lunedì 5 dicembre 2016

La "svolta" dei Bucs: difesa, Winston e spirito di gruppo


E' cambiato davvero tutto, nel breve arco temporale di un mese, in casa Bucs.

Il 3 novembre, dopo il tracollo casalingo con gli Atlanta Falcons che nel Thursday Night avevano "passeggiato" al RJS imponendosi per 43-28, i Bucs si trovavano con un record di 3-5, ed il bilancio della prima metà della stagione non poteva che essere largamente negativo.

Malissimo la difesa, inefficaci gli special team, più ombre che luci per l'attacco, con un Winston efficace solo a tratti e poi quella marea di infortuni che sembrava dovesse mettere in maniera definitiva la parola "FINE" alla stagione 2016 dei Bucs, nonostante da giocare ci fossero ancora altre 8 partite, l'intera seconda metà di stagione.

Poi, all'improvviso, si è accesa la luce.

I Bucs hanno "imparato" a vincere, e da un mese esatto si registrano solo W per Tampa Bay: 4 vittorie consecutive, di cui una sola ottenuta contro un avversario che potremmo definire "abbordabile" (Chicago); gli altri team superati dai ragazzi di Koetter sono infatti più che dignitosi (San Diego) se non ottime squadre candidate ad arrivare sino in fondo nella corsa al Vince Lombardi Trophy (Kansas City e Seattle).

Dunque, non può parlarsi di "caso" o di semplice "botta di fortuna", per spiegare il "turnaround" che ha piacevolmente caratterizzato queste ultime domeniche. Ecco quali sono a mio avviso, in sintesi, alcune delle principali ragioni che in un mese hanno trasformato i Bucs da "team barzelletta" a "squadra rivelazione" di questa stagione 2016.

LA DIFESA
Nella prima parte di stagione i Bucs incassavano 30 punti a partita da chiunque, e la difesa appariva più friabile del burro: la linea non pressava il QB, la secondaria concedeva infinite praterie ai WR avversari, e di "big plays" (fumble, intercetti) neanche a parlarne. Insomma, un disastro...

Ebbene, non so come abbia fatto il DC Mike Smith a capovolgere questa situazione a dir poco deifcitaria, ma le cifre di seguito elencate, tratte da NFL.com, spiegano meglio di ogni parola la metamorfosi di questo reparto:

Bucs "D" since Week 10:
- Points per game allowed: 13.3 (rank 1st)
- Takeaways: 11 (rank 1st)
- Passer rating allowed: 67.3 (rank 1st)
- Third-down percent: 28.9 (rank 2nd)
- Sacks: 12 (rank 5th)
- Yards per game allowed: 300.3 (rank 5th)

Sono numeri quasi "incredibili", statistiche che rimandano direttamente ai tempi di Derrick Brooks e Warren Sapp, e che spiegano in maniera eloquente perché Tampa Bay ha inizato a vincere: perché quando la difesa gioca in questo modo, mettendo pressione sul QB avversario (che bella sorpresa, Noah Spence!), realizzando big plays in serie (ad esempio il decisivo INT+TD messo a segno a San Diego da Lavonte David in un momento non facile della partita per i Bucs) e mantenendo concentrazione estrema per tutti i 60 minuti, beh, diventa tutto quanto davvero molto più facile, come del resto insegna la storia dei Bucs, che su una difesa dominante e insuperabile hanno costruito i trionfi di una quindicina di anni fa.

Bentornata, "D"!

JAMEIS WINSTON
Credo che il nostro QB sia un'altra delle chiavi della "rinascita" dei Bucs. A soli 23 anni, questo ragazzo è già leader incontrastato dello spogliatoio, tiene in pugno la squadra come neanche il più scafato dei veterani, e - soprattutto! - ha anche ampie dosi di talento e classe. E se è vero che ancora commette parecchi errori e forzature evitabili, sottolineerei come nei momenti decisivi abbia sangue freddo da vendere, trovando molto spesso il WR libero a cui recapitare quel pallone che significa chiusura del terzo down se non TD.

E poi,  ma non doveva essere una testa calda in grado solo di creare problemi fuori dal campo nonché dalla discutibile etica lavorativa, Jameis Winston? Non voglio "santificarlo", ma mi risulta che il ragazzo sia il primo ad arrivare a One Buc Place e l'ultimo a lasciare i campo di allenamento, cercando di migliorarsi in maniera quasi maniacale anche nei più piccoli dettagli. 

La sua abilità nell'evitare placcaggi quando sembra che i D-linemen avversari gli siano già addosso e la sua capacità nel trovare (in particolare, come si diceva, nei momenti cruciali del match) i ricevitori liberi anche quando - come ieri - si chiamano Shepard e Martino (non proprio dei Probowler...), sono qualità preziosissime in un QB. chissà che finalmente non lo abbiamo trovato davvero, quel Franchise QB che a Tampa mancava dai tempi di Doug Williams.

SPIRITO DI GRUPPO
Per vincere partite in rimonta come è accaduto ieri, o contro avversari molto più quotati come Kansas City e Seattle, occorre anche un ingrediente che non è misurabile da nessuna voce statistica: potete chiamarlo "cuore", o "spirito di gruppo", oppure "unita di intenti" o se preferite "chimica di squadra", parliamo insomma di quell'elemento che in campo fa dare il 101% delle proprie capacità, anche per conquistare quella mezza yarda che alla fine può fare la differenza tra vincere o perdere la partita.

Ci aveva provato Greg Schiano a creare una "famiglia" senza però riuscirci, con i suoi metodi da sergente di ferro adatti forse al college ma non al football professionistico. Poi ci aveva provato senza successo anche un vecchio drago come Lovie Smith, forse ormai stanco e e non più capace di trasmettere ai giocatori quel "sacro fuoco" che funziona da necessario combustibile per andare a caccia della W.

A quanto pare, è stato invece capace di creare una unità di intenti e un gruppo forte e coeso il coach meno accreditato, quel Dirk Koetter che con la sua aria più da professore di college che da Head Coach di un team NFL si è liberato di giocatori talentuosi sul campo quanto teste vuote fuori dal rettangolo di gioco (ASJ), ha valorizzato "gemme nascoste" (Cameron Brate) e in questi due anni sta "sviluppando" nel migliore dei modi il giocatore più importante della squadra, Jameis Winston


Poi, sia chiaro, al di la del momento di esaltazione che si respira intorno alla squadra, i Bucs non hanno fatto ancora nulla e per coronare il sogno playoff la strada è ancora lunga: per agguantare la postseason saranno necessarie almeno altre 3 W, impresa non facile considerato che il calendario prevede una doppia sfida con i sempre insidiosi New Orleans Saints, la proibitiva (sulla carta, perché anche KC e Seattle erano match dal pronostico "chiuso") trasferta a Dallas e la chiusura contro i Carolina Panthers.

Le somme le tireremo solo alla fine della regular season, e vederemo come sarà andata a finire questa stagione 2016 che potrebbe regalare a Tampa Bay - dopo quasi dieci anni di attesa - la "terra promessa" dei playoff.

Nel frattempo, attenzione estrema rivolta esclusivamente all'avversario di turno, un match alla volta e niente "tabelle": sotto con i Saints e concentrazione rivolta al 100% a Brees e soci: perché il sogno prosegua, occorre un solo risultato contro i Saints: lo stesso delle ultime quattro partite...

1 commento:

  1. Comunque un fattore importante, caro Star, è stato il rientro di alcune pedine chiave. Parlo di Martin, ovviamente, ma anche e forse sopratutto di Ayers. Quest'ultimo ha grossi meriti sulla "trasformazione" della difesa. Come il piu blasonato Michael Bennett, anche Ayers gioca sia esterno che interno ed è in grado di vincere il duello individuale con l'OL di turno da entrambe le posizioni. Da quando è tornato Ayers, accade spesso che McCoy venga lasciato in 1 vs 1 (cosa che negli anni passati non accadeva mai) e gli effetti si vedono. Come da sempre sostengo, nasce tutto dalla trincea. Se la difesa mette pressione diventa tutto piu semplice per lb e db.
    Mike Smith ha il grande merito di aver capito che la nostra D deve overblitzare piuttosto che intasare le zone.

    Dall'altra parte del campo il ritorno di Martin ha cambiato tutto perche costringe le difese a stare oneste. Guardate i 2 match con Atlanta. In week 1 Jameis poco pressato perche dovevi difendere anche il running game. In week 8, invece, overblitz dall'edge. La sola presenza di Martin, inoltre, rende piu credibili le PA che sono parte fondamentale del nostro attacco.

    Chris

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