’s given speeches. I’ve given speeches. Lavonte (David) has given speeches. Vincent Jackson has given speeches. Josh McCown is giving speeches,” said McCoy, referring to other leaders on the team. Enough talking. We have to start playing, simple as that. The talking is not going to get it anymore. I’ve been hearing talking and speeches for five years now. It’s time to start seeing action, simple as that.”

Speriamo che le parole di uno dei (pochi) leader di questa squadra servano per scuotere dal torpore quella che, numeri alla mano, è di gran lunga la peggior difesa del campionato. E se la "D" non fornirà nemmeno contro Minnesota un contributo importante, anche quello contro i Vikings - non un match "impossibile", sulla carta - potrebbe trasformarsi nell'ormai abituale "incubo" domenicale...

mercoledì 22 ottobre 2014

I Bucs firmano il PR/KR Trindon Holliday

Il WR/KR Trindon Holliday.

Nel tentativo di rivitalizzare il gioco degli special team, ed in particolare i ritorni di punt e kickoff, ieri i Bucs hanno firmato il WR, ma soprattutto PR/KR, Trindon Holliday.

Contestualmente è stato tagliato Solomon Patton, che nei primi sei match di stagione aveva svolto senza troppo successo il compito di ritornatore.

Holliday, 28 anni, vanta un passato tra i PRO con Houston e Denver. Firmato a marzo 2014 dai Giants non ha però mai giocato con la squadra di New York a causa di problemi fisici e dai quali è stato tagliato lo scorso 6 ottobre.
 
Se come ricevitore Holliday non vanta cifre particolarmente illustri, è come ritornatore di punt e kickoff che il giocatore si è messo in luce. 

L'augurio è che Holliday sia pienamente ristabilito da un punto di vista fisico e che sia in grado di fornire un contributo importante a un reparto, quello degli special team, che sino ad ora non ha certamente brillato soprattutto nei ritorni dei calci.

Sempre nella giornata di ieri è stato tagliato un altro giocatore, il DE Scott Solomon, il cui posto a roster è stato preso sempre da un DE promosso direttamente dalla practice squad, T.J. Fatinikun.

martedì 21 ottobre 2014

Anche il DE Bowers sospeso per due partite

Il DE Bowers in azione.
A pochi giorni dalla squalifica del FB Jorvorskie Lane, è di oggi la notizia di un'altro giocatore dei Bucs che si fa trovare con le mani nel barattolo della marmellata, o meglio in quello delle sostanze proibite, con conseguente squalifica per due partite.

Il colpevole, a questo giro, è il DE Da'Quan Bowers, sospeso dall'NFL per due match (per i quali non riceverà nemmeno lo stipendio) e dunque costretto a saltare sia l'incontro casalingo con Minnesota che la trasferta a Cleveland, le stesse partite che non giocherà neanche il FB Lane

Il quale Lane si era "scusato" nei giorni scorsi affermando che le sostanze proibite si trovavano in prodotti che aveva assunto per perdere peso. Quale (inutile) scusa si inventerà adesso Da'Quan Bowers?

Per come stava giocando (poco e a livelli mediocri, come sempre da quando è entrato in NFL) in pochi si accorgeranno dell'assenza di Bowers dal terreno di gioco. Resta il fatto che per l'ex stella di Clemson la carriera in NFL si sta rivelando un colossale fiasco, considerate le elevatissime aspettative che c'erano su questo giocatore ai tempi del college.

McCown è guarito, chi sarà adesso il QB starter?

McCown e Glennon, una poltrona per due.
Josh McCown, il QB che aveva iniziato il campionato da titolare e che era finito fuori squadra per un infortunio alla mano rimediato nel corso della debacle di Atlanta, si è ormai ristabilito dal problema fisico che lo ha tenuto fuori dai campi per un mese. 

L'ex QB dei Bears è tornato ad allenarsi a One Buc Place senza particolari limitazioni, e tutto lascia pensare che domenica prossima potrà prendere parte al match contro i Vikings. Resta da vedere – e non è un dettaglio – se l'ex QB dei Bears sarà o meno il titolare...

Aspettando una presa di posizione ufficiale e definitiva sull'argomento da parte di Lovie Smith, anticipo il mio punto di vista: credo che sarebbe un errore, e anche abbastanza grave, riconsegnare la guida della squadra a McCown e "panchinare" Mike Glennon.

E' vero che – nel caso specifico – McCown è stato messo da parte per problemi fisici, ma il suo rendimento nelle due partite e mezzo che ha disputato è stato onestamente mediocre, con poche luci e molte ombre.

Il che poi è anche normale ed in linea con lo standard di rendimento di questo giocatore, un veterano di lungo corso che in oltre dieci anni di carriera ha sempre giocato così, e cioè non brillando mai in maniera particolare. Con l'eccezione, è vero, dello scorcio di stagione disputata lo scorso anno a Chicago, ma credo facciano più testo i precedenti dieci anni (giocati malino) piuttosto che una manciata di partite (dal buon rendimento) del 2013.

Soprattutto, non avrebbe alcun senso in prospettiva far "marcire" sulla sideline Mike Glennon, un giocatore giovane di cui sarà il caso di comprendere l'effettivo potenziale; e visto che ormai la stagione, per i Bucs, è andata (al di là delle profezie ottimistiche di Lovie Smith) a mio avviso sarebbe opportuno utilizzare le prossime dieci partite proprio per cercare di capire se nel prossimo draft dovremo cercare un franchise QB oppure se ne abbiamo già uno in casa...

McCown, dal canto suo, va benissimo come backup (sebbene strapagato, ma il contratto faraonico fattogli firmare in offseason è un errore ascrivibile a Lovie Smith) e un giocatore di esperienza è quello che ci vuole per coprire le spalle a Glennon e per entrare in campo anche a freddo, in caso di emergenza.

Spero dunque che presto Lovie Smith nomini Glennon titolare da qui a fine anno e faccia chiarezza nel reparto più importante del team, quello del quarterback. Già i Bucs sono un team modesto, e di tutto abbiamo bisogno tranne che di scatenare una "battaglia" settimanale per decidere chi sarà, di volta in volta, il QB starter.

lunedì 20 ottobre 2014

NFC South, una division in profonda crisi

L'attuale classifica nella NFC South.
Si parlava ieri dell'ottimismo forse un po' eccessivo di coach Lovie Smith che sosteneva che i giochi erano ancora tutti aperti nella NFC South, e che nulla era da escludere considerato che mancano ancora una decina di partite da disputare.

E in effetti la situazione, dando un'occhiata alla classifica dopo i match di ieri in cui hanno perso tutte quante (malissimo CAR a GB, in modo comunque netto ATL a BAL e all'ultimo secondo NO a DET) è molto livellata, ma decisamente verso il basso. Basti pensare che al momento a guidare il gruppo c'è Carolina, con 3 vinte 3 perse ed un pareggio; seguono New Orleans (2-4) e Atlanta (2-5) con i Bucs a chiudere a quota 1 vinta e 5 perse.

Equilibrio notevole dunque, ma – come si diceva – verso il basso; ad oggi la NFC South è la division di gran lunga più scarsa dell'intera NFL, in maniera abbastanza inaspettata e contro i vari pronostici di inizio stagione, quando molti analisti inserivano Saints e Falcons tra le possibili protagoniste ai playoff, e con i Panthers - reduci da un ottimo campionato 2013 ma un po' indeboliti - come possibile mina vagante. E con gli stessi Bucs ritenuti non competitivi per la lotta al vertice della division ma comunque non proprio un team allo sbando.

E invece le gerarchie nella NFL di oggi cambiano a velocità incredibile. Sono lontani non solo i tempi delle "dinastie" di Cowboys e '49ers, che negli anni '90 dominarono per un decennio, ma anche quelli dei Tampa Bay Buccaneers che tra la fine degli anni '90 e i primi anni duemila rimasero per quasi dieci anni tra i top team della lega.

Oggi non è più così, e non basta nemmeno un QB di assoluto valore – come Brees (NO), Ryan (ATL) o Newton (CAR) – per avere la garanzia di arrivare ai vertici e di rimanerci a lungo.

La NFC South rischia dunque di mandare, nel 2014, una squadra ai playoff anche con un record perdente e questo ricorda quello che alcune stagioni fa avvenne nella NFC West. Oggi la division in cui giocano Seattle, San Francisco, Arizona e St. Louis è probabilmente la più forte in assoluto, ma basta tornare indietro di poche stagioni (era il 2010) per ritrovare la sola Seattle ai playoff con un record negativo di 7-9.

Vedremo se a breve anche nella NFC South si verificherà un "turnaround" come quello avvenuto nella West, intanto – restando alla stagione 2014 – non resta che prendere atto di come nemmeno nella division più modesta di tutte le 8 che compongono l'NFL, i nostri amati Bucanieri riescano a ritagliarsi un ruolo molto diverso da quello della squadra-materasso.

O almeno, per ora è stato così, perché come ama ricordare in ogni occasione Lovie Smith ci sono ancora 10 match da disputare, anche se al momento attuale persino riuscire a chiudere il campionato con un record non perdente di 8-8 (che era un po' l'obiettivo di minima, a inizio stagione) sembra pura utopia.

domenica 19 ottobre 2014

L'ottimismo (ingiustificato?) di Lovie Smith

L'HC Lovie Smith.
Dopo le prime sei partite della stagione 2014 il record dei Bucs è un assai modesto 1-5, comprese due e vere proprie batoste rimediate ad Atlanta (14-56) ed in casa contro Baltimore (17-48).

Inoltre, cifre alla mano, Tampa Bay rischia seriamente di battere svariati record negativi (di franchigia e non solo), se ad esempio la difesa continuerà ad incassare oltre 30 punti a partita (al momento, gli avversari mettono in media 34 punti sul tabellone, cifre mai viste nemmeno nei tragici anni '80...).

Lovie Smith però non perde la calma e anzi, dalle colonne del Tampa Tribune, cerca di risollevare il morale della truppa e dei tifosi, manifestando un ottimismo forse anche un po' esagerato, sul futuro prossimo della squadra.

Considerata la situazione di classifica all'interno della NFC South, e con 10 partite ancora da disputare, il buon Lovie sostiene addirittura chela situazione non è affatto chiusa per i Bucs, in ottica playoff. Ecco a questo proposito le parole dell'HC di Tampa Bay:
"It’s like there’s 7 1/2 minutes left in the second quarter and we’re behind," Smith said. "But games aren’t decided until the end. You have to play it out. That’s what we’re going to do".

E poi, rivolto direttamente ai tifosi:
"And I would tell the fans, just look at the overall picture of where we are. We’ve been very disappointed in our play (in a 56-14 loss to Atlanta and a 48-17 loss to Baltimore). There’s no way to sugar coat that. But in the other four games, that was a decent football team that hasn’t found out how to win consistently — yet. So we’re disappointed right now, but things will change".

Infine, la richiesta di un po' di pazienza: al momento non siamo pronti, ma quella attuale è una fase di ricostruzione e per adesso stiamo gettando le fondamenta...
"It’s not ready right away. You have to build that foundation and that’s what we’re doing right now. I said last week that we’re a better football team. That game didn’t say that. But we are doing some good things, some better things behind the scenes. Hopefully, we’re going to put it together and we’re going to see it eventually in one of the games".

Credo che Lovie Smith meriti fiducia e supporto sino al termine della stagione, chiaramente però sarà indispensabile - al di là di racimolare ogni tanto qualche W - che la squadra mostri qualche concreto ed evidente segnale di miglioramento e soprattutto una certa continuità nel rendimento.

Non è possibile alternare partite toste e determinate (Pittsburgh, New Orleans) ad altre francamente indecenti (Atlanta, Baltimore); ad ogni modo, come dice Lovie Smith, ci sono altre 10 partite per dimostrare che i "veri" Bucs 2014 non sono quelli impresentabili visti contro Falcons e Ravens, e la speranza è che questa settimana di "bye" possa servire per ricaricare le batterie nel modo migliore, in vista del match contro i Minensota Vikings. Guai, il 26 ottobre, a riproporre una prestazione molle e senza capo nè coda come quella di domenica scorsa contro Baltimore...

giovedì 16 ottobre 2014

Il FB Lane sospeso dall'NFL per due partite

Il FB Jorvorskie Lane
Come se non bastassero i mille problemi che i Bucs devono affrontare sul terreno di gioco, ecco adesso una poco simpatica notizia che con il football giocato ha ben poco a che fare.

Il FB Jorvorskie Lane è stato sospeso dall'NFL per due partite, avendo violato le norme della lega in materia di uso di sostanze proibite.

 La sospensione ha effetto immediato, dunque il giocatore potrà tornare ad allenarsi con la squadra solamente a partire dal 3 novembre, dopo avere saltato i match con Minnesota e Cleveland.

Queste le parole di Lane, che si è giustificato sostenendo che  la sostanza vietata si trovava in un  prodotto utilizzato dal giocatore per perdere peso:
“For those unaware of my back story, I was out of the NFL last season due to my weight, which is an issue that I have battled with for many years. I purchased an over-the-counter medication to help my weight-loss efforts and, without my knowledge, it contained a banned substance".

Durante la sospensione Lane lascerà libero il suo posto a roster, che i Bucs hanno già provveduto a riempire firmando il CB Isaiah Frey, attualmente free agent ed un passato con i Chicago Bears che lo scelsero al sesto giro del draft 2012, nell'ultimo anno di Lovie Smith come HC dei Bears. Dopo la stagione da rookie trascorsa in practice squad, Frey nel 2013 ha giocato tutte e 16 le partite; nell'attuale campionato il giocatore ha disputato 3 match prima di venire tagliato da Chicago la scorsa settimana.

mercoledì 15 ottobre 2014

La dura autocritica di Gerald McCoy

Il DT Gerald McCoy
Gerald McCoy è il leader riconosciuto ed indiscusso dei Tampa Bay Buccaneers. E da vero "capitano" è stato lui ieri a prendere la parola e a caricarsi sulle spalle colpe e responsabilità per questo pessimo inizio di campionato da parte della squadra.

Responsabilità che, a mio avviso, sono imputabili a McCoy solo in minima parte, considerato che Gerald - che tra l'altro sta giocando con  una mano rotta, non proprio un dettaglio - è comunque una delle pochissime certezze su cui può contare Lovie Smith.

Gerald McCoy non è però soddisfatto del proprio rendimento. Tratte dal Tampa Bay Times, ecco le parole di dura autocritica da parte del giocatore:
"Everybody has to self-evaluate, starting with myself. 2013 is over. Gerald McCoy is not an All-Pro," he said. "That was in 2013. Sunday, he didn't play like an All-Pro. Sunday, I was kind of disappointed in myself. It's unacceptable. The way we lost, I put it all on me, because my performance was not up to par. Right now, you're only as good as your last performance. Right now, Gerald McCoy is very average."

McCoy si sente dunque responsabile in prima persona per la pessima prestazione fornita dalla difesa di Tampa Bay nel match di domenica scorsa, partita in cui il QB avversario, Joe Flacco, non è stato mai nemmeno sfiorato da McCoy e compagni nell'arco dell'intera partita. Zero sack, zero colpi portati a segno e zero pressioni, per un pomeriggio di tutta tranquillità per il QB dei Ravens.

Si diceva che McCoy sta giocando nonostante un serio problema alla mano infortunata, oltre ad essere costantemente raddoppiato dagli attacchi avversari, ma il giocatore non è in cerca di alibi:
"It's easy to make excuses," he said. "You could say I got double-teamed most of the passes, which I did. You could say it was a quick pass, which it was. There comes a point in time where all the greats figure it out. Me, personally, I work to be one of the greats."

Questa settimana di "bye", in attesa di ricevere i Vikings al RJS il 26 ottobre, servirà ai Bucs, ed a McCoy, per elaborare le strategie necessarie per uscire dalla pessima situazione in cui la squadra si è venuta a trovare. Ancora Gerald:
"I have to do some real soul-searching, some heavy evaluation of myself. I have to improve," he said. "(Leading the NFL in points allowed is shocking), especially when you're the quote-unquote leader. A stat like that, everybody looks to the head guy, and on the defense, that's me. That's happening. I have to accept fault on that."

Le parole di McCoy fanno onore al ragazzo, che pur menomato sta giocando comunque un football di buon livello e che rimane senza discussione il giocatore-chiave dei Bucs, quello che andrà rifirmato ad ogni costo prima che a breve - tra dieci partite - diventi unrestricted free agent, libero cioè di accettare l'offerta più vantaggiosa tra le mille che gli arriveranno, se Licht e Smith non lo blinderanno con un importante contratto pluriennale.

Già il talento non abbonda a Tampa, e perdere i pochi "veri" fuoriclasse che abbiamo a roster (Mccoy, il LB David che sarà anch'egli FA al termine del campionato 2015) è un lusso che decisamente non possiamo permetterci, anche a costo di pagarli più del dovuto. E del resto, se appunto non venissero stra-pagati, perché altrimenti simili campioni dovrebbero accettare di rimanere in un team che a breve termine non può offrire loro alcuna prospettiva di disputare un campionato vincente?

martedì 14 ottobre 2014

Lovie Smith ai tifosi: "Dateci tempo"

Lovie Smith, HC dei Bucs.
Nella giornata di ieri Lovie Smith ha incontrato la stampa, ed ha fatto il punto sul momento particolarmente difficile che sta attraversando la squadra.

Dopo sei partite disputate, il record è di 1-5 e due di queste sconfitte sono stati i mortificanti tracolli di Atlanta (14-56) e quello casalingo con Baltimore (17-48), in cui sono stati riscritti addirittura record negativi all-time a livello NFL.

Insomma, un mezzo disastro, soprattutto considerato che le recenti partite di Pittsburgh e New Orleans avevano mostrato dei Bucs in crescita ed in grado di giocarsela alla pari con avversari più quotati come Steelers e Saints.

Poi, domenica scorsa, il tracollo casalingo con i Ravens ha riportato i Bucs indietro di un mese, al punto esatto in cui si trovavano dopo il  disastro combinato al Georgia Dome a metà settembre.

Smith ha definito scoraggianti le prestazioni contro Falcons e Ravens e ha chiesto ai tifosi di concedere a lui e alla squadra altro tempo, garantendo che le cose cambieranno. Ecco le parole del coach, tratte dal Tampa Bay Times:
"I would say first off, I’m disappointed, too,'' Smith said when asked to address the fans. "I agree with the numbers you threw out. That is disheartening. It’s like I would say also, it’s like when you’re in a game, you don’t crown anyone the winner of that game during the game. We’re disappointed right now, is what I would say. We’re disappointed right now. But let’s let it all play out. And yeah, I’ve said that before but the game isn’t over yet. That would be my statement. Give us time. We’ll continue to get guys back. There’s a lot of football left to go. If we were 6-0 right now, would you start buying your Super Bowl ticket? You have to just hold on a little bit is what I would say".

Smith si è detto fiducioso in un cambiamento della situazione attuale, sottolineando l'importanza dell'esperienza per uscire dal tunnel negativo in cui sono piombati i Bucs:
“And I don’t listen to talk radio but I don’t have to. I know what’s out there, we’re all disappointed right now. But I’m going to keep going. We’re all disappointed what? Right now. That will change. I think experience helps you a lot,'' Smith said. "I have been in this situation before a few different times and I just believe in what we’re going to do. But when you start off, there’s a reason why there is something new starting off with that. You do have to crawl before you walk. We didn’t want to do it as much and part of the master plan wasn’t to be in this situation right now. But that’s normally what you do when you start something new. It’s not this ready right away. You have to build that foundation and that’s what we’re doing right now.

Fiducia per il futuro dunque e, come ama ripetere Smith, "we have a lot of football left to go". Ancora parola al coach:
"And keep in mind also, if we had started off 5-1 or 6-0 right now, there’s still a lot of football to go. We haven’t taken this team through the second part of this second quarter. We have a lot of football left to go. I said last week we are a better football team. That game didn’t say that. But we’re doing some good things, some better things, behind the scenes and hopefully we’re going to put it together and we’re going to see that in the games".

Speriamo che in questa settimana di "bye" si possano recuperare alcuni infortunati illustri (da Goldson a Banks) e che il coaching staff riesca a lavorare soprattutto sulla testa dei giocatori, motivandoli a dovere per la seconda parte della stagione. Non sarebbero infatti più ammissibili ulteriori episodi come quello di tre giorni fa o di Atlanta, che limitarsi a definire "sconfitte umilianti" è ancora poco.

Tracolli come questi rischiano inoltre di provocare uno "scollamento" tra squadra e tifosi, uno strappo difficile da ricucire. Domenica scorsa ad esempio, alla fine del primo quarto e con i Bucs sotto per 0-28, molti dei già non tantissimi tifosi in red and pewter hanno abbandonato - disgustati dallo spettacolo immondo - lo stadio.

L'imperativo, per l'HC ed il suo staff, sarà proprio quello di riconquistare la fiducia dei fans e come ho già detto altre volte, dando una risposta positiva a quello che credo la maggior parte dei tifosi chiede a questa squadra, cioè di giocare al 100% delle proprie possibilità e non  - come è accaduto solo pochi giorni fa - con la stessa intensità riscontrabile in un irrilevante match di preseason...

E quindi che Lovie Smith si sbrighi a "svegliare" i suoi ragazzi dal torpore in cui sembrano essere immersi, se non altro per contraccambiare il "sacrificio" di quei pochi che ancora - any given sunday - invece di andare al mare a Clearwater (splendida spiaggia a poche miglia da Tampa) scelgono di arrostirsi sui torridi spalti del Raymond James Stadium pur di sostenere i propri colori, anche sapendo in anticipo a che razza di supplizio andranno incontro! ;-)

lunedì 13 ottobre 2014

Salvate il soldato Glennon!

Salvate il soldato Glennon...
Per cercare di capire come sia stata possibile una colossale disfatta come quella rimediata ieri contro Baltimore, match nel corso del quale i Bucs hanno persino riscritto un record negativo all-time assoluto, non della franchigia ma proprio dell'NFL (mai nessun team si era trovato sotto in una gara casalinga con 38 punti di disavanzo al termine dei primi due quarti), è sufficiente soffermarsi su un paio di statistiche.

La linea offensiva dei Bucs ha permesso che il proprio QB, Mike Glennon, subisse 5 sack e 15 hit, per un totale dunque di ben 20 (venti!) "mazzate"; e la nostra linea difensiva come si è comportata con Joe Flacco, il QB avversario? 0 (zero) sack e 0 (zero) hit per il QB dei Ravens, in pratica una tranquilla giornata di assoluta vacanza senza che mai un avversario arrivasse nemmeno a sfiorarlo.

Credo sia superfluo aggiungere qualsiasi altra cosa.

Se le due linee combinano solo disastri, tutto il resto verrà di conseguenza. Con una simile OL non solo il QB verrà ripetutamente massacrato ma anche i RB non guadagneranno yards, non avendo il minimo spiraglio all'interno del quale penetrare.

E se, dall'altro lato del campo, la linea difensiva non riuscirà mai (mai, nemmeno una volta nell'arco di 60 minuti!) non dico a mettere a segno qualche sack ma nemmeno a sfiorare il QB avversario, saranno poi i DB (già scarsi di loro, nel nostro caso specifico) a pagarne le conseguenze, considerato tutto il tempo a disposizione per cercare (e trovare) il ricevitore più libero e meglio piazzato.

E' stato demoralizzante lo spettacolo di ieri, in cui sono bastati 15 minuti da incubo (la partita era già chiusa al termine del primo quarto) per azzerare i progressi che a Pittsburgh e a New Orleans la squadra aveva fatto registrare.

Il problema non credo se sia meglio Glennon o McCown o se Martin possa guadagnare più yards di Rainey... il problema è che manca la cosa più importante di tutte, e cioè un minimo di "continuità", non dico nei risultati (che si perda sempre o quasi lo darei per scontato) ma quantomeno nei progressi mostrati sul campo, nell'approccio mentale alle partite e in un atteggiamento che al momento è passivo ai limiti della rassegnazione. Basta una buona giocata da parte degli avversari per mandare in tilt un'intera squadra, che di fronte alla minima difficoltà affonda, invece di trovare la forza di reagire.

Nessuno, credo, pretende di inanellare W a ripetizione però non è nemmeno tollerabile incassare 40 e passa punti a partita e ritrovarsi, a metà ottobre, nello stesso punto in cui eravamo dopo il tracollo di Atlanta, avvenuto ormai un mese fa.

Che fare dunque, per cercare di raddrizzare la baracca?

In primo luogo bisogna cercare di "salvare il soldato Glennon", non è tollerabile che il nostro QB venga brutalizzato come è accaduto ieri; già un QB grande e grosso alla Big Ben farebbe fatica a giocare con lucidità e concentrazione dopo essere stato gonfiato di botte dai DL avversari, figuriamoci un fuscello come Glennon. Dunque, in primis, Lovie Smith dovrà trovare il modo per garantirgli un minimo di protezione, mi pare evidente che – tra le mille priorità dei Bucs – questa sia la più importante.

La trade per prendere Mankins (un ottimo giocatore, certo... qualche anno fa!) si è rivelata quello che si temeva fosse, cioè una mossa disperata per cercare di tappare voragini enormi, che andavano "aggiustate" tra draft e free agency, non certo affidandosi a uno scambio orchestrato con Bill Belichick, peraltro l'ultima persona al mondo con cui si dovrebbe fare una trade...

E poi, in difesa, bisognerà cercare di recuperare i titolari attualmente infortunati (Goldson, Banks) e sperare che alcuni giocatori si diano una bella svegliata (il molto presunto fenomeno Verner, il Barron che ieri ha riperso a giocare ai suoi soliti, mediocri, livelli) perché qui si prendono oltre 40 punti a partita e così non si può andare avanti a meno che non si vogliano battere altri record negativi assoluti NFL. E meno male che con Lovie Smith e Leslie Frazier (ritenuti dalla stragrande maggioranza degli addetti ai lavori due "maestri" della difesa) da quel punto di vista non avremmo dovuto avere eccessivi problemi...

Una buona notizia, comunque, c'è: domenica prossima i Bucs osserveranno il bye e dunque ci risparmieremo l'ormai classico "mal di stomaco" che - puntualmente - arriva alla domenica sera, intorno alle 19:00 ora italiana...

domenica 12 ottobre 2014

Bucs umiliati e travolti, i Ravens passeggiano al RJS

Un'immagine emblematice del match di stasera...
Mentre assistevo lo scorso 18 settembre all'umiliazione rimediata al Georgia Dome, pensavo che difficilmente avrei potuto vedere uno spettacolo più indecoroso, in cui una squadra (Tampa Bay) veniva letteralmente presa a pallate dall'altra (Atlanta), con match già in archivio alla fine del primo quarto.

Beh, mi sbagliavo.

Oggi, incredibile ma vero, ci è toccato di assistere ad uno spettacolo ancora più deprimente. Flacco e soci hanno impiegato meno di mezzo primo quarto per chiudere l'incontro e il 28-0 sul tabellone dopo i primi quindici minuti a favore dei Ravens parlava molto chiaramente: in campo c'era, e ci sarebbe stata, solo una squadra.

E' difficile analizzare un "massacro" come quello di stasera, in cui i Bucs in pratica hanno alzato bandiera bianca sin dal primo snap, dando un'impressione di desolante pochezza in tutti i reparti, dall'attacco alla difesa passando per lo special team (qualcuno un giorno mi spiegherà perchè paghiamo un punter, Koenen, 3,2 milioni di dollari all'anno, uno che non è nemmeno in grado di allontanare il pallone per più di 30 yards), senza dimenticarci della sideline, sulla quale un assopito coaching staff svolgeva le funzioni di pubblico non pagante, impotente e non in grado di dare una benchè minima scossa ai giocatori in campo.

Se nelle recenti prestazioni di Pittsburgh e New Orleans erano emersi segnali confortanti di ripresa, stasera siamo tornati indietro di un mese, ai livelli della debacle del Georgia Dome, appunto.

Ma c'è almeno qualcosa da salvare? No, non c'è, e lasciamo perdere i TD - belli quanto inutili - messi a segno nel "garbage time" da Evans e Murphy, quando ormai la "vera" partita era già terminata da almeno un paio di quarti.

Ha giocato male Mike Glennon, ma non gli getterei la croce addosso: come si fa a trovare uno straccio di ricevitore libero quando la linea offensiva collassa dopo nemmeno mezzo secondo?! Del resto, che la nostra OL fosse uno dei principali punti deboli era emerso sin dalla preseason, e stasera siamo tornati a uno standard di rendimento del tutto insufficiente, purtroppo lontani dai progressi fatti registrare dalla OL contro Steleers e Saints.

Male anche sulle corse (almeno finché c'è stata una partita, ribadisco che e le yards guadagnate a match già ampiamente in archivio non contano nulla), ma anche qui la colpa è solo di Martin e Rainey? Se subito dopo l'hand-off l'intera linea difensiva è già addosso ai nostri RB, sarà già tanto non perdere terreno e addirittura un'impresa miracolosa guadagnare almeno un paio di yards.

Sulla difesa, poi, meglio stendere un pietosissimo velo. Flacco (che nel solo primo tempo ha messo a segno 5 TD pass, roba da non crederci!) non è mai stato nemmeno lontanamente impensierito da una defensive line dei Bucs del tutto soffice e impalpabile, che ha gentilmente concesso al QB dei Ravens tutto il tempo di cui aveva bisogno per selezionare il ricevitore più libero.

La secondaria, poi, ha giocato l'ennesima partita da museo degli orrori. Mancavano Goldson e Banks, due titolari, ma se il "nonno" Steve Smith brucia più volte sullo scatto Alterraun Verner (di ben nove anni più giovane) e poi gli va a stampare in faccia un TD da oltre 50 yards c'è poco altro da aggiungere... se non che a Tennessee forse avevano visto giusto a non rifirmare Verner nel corso dell'offseason; il CB #21 sarà anche un giocatore dal grande potenziale, ma sin qui ha reso come un mezzo bidone, poche storie.

Dello special team ho in parte già detto: sempre peggio Koenen, e male anche Murray che mette sul palo un FG dalle non impossibili 45 yards. Insomma, un disastro anche qui.

A questo punto, credo sia inutile fare tante analisi e previsioni. Siamo scarsi, e anche molto, 
e da qui a fine stagione il nostro obiettivo non potrà essere altro che quello di cercare di limitare i danni e di salvare la faccia, evitando possibilmente altre immonde figure come quelle di Atlanta e di questa sera. Con l'armata brancaleone che ci ritroviamo, l'unico realistico obiettivo per la stagione 2014 non può infatti che essere questo.

Per i nostalgici del white and orange...

Le divise "originali" dei Bucs, indossate dal 1976 al 1996.
Ho iniziato a seguire i Bucs quando le nostre maglie erano di colore arancione, e dal nostro casco bianco spuntava un pirata con il coltello tra i denti ed il cappello piumato; inevitabile dunque la nostalgia e l'affetto da parte mia nei confronti delle uniformi "originali" di Tampa Bay.

Purtroppo nemmeno quest'anno verrà disputato il "throwback game", presumo per l'assurda regola che vieta di cambiare il casco nel corso della stagione e che lo scorso anno ne impedì lo svolgimento già programmato (ne parlammo a lungo QUI); dunque non ci sarà più nemmeno un'occasione, fino a nuove regole, per rivedere sul campo le uniformi indossate dai Bucs nei loro primi vent'anni di storia.

E così mi è venuta voglia, approfittando di facebook e della possibilità che offre di creare appositi album, di mettere on-line una trentina di foto rigorosamente in white and orange, un'occasione non solo per ricordare "come eravamo" ma anche per rendere un tributo ad alcuni dei grandi campioni che hanno indossato proprio quelle divise, da Lee Roy Selmon a Doug Williams, da Richard Wood a Jimmie Giles, senza dimenticare che anche Warren Sapp e Derrick Brooks, recentemente entrati nella Hall of Fame di Canton, iniziarono la loro carriera NFL proprio con le jersey bianche e arancioni.

Il Link per accedere all'album, visibile anche da chi non è iscritto a facebook, è QUESTO. Buona visione e - white and orange oppure red and pewter che siano le nostre uniformi -  ora e sempre GO BUCS!

sabato 11 ottobre 2014

Johnthan Banks e Vincent Jackson in dubbio per domenica

Il CB Johnthan Banks.
Alla fine, si spera che saranno in campo entrambi per la partita contro i Baltimore Ravnes, ma sia il CB Johnthan Banks che il WR Vincent Jackson sono da ritenersi "questionable" a causa di problemi al collo (Banks) e ad una costola (Jackson).
 
Il CB Banks ci ha quasi scherzato sopra, circa il suo guaio fisico, rispondendo così a chi gli chiedeva se avrebbe recuperato in tempo per domenica:
“I expect to go Sunday. I played with MRSA last year.”
In effetti lo scorso anno Banks giocò nonostante la nota infezione che lo aveva colpito direttamente e che aveva portato lo scompiglio, se non il panico, nell'intero spogliatoio dei Bucs e dunque sebbene il problema al collo non sia da sottovalutare, è probabile che il giocatore possa comunque farcela a scendere in campo.

Così come dovrebbe farcela Jackson, che da inizio stagione deve fare i conti con acciacchi di vario tipo ma che anche domenica scorsa New Orleans è stato tra i migliori in campo, con 8 ricezioni per 144 yards. Da segnalare che anche il centro Dietrich-Smith è listato come "questionable" a causa di un attacco influenzale, ma coach Lovie Smith si è detto fiducioso circa la possibilità di un suo recupero per domenica.

Il LB Mason Foster, che si è allenato regolarmente nel corso della settimana, dovrebbe rientrare, mentre sono state ufficializzate le assenze di Dashon Goldson e del LB Casillas, a cui si aggiungerà quella di Josh McCown che anche domenica probabilmente svolgerà sulla sideline le mansioni di QB coach a supporto di Glennon, con Marcus Arroyo ormai pienamente calatosi nei panni di OC.

Confortanti notizie riguardano il WR rookie Mike Evans, che forse non vedremo in campo domenica ma che sta pienamente recuperando dall'infortunio rimediato a Pittsburgh e che dovrebbe quindi rientrare per il prossimo match, quello contro Minnesota in programma il 26 ottobre. Anche il DE Larry English è in miglioramento, e anche per lui dunque si avvicina il rientro in squadra che, come per Evans, avverrà probabilmente per la partita con i Vikings di fine ottobre.

Infine, da segnalare che anche una nostra vecchia conoscenza attualmente in forza ai Ravnes, l’offensive lineman Jeremy Zuttah, sarà quasi certamente della partita essendosi ripreso quasi del tutto da alcuni problemi fisici alla caviglia.

giovedì 9 ottobre 2014

Mike Glennon versione 2.0, una piacevole sorpresa

Il QB Mike Glennon.
Il quarterback, si sa, è il giocatore più importante in una squadra di football, quello da cui dipendono in larga parte le fortune (o le sfortune) di un team, ed in grado – nel migliore dei casi – di dare ai propri colori uno spessore del tutto diverso...

Ad esempio, se a New Orleans al posto di Drew Brees ci fosse Geno Smith o a San Francisco l'attacco fosse guidato da E.J. Manuel anziché da Colin Kaepernick, Saints e '49ers non sarebbero certo ritenuti due top team e anzi difficilmente potrebbero coltivare ambizioni di postseason...

E quale è oggi, in casa Bucs, la situazione a livello di QB?

Citando un vecchio proverbio ("non tutti i mali vengono per nuocere"), si potrebbe dire che l'infortunio al dito che ha messo fuori gioco Josh McCown ha regalato una occasione importante al secondo anno Mike Glennon, e il simpatico giraffone da NC State sembra intenzionato a sfruttare nel migliore dei modi questa importante opportunità.

Glennon ha sinora disputato due partite e mezza, ma tralascerei lo spezzone giocato in quel di Atlanta in cui ha messo piede in campo a partita già ampiamente strapersa e mi soffermerei sugli incontri di Pittsburgh e New Orleans.

Ciò che più ha colpito, in questi due match, è stato l'atteggiamento del ragazzo, diverso da quello visto per 13 partite nel corso della sua stagione da rookie. Se lo scorso anno Glennon sembrava piuttosto statico, non dico un 'gatto di marmo' alla Byron Leftwich ma quasi, e se nella tasca sembrava spesso non a suo agio e ansioso di liberarsi del pallone il prima possibile, quasi terrorizzato dall'arrivo dei defensive linemen avversari, il giocatore visto contro Steelers e Saints sembra migliorato davvero parecchio proprio in quelli che erano i suoi difetti più evidenti.

Il Mike Glennon 2.0 non si butta a terra autoinfliggendosi un sack, impaurito dall'arrivo dell'avversario come più di una volta era accaduto nel 2013, ma si muove con una discreta agilità, cerca il compagno libero sino all'ultimo secondo utile, e non sembra più in preda al terrore, anche se il DE avversario gli fa sentire tutto il fiato sul collo e gli mette le mani addosso.

Chiaramente queste impressioni si limitano solo a due partite, e si spera che anche nelle prossime gare la scelta n.73 overall del draft 2013 prosegua su questa strada. Non so se il merito sia solo del giocatore, di Lovie Smith, dell'OC Tedford o del QB coach Arroyo, fatto sta che il ragazzino timoroso sembra adesso scendere in campo in maniera più sicura, e comunque senza far rimpiangere minimamente il titolare, l'incerto McCown che ha malamente guidato l'attacco nei primi tre tracolli stagionali.

Il braccio di Glennon è molto interessante, la notevole altezza gli permette di avere un'ottima visione e di non venire 'impallato' dagli uomini di linea, e se davvero continueranno a registrarsi miglioramenti dal punto di vista della mobilità e della capacità di 'tenere' nella tasca senza farsi prendere dal panico, i Bucs potrebbero anche fare a meno di pensare a scegliere un QB, nel prossimo draft.

Poi, che sul ragazzo ci sia da lavorare ancora tantissimo è fuori discussione, basti pensare alla goffa azione in cui, domenica scorsa a New Orleans, Glennon stava per regalare un quasi sicuro TD a un uomo di linea dei Saints, nel maldestro tentativo di liberarsi del pallone per evitare un sack (alla Josh McCown, per capirci).

Però il materiale su cui lavorare, sebbene ancora grezzo, non sembra poi così male, e se Arrroyo/Tedford continueranno a lavoraci sopra, chissà che alla fine non si debba dare atto a Greg Schiano di avere almeno combinato una cosa buona nei suoi due anni di permanenza a Tampa, e cioè avere draftato (inaspettatamente) al terzo giro un QB lungagnone e gracilino, su cui quasi nessuno degli altri addetti ai lavori era disposto a scommettere un cent...

mercoledì 8 ottobre 2014

Mason Foster sulla via del pieno recupero

Il LB Mason Foster.
Mason Foster è un giocatore importante in questi Tampa Bay Buccaneers edizione 2014, e l'assenza del MLB titolare si è fatta sentire (e non poco), nelle partite che il quarto anno da Washington ha dovuto saltare per l'infortunio rimediato alla spalla nella seconda partita stagionale, la sconfitta interna contro i St. Louis Rams.

Dopo avere dunque saltato le tre trasferte consecutive di Atlanta, Pittsburgh e New Orleans, in cui il LB #59 è stato sostituito (alla meno peggio, diciamo così...) da Dane Fletcher, sembra ora concreta la possibilità di rivedere Foster in campo nella partita di domenica prossima, il match casalingo contro i Baltimore Ravens.

Oggi il giocatore si è allenato insieme ai compagni indossando i "pads" e con l'autorizzazione da parte dello staff medico ad allenarsi al 100%, contatti fisici compresi.

Chiaramente tutto dipenderà da come la spalla infortunata reagirà alle fatiche (e alle botte) sostenute da Foster negli allenamenti che il ragazzo svolgerà da oggi a domenica, e comunque sia le laconiche quanto eloquenti parole del giocatore in merito alla sua condizione di salute tengono accesa la speranza di un suo effettivo recupero.
"It feels good,'' Foster said. "We'll see how it goes.''

Difficile invece la possibilità di rivedere a brevissimo termine sul terreno di gioco Dashon Goldson, l'altro infortunato illustre anch'egli assente domenica scorsa a New Orleans. La sua caviglia sta migliorando, ma considerato che dopo la partita contro i Ravens i Bucs avranno la settimana di "bye", sembra più ragionevole ipotizzare il rientro della ex safety dei '49ers proprio per la partita del 26 ottobre contro i Minnesota Vikings, nella quale tra l'altro potrebbe ritornare a disposizione di coach Lovie Smith anche il WR rookie Mike Evans.

lunedì 6 ottobre 2014

Difesa e gioco sulle corse, urgono miglioramenti

L'acrobatica capriola in endzone del LB Lansanah.
La sconfitta di New Orleans, maturata in overtime dopo che nel quarto periodo di gioco i Bucs si erano portati avanti di 11 punti e sembravano in pieno controllo del match, brucia e fa male anche adesso, quando sono ormai trascorse parecchie ore dal termine dell'incontro...

Sono tante le possibili chiavi di lettura del come e perché Tampa Bay abbia letteralmente buttato via una vittoria che aveva quasi in tasca, cerchiamo di capire le ragioni per cui alla fine siamo dovuti uscire dal Superdome a testa bassa, anziché con la W n.2 stagionale.

Una premessa, però, è doverosa: al di là di tutto, ieri siamo stati "uccisi" dalle penalità (15 per 113 yards) che abbiamo commesso in ogni fase di gioco (attacco, difesa, ST) e con qualsiasi tipo di giocatore, dal rookie acerbo (ASJ) ai veterani di mille battaglie (Collins e Mankins). Chiarito dunque che senza una maggiore concentrazione e un gioco meno falloso si perderà sempre e comunque, e contro qualsiasi avversario (davvero inammissibile regalare oltre 100 yards ai Saints!) analizziamo nel dettaglio perché adesso ci troviamo con un record di 1-4 invece che 2-3.

Difesa: a mio avviso, è la "D" il reparto che ieri non ha tenuto nel momento decisivo, concedendo troppe yards nel quarto periodo e in overtime. E' vero che stiamo giocando senza due titolari importanti (Mason Foster e Dashon Goldson, non due mestieranti qualsiasi) e che lo stesso McCoy è costretto a scendere in campo con una mano rotta, però vedere tutte quelle yards guadagnate con estrema facilità dai RB di New Orleans Saints, sia con corse dirette che imbeccati da passaggi corti di Brees trasformati puntualmente in guadagni enormi, faceva presagire quello che poi è stato l'esito del match: vittoria a New Orleans...

Non sto dicendo che la D abbia giocato malissimo o che la sconfitta sia esclusivamente colpa di questo reparto; non sono ad esempio mancate le buone giocate, vedi i tre intercetti a Brees, (anche se su un paio il QB dei Saints ci ha comunque messo parecchio del suo) e complessivamente mi sembra siano stati fatti dei passi in avanti rispetto alle terrificanti prestazioni difensive di inizio stagione.

La linea però deve portare maggiore pressione sul QB, ieri Brees ha davvero avuto troppo tempo a disposizione per selezionare il bersaglio meglio piazzato e questo non ce lo possiamo permettere contro un fuoriclasse del calibro del quarterback dei Saints, uno a cui basta mezzo secondo per trovare i suoi ricevitori, figuriamoci se di tempo gliene lasciamo almeno il quadruplo.

Difesa da migliorare dunque, un po' in tutti i reparti dalla linea alla secondaria passando per i LB, ribadendo che Dashon Goldson e soprattutto Mason Foster è meglio averli sul terreno di gioco piuttosto che sulla sideline.

Per quel che riguarda l'attacco, Glennon ieri non mi è dispiaciuto, anche se nel finale è entrato anche lui in confusione e prima della safety ha rischiato davvero moltissimo con un passaggio lanciato un po' a casaccio per evitare un sack che per pura fortuna non si è trasformato in un intercetto ritornato in endzone da un uomo di linea dei Saints.

Ma è stato proprio Glennon l'artefice principale della bella fase centrale dei Bucs, che da una situazione di 0-13 hanno messo in piedi un'ottima serie di drive, tali da portare Tampa Bay fin sul +11. Ottima la connection con Vincent Jackson e bene anche Murphy e Herron, trovati da Glennon in endzone per i TD che sembrava potessero spianare la strada per la W.

Glennon e ricevitori stanno dunque fornendo confortanti segni di crescita (in attesa del rientro di Mike Evans e che ASJ esaurisca le ingenuità tipiche dei rookie...), e va sottolineato come anche la linea offensiva stia migliorando e sia adesso in grado di offrire al QB una protezione decisamente migliore rispetto solo a poche settimane fa. 

C'è invece da migliorare e molto il gioco sulle corse, che dovrebbe un po' essere il marchio di fabbrica di Lovie Smith e che invece anche ieri è stato improduttivo e quasi mai in grado di mettere a segno giocate importanti.

Martin e Rainey hanno messo insieme, complessivamente, 66 yards in 20 portate, insufficienti per togliere pressione dalle spalle di Glennon e dunque costretto a forzare, dato che il gioco su corsa si limitava nel migliore dei casi a evitare perdite di terreno. Tutta colpa dei RB? Direi di no, se le corse non funzionano bisogna anche valutare con attenzione il lavoro svolto dalla OL per aprire i varchi necessari ai portatori di palla. Non a caso, una delle poche corse brillanti della serata è stata realizzata da Doug Martin correndo alle spalle di un blocco perfetto di Logan Mankins, segno evidente che non sono solo i RB a dover elevare il proprio rendimento, ma anche alla linea deve essere richiesta maggiore applicazione e intensità, quando il gioco chiamato è una corsa del #22 o del #43....

Tra le piacevoli sorprese di ieri segnalerei anche il notevole FG dalle 55 yards messo tra i pali da Patrick Murray. Anche a Pittsburgh il nuovo kicker dei Bucs era andato a segno dalle 50 yards, ma se all'Heinz Field una buona dose di fortuna aveva aiutato il sostituto di Barth, ieri Murray è stato perfetto da una distanza decisamente non semplice. Bene così, con un attacco non proprio esplosivo poter contare su un kicker preciso e affidabile è di assoluta importanza, e speriamo che questi due bersagli messi a segno da distanze ragguardevoli diano fiducia a un giocatore giovane e inesperto come Murray.

La sconfitta con i Saints brucia, si diceva all'inizio, ma va dato atto a coach Lovie Smith di avere comunque rimesso in sesto – in breve tempo – una situazione che dopo le brutte confitte con Carolina e St. Louis ed il tracollo di Atlanta sembrava ai limiti del disperato.

Abbiamo vinto a Pittsburgh e rischiato di espugnare anche New Orleans; direi che si può essere moderatamente ottimisti in vista dei prossimi impegni e se la buona sorte ci darà una mano (magari svuotando un po' una infermeria sempre troppo affollata), chissà che da qui a fine stagione non ci si riesca a togliere qualche altra bella soddisfazione.

Ad esempio, perché no, cercando di mettere a segno un altro "colpo a sorpresa" proprio domenica prossima, quando al RJS arriverà un avversario – i Baltimore Ravens – che sulla carta è nettamente favorito; chissà che invece poi, dal campo, non venga fuori una piacevole e inaspettata sorpresa...

domenica 5 ottobre 2014

Che grande occasione sprecata...

Il WR Vincent Jackson.
Che grande occasione sprecata, da parte dei Tampa Bay Buccaneers...  contro un avversario lontano parente di quello dei giorni migliori (anche se a parziale giustificazione della opaca prestazione dei Saints va sottolineata la perdita del TE Jimmy Graham nelle fasi iniziali del match), i Bucs hanno fatto di tutto per non vincere la partita... e alla fine ci sono riusciti! 

Addirittura 15 le penalità commesse da Tampa Bay per complessive 113 yards, tra cui anche una cruciale nel corso dell'overtime. Contro un avversario come New Orleans simili regali si pagano a prezzo altissimo, e in quelle 15 penalità c'è tutta la differenza tra la W e la L.

Bucs fallosi dunque, ma anche imprecisi e pasticcioni nei momenti decisivi, incapaci di difendere un vantaggio di ben 11 punti a quarto periodo inoltrato e alla fine giustamente puniti da un Drew Brees che avrà anche giocato una partita sottotono ma che anche stasera si è confermato più pericoloso di un serpente a sonagli. 

Sembrava fatta, quando il rookie Robert Herron riceveva in endzone il pallone che portava Tampa Bay avanti sul 31-20, e invece no: da quel punto in  avanti i Bucs sono letteralmente usciti dal match. Una difesa fallosa e incapace di limitare i Saints soprattutto sui giochi di corsa e sui passaggi corti che ogni volta venivano trasformati in guadagni lunghissimi, e un attacco anch'esso autore di troppe penalità e che perdeva il ritmo senza più ritrovarlo, spostavano in maniera decisiva l'equilibrio del match tutto a favore della squadra di casa.   

E anche nell'overtime la difesa dei Bucs prima commetteva una penalità sanguinosa su un terzo down non convertito dai Saints e poi lasciava libere le praterie ai RB di New Orleans, con Kihry Robinson che correndo per 18 yards andava in tutta tranquillità a siglare il TD della  vittoria.

Ma c'è qualcosa che ha funzionato stasera in casa Bucs? Evidentemente sì, altrimenti la squadra di Lovie Smith non sarebbe arrivata ad un soffio dalla vittoria, anche se dopo una sconfitta bruciante come quella di stasera è difficile trovare qualcosa di positivo... Mike Glennon ha disputato complessivamente una partita più che sufficiente, ed è stato in buona parte merito suo se a un certo punto i Bucs sembravano aver preso il comando della gara. Dopo un brutto primo quarto il Giraffone è salito in cattedra servendo con continuità i suoi ricevitori, e trovando l'endzone per ben due volte.

Poi anche Glennon è entrato in confusione in quel maledetto ultimo quarto, quando i Bucs hanno sbagliato tutto lo sbagliabile, permettendo a una New Orleans che forse ormai ci credeva anche poco di rientrare alla grande in partita.   

Salverei anche la linea offensiva per quel che riguarda la protezione offerta al QB, migliorata moltissimo rispetto alle prime partite stagionali. Ma una OL deve anche aprire varchi per i RB, e stasera sia Martin che Rainey si sono quasi sempre schiantati contro il muro dei Saints dopo una o due yards, e qui iniziamo a parlare di quello che stasera non ha funzionato...

Gioco su corse: davvero negative le complessive 66 yards in 20 tentativi guadagnate dal tandem Martin-Rainey e migliorare il running game dovrà essere una priorità per Lovie Smith, il cui gioco offensivo si è sempre basato moltissimo proprio sulle corse.  

Difesa: tanta buon a volontà, ma risultati insufficienti, e a parte qualche singolo che si è messo comunque in evidenza con buone giocate (il solito Lavonte David, un Mark Barron più brillante del solito), in generale il reparto difensivo non mi è parso all'altezza della situazione, non solo per le mille penalità commesse ma anche per non essere riuscito, ad esempio, a limitare il gioco di corsa dei Saints (non proprio il punto di forza di New Orleans) nè a trovare il modo di fermare quei tanti passaggi ai RB da parte di Brees, che ci hanno letteralmente massacrato. 

E' vero che Brees è stato intercettato per ben tre volte, ma se nel corso di tutto il match la pressione della linea difensiva non è costante (nessun sack stasera da parte di McCoy e soci) e ad un fuoriclasse come Drew Brees vengono lasciati i  secondi necessari per trovare il ricevitore più libero, l'esito finale del match non potrà che essere quello di stasera...

Che altro dire, lascia davvero l'amaro in bocca questa sconfitta, proprio perché a un certo punto tutto sembrava girare a favore dei Bucs e sarebbe bastato poco (qualche penalità in meno, un po' di attenzione in più) per espugnare anche il Mercedes-Benz Superdome, a sette giorni dall'impresa di Pittsburgh. 

Niente di tutto questo, si torna con in piedi per terra, e speriamo di recuperare per domenica prossima alcuni giocatori importanti al momento KO (Dashon Goldson e soprattutto Mason Foster sarebbero stati proprio utili questa sera, così come Mike Evans), auguriamoci che il gioco su corsa faccia registrare qualche miglioramento, che la difesa esegua al meglio quello per cui viene messa in campo (e cioè difendere, non regalare yards agli avversari tra giocate sbagliate e penalità commesse), e magari anche che un giocatore di talento come ASJ esaurisca presto le ingenuità "classiche" del rookie (passaggi droppati, penalità sciocche)... e comunque sia, prepariamoci ad un'altra battaglia; domenica prossima arrivano al RJS i Baltimore Ravens, squadra tosta e molto, molto difficile da affrontare: sveglia, ragazzi!