lunedì 7 maggio 2012

Mark Barron, poche parole e molti placcaggi

Mark Barron, il giorno del draft
Chi è Mark Barron, la prima scelta dei Bucs (pick n.7 overall) nel recente draft? Il Tampa Bay Times traccia un profilo di questo giocatore, e il ritratto che Rick Stroud ci offre del rookie da Alabama non è certamente quello del "tipico" ragazzo appena uscito dal college, baldanzoso e un po' arrogante, anzi...

E' uno che parla poco, Mike Barron, il classico leader silenzioso che non ha bisogno di mettersi al centro dell'attenzione per essere riconosciuto come tale dal gruppo. Per due volte capitano della difesa dei Crimson Tide di Alabama, guidata da Barron al primo posto tra le difese della sua division, la nuova safety dei Bucs offre di se questa breve descrizione, poche parole ma dal contenuto abbastanza esplicito:

I am a serious guy. But, I mean, I can have fun” Barron said saturday, the second day of the Bucs' rookie minicamp. “It ain't to the point where I can't have fun. I will talk. But I ain't the type when I walk into the room where I'm going to talk to everybody”.

Cresciuto a Mobile, in Alabama, Barron iniziò a giocare a football fin da bambino, in strade e cortili, dimostrandosi il migliore, fin da ragazzino. Alla St. Paul Epischopal School il suo soprannome era "Superman"; l'allenatore di St. Paul definisce Barron come il miglior giocatore che lui abbia mai visto, in 30 anni di mestiere da allenatore.

Ad Alabama, Barron ha - come detto - guidato la difesa del suo college all'eccellenza, e i Bucs hanno deciso di scegliere questo giocatore, ottimo nel difendere sia sul gioco aereo che sulle corse, proprio per cercare di rinforzare la propria difesa, che nel 2011 era riuscita nella non facile impresa di demolire record negativi di franchigia vecchi di oltre trent'anni.

E comunque, sul campo, Barron è assai comunicativo, visto che ad Alabama era lui a chiamare i giochi della secondaria e gli allineamenti dei suoi compagni. Se poi non è un allegrone che racconta storielle nello spogliatoio, beh, credo sia un dettaglio irrilevante... l'importante è che siano i nostri avversari a ridere meno, visto che per tutti quanti era un vero spasso, lo scorso anno, affrontare la difesa dei Bucs.

Condivisibili ed emblematiche, direi, le parole che usa Rick Stroud nel suo articolo per definire Mark Barron: “Sometimes, the talent speaks for itself”.

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