lunedì 12 dicembre 2011

La disfatta

Nel disastroso massacro di Jacksonville mi pare si possano ritrovare un po' tutti gli elementi che hanno caratterizzato questa orribile stagione dei Bucs. Penalità, errori stupidi, fumble, intercetti, occasioni sprecate, l'impressione di potercela fare che – nel corso del match – si tramuta invece nella rara capacità di rivitalizzare avversari dati per morti... insomma, anche ieri sempre la solita storia.

Al peggio, evidentemente, non c'è mai fine. Sembrava impossibile riuscire ad andare oltre a quanto visto nelle imbarazzanti prestazioni casalinghe contro Houston e Carolina e invece i ragazzi di Morris sono riusciti a superarsi, arricchendo quel film dell'orrore che è la stagione 2011 di un ennesimo capitolo.

E dire che ieri le cose, nel primo quarto, sembravano mettersi per il verso giusto. Trovando – prima volta quest'anno – il TD nel primo possesso, limitando bene Jones-Drew e annullando Gabbert, e poi trovando il TD del 14-0 con uno scramble di Freeman...e invece, come non detto. E' bastato un quarto - il secondo - a Jacksonville per segnare 28 punti e chiudere la partita. Nel secondo tempo, altri due TD per i Jaguars e Bucs non pervenuti; solamente errori su errori, penalità, palle perse oltre ad una mancanza di concentrazione, un pressapochismo ed un atteggiamento di sufficienza davvero irritanti.

Con Raheem Morris che se ne stava lì sulla sideline, in evidente stato di shock, braccia conserte e sguardo perso nel nulla, capace solo di comunicare tensione e nervosismo alla truppa, alla quale ormai da tempo – quella di ieri è stata solo l'ennesima conferma – l'attuale head coach non riesce a trasmettere più nulla. Né cattiveria, né capacità di reazione, ed è davvero uno spettacolo triste vedere questo ragazzo di 35 anni che ormai non ha più la minima idea di che cosa inventarsi per uscire da queste sabbie mobili, alle prese con qualcosa – la gestione di un team professionistico di football – che è evidentemente al di sopra delle sue capacità.

Reagisse, almeno, prendesse a calci qualcuno o qualcosa, si levasse quelle inutili cuffie dalle orecchie e le gettasse a terra con rabbia.... forse non servirebbe a nulla, ma almeno darebbe un segno di vita e potrebbe dare se non altro una minima scossa ad una truppa che, senza nessuno che la guidi, è ormai allo sbando.

Così come nel calcio nostrano è segno di esonero imminente, quando i giocatori dopo un gol vanno ad abbracciare l'allenatore la cui panchina traballa, così le parole pro-Morris spese la scorsa settimana dai vari Price, Hayward, Miller, Briscoe & co. appaiono oggi più che mai come un epitaffio... infatti, se nonostante l'appoggio incondizionato (a chiacchiere) da parte della squadra, i risultati sono questi, beh, è evidente che c'è qualcosa, di molto grave, che non funziona proprio a livello di coaching staff e che urgono soluzioni drastiche.

Fermo restando che - acclarate le gravi colpe di Morris - coloro che scendono in campo, dopo questa ennesima disastrosa prestazione, farebbero bene a vergognarsi (tutti quanti, nessuno escluso) e anche molto per come, da mesi a questa parte, stanno "calpestando" la maglia che indossano. L'esperimento Morris – coach giovane, amico dei giocatori, quasi un fratello maggiore più che un Capo – è dunque ufficialmente fallito. Si torni all'Head Coach modello sergente di ferro/domatore di leoni, con frusta incorporata. Questi pagliacci che da mesi stanno disonorando i nostri colori direi che non meritano altro.

Ora la parola passa ai Glazer, poiché dubito che Morris decida di dimettersi, anche se questa sarebbe la scelta giusta da parte sua; forse, così facendo, Morris riuscirebbe davvero – per una volta! - a scuotere dal torpore in cui è caduta una squadra che ormai aspetta serenamente la domenica in attesa di sacrificarsi all'avversario di turno, senza nemmeno opporre troppa resistenza... Sul fatto che Morris non sia più ripresentabile, credo che nemmeno la Proprietà possa avere dubbi, al di là di quale sarà l'entità delle prossime tre (inevitabili) sconfitte nelle restanti partite di campionato.

Occorre cambiare molto – direi quasi tutto – a livello di coaching staff, intervenire seriamente nella free agency (magari portando a Tampa qualcosina di più che non un punter...), e operare bene nel prossimo draft, puntando alla ricostruzione di quei due reparti (CB e LB) che più di ogni altro necessitano di forze fresche e talento. Anche perché, cara famiglia Glazer, se non dovessero bastare dieci sconfitte consecutive per cambiare finalmente qualcosa... allora quando?!

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