domenica 4 agosto 2013

Warren Sapp, un Bucaniere nella HoF!


Warren Sapp "svela" il suo busto insieme alla figlia
Si è svolta nella giornata di ieri la tradizionale cerimonia che prevede, ogni anno, l'inserimento di alcune tra le più grandi leggende del football nella Hall of Fame di Canton (Ohio).

I Tampa Bay Buccaneers non hanno una rappresentanza numerosa, all'interno della HoF. Sino a ieri, c'era solo Lee Roy Selmon a  rappresentare i Bucs, ma adesso al grande #63 si è aggiunta un'altra nostra vecchia conoscenza: Warren Sapp!

Credo che tutti coloro che amano i Bucs sappiano - o dovrebbero sapere! - che cosa ha rappresentato questo giocatore per la nostra squadra. Sapp fu parte integrante di quel nucleo di fuoriclasse (insieme a lui, voglio citare Derrick Brooks, John Lynch, Ronde Barber, Mike Alstott) che consentirono a Tampa Bay di realizzare un "turnaround" che portò in pochi anni i Bucs da squadra barzelletta della Lega (quando Sapp venne draftato, Tampa Bay aveva una striscia aperta di oltre un decennio di stagioni consecutive con più di dieci sconfitte!) a team dominante dell'NFL, facendo dei Bucs una presenza quasi fissa ai playoff... il tutto, culminato con l'indimenticabile notte di San Diego, quel 26 gennaio 2003 in cui Tampa Bay, superando Oakland nel Super Bowl n.37, portò in Florida il primo e sino da ora unico Vince Lombardi Trophy della sua storia.

Non sono mancati i momenti di commozione per Sapp, durante il discorso che ogni membro della Hall of Fame è tenuto a svolgere nel corso della cerimonia. Warren ha ricordato i momenti difficili della sua infanzia, trascorsa in una baracca di Plymouth, sobborgo di Orlando, mantenuto a fatica insieme ai suoi numerosi fratelli e sorelle da una madre single, che l'ex DT #99 ha espressamente ringraziato nel suo discorso, con la voce incrinata dalle lacrime:
“I never played this game to get in the Hall of Fame,” Sapp said. “I played this game to retire my mother because my mother worked to the bone and I wasn’t going to allow her or myself to be in that position again.''

A introdurre Sapp sul palco è stata la figlia 15enne Mercedes, che ha così presentato il suo illustre genitore:
“My dad is way more to me than a dad. He’s a best friend, a motivator, an inspiration.”

Sapp ha poi voluto ringraziare le persone che maggiormente gli hanno consentito, ieri, di entrare tra gli immortali della Hall of Fame. Come ad esempio la famiglia Glazer, i quali appena diventati proprietari dei Bucs scelsero nel loro primo draft Derrick Brooks e Warren Sapp, nonostante i molti dubbi che aleggiassero su quest'ultimo, ritenuto sì un potenziale fuoriclasse ma anche un elemento problematico, essendo risultato - proprio alla vigilia del draft - positivo a test che evidenziavano l'uso di sostanze stupefacenti...

E invece, mai decisione si rivelò più azzeccata. Warren Sapp confermò sul campo di essere  un campione dalla classe infinita e fuori dal terreno di gioco dimostrò di non avere quella "testa calda" che aveva spinto tante squadra a bypassarlo al momento del draft...

Anche per chi non avesse mai avuto la fortuna di vederlo giocare, bastano alcune cifre per capire come questo giocatore abbia rappresentato per una decade il top assoluto, nel ruolo di Defensive Tackle: 
membro della All-Decade team per il periodo dal 1990 al 2000; Defensive Player of the Year nel 1999; vincitore del Super Bowl n.37; sette partecipazioni al Pro Bowl; e poi i  96 e 1/2 sacks registrai in carriera, che lo pongono al secondo posto assoluto tra i defensive tackle.

Tornando al discorso di Sapp, da segnalare anche il ringraziamento a Tony Dungy, il coach che ricoprì un ruolo fondamentale nella trasformazione dei Bucs in team vincente e nel fare di Sapp un fuoriclasse assoluto:
“I played for a lot of coaches in my day,” Sapp said. “When I got to the Tampa Bay Bucs in 1995, it was 11 straight double digit losing seasons. If you don’t know what that means, its 10 losses or more. It was a lot of losing and lot of bad times. But a young man walked in the door and he showed us structure and a path and a vision how to get it done day in and day out.”

Inevitabili poi i rignraziamenti per coach Jon Gruden, l'allenatore strappato a peso d'oro ai Raiders che nella stagione 2002 condusse i Bucs sul tetto del mondo, sconfiggendo in finale proprio Oakland:
“Jon Gruden, they sent two draft picks and $8 million (to the Raiders),” he said. “I had to walk into this man’s office every day and see what this man was, and he was something special. Boy, it was so fun to watch that offense get yelled at like we got yelled at on defense.”

Infine, Sapp ha voluto ricordare le parole della nonna, Rosie Lykes, che lo esortava a non dimenticare mai quali fossero le proprie origini, da cui tutto aveva avuto inizio:
“She said, 'Boy, don’t ever forget where you come from and I stand before you today, one humble, proud country boy from Plymouth, Florida. That’s right. The dirt. That dirt road was something rough, but sure turned it into something special.”

Warren Sapp.... personalmente ho avuto la fortuna di ammirarne le gesta sin dal suo esordio in NFL, ai tempi in cui i Bucs vestivano ancora in white and orange, sebbene all'epoca fosse una vera impresa procurarsi notizie, immagini e filmati relativamente al mondo NFL... dopo la prima stagione da rookie - il coach era Sam Whyche - di assestamento e con parecchi alti e bassi nel rendimento, ricordo che fu il 1996 (la prima stagione di coach Dungy e l'ultima con Bucco Bruce sul casco) l'anno in cui un po' tutti si resero conto che questo giocatore avrebbe scritto pagine molto importanti non sono nella storia dei Bucs ma in quella dell'NFL... e poi, voglio citare l'indimenticabile partita contro i San Francisco 49ers, nell'opener del 1997 (la prima gara con le nuove uniformi) in cui proprio Warren Sapp fu in grado da solo o quasi di demolire (anche fisicamente...) il team all'epoca più forte dell'NFL, i 49ers di Steve Young e Jerry Rice. Per chi avesse bisogno di una rinfrescata alla memoria, ecco il video con una breve sintesi di quello splendido match....buona visione! 

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