domenica 17 giugno 2012

Winslow, ovvero quando il silenzio è d'oro

Kellen Winslow con la maglia dei Seahawks
Lascia abbastanza interdetti leggere alcune dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da Kellen Winslow, che pochi giorni dopo il suo approdo a Seattle ha fatto alcune affermazioni di cui, onestamente, non si avvertiva il bisogno. E da cui emerge in maniera abbastanza chiara che concetti quali "etica lavorativa" e "mentalità vincente" non sono proprio i punti di forza dell'ex TE dei Bucs....

Ma andiamo a vedere cosa ha detto di preciso Winslow, anche se - leggendo le sue parole - è proprio vero che in certe occasioni il silenzio sarebbe d'oro...
"Greg Schiano came over there (and said), 'Toes on the line! Toes on the line!' Blowing the whistle. You can't laugh. You can't joke around. So I decided not to go to (organized team activities),"

Dunque, poiché nei Bucs non c'era più quel bel clima rilassato, in cui si rideva e si scherzava (tanto) e ci si allenava (poco e male) nei ritagli di tempo, con i risultati che tutti noi ben ricordiamo, Kellen non poteva rimanere più a Tampa, agli ordini di un HC che chiedeva (incredibile!) rispetto per le regole, concentrazione, e applicazione.

"They got my man (Morris) up out of there. I was loyal to him. Would take a bullet for that dude. So I had to roll, man."
Quindi, poiché gli avevano licenziato il capo clown, mica poteva rimanere ed essere così costretto a fare le cose in maniera seria e con un minimo di sacrificio alle dipendenze di un "vero" allenatore. Mi piacerebbe sapere che ne pensa l'attuale HC dei Seattle Seahawks, delle dichiarazioni del suo nuovo giocatore....che Pete Carrol non si azzardi a chiedergli di allenarsi, al suo TE!
 
"They fired the wrong dude" ha concluso il Nostro, senza poi specificare chi i Glazer avrebbero dovuto invece licenziare al posto di Morris, visto che dell'intero Coaching Staff dello scorso anno è stata fatta tabula rasa. Ma forse Winslow nemmeno se ne è accorto, visto quanto gli stavano a cuore le sorti dei Bucs.

Mah, certo che simili affermazioni sono a dir poco fuori luogo, e vedere un (presunto) campione che dichiara tra le righe che a lui interessava solamente una cosa, ossia non allenarsi (o farlo per finta) pur intascando al contempo milionate assortite, ben contento di tagliare la corda non appena a Tampa si è deciso di voltare pagina con un recente passato che ha riportato i Bucs al ruolo di "team barzelletta" della NFL, è cosa abbastanza triste.

E soprattutto, simili dichiarazioni consentono a chi le legge di farsi un'idea abbastanza precisa su quanto gliene importasse a questo giocatore delle sconfitte a ripetizione, delle prestazioni inguardabili e delle umiliazioni che lo scorso anno i Bucs rimediavano in pratica su ogni campo e contro qualsiasi avversario.

In conclusione, potrà anche capitare che coach Schiano le perderà tutte e che il suo progetto basato su sacrificio, attenzione per i dettagli e rispetto per le regole non avrà successo, ma almeno una cosa buona l'ex HC di Rutgers l'ha già fatta e di questo gliene dovremo comunque riconoscere il merito. Avere fatto una certa "pulizia", e avere reso l'aria decisamente più respirabile, dalle parti di One Buc Place.

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