I Bucs ci hanno provato, a schierare 12 uomini nell'ultima decisiva azione, e il guadagno necessario per mandare il K Murray a calciare il FG della vittoria era anche arrivato. Peccato, però, che a football si giochi in 11...
Direi che quest'ultima - fantozziana - azione giocata da Tampa Bay riassume alla perfezione l'ennesima orribile prestazione da parte della nostra squadra.
E' vero che oggi gli assenti erano veramente tanti, addirittura azzerato il reparto dei TE con ASJ, Myers e Stocker appiedati da infortuni vari, oltre ai forfait importanti del LB Lavonte David, del centro titolare Evan Dietrich-Smith e del DT Clinton McDonald.
Ma le tante assenze non c'entrano nulla con l'assoluta mancanza di disciplina che ha fatto sì che i Bucs giocassero l'azione più importante del match con un uomo in più, tanto per ritornare sull'episodio che in pratica ha deciso la partita.
A parte tutto, come hanno giocato questa sera i Buccaneers, al di là della "furbata" di schierare un uomo in più nell'azione decisiva?
Hanno giocato, a mio avviso, una partita di una pochezza davvero assoluta, contro un avversario decisamente sotto tono; ed è grave che non si siano sfruttati i tanti errori commessi da Dalton, inguardabile nel primo tempo con ben 3 intercetti lanciati ma che nei secondi 30 minuti ha messo in mostra un buon football guidando la sua squadra alla vittoria, rimontando un deficit di dieci punti.
Qualche parola sui singoli; pessima la prestazione di McCown, non solo per le cifre insufficienti (15 su 29, 190 yards, 0 TD e 1 INT), ma in realtà non ha neanche senso stare a parlare ancora di McCown: che il giocatore fosse questo lo sapevano tutti (tranne Smith), visto che parliamo di un veterano 35enne che in carriera ha sempre giocato - tranne una irrilevante manciata di partite lo scorso anno - a questi mediocri livelli. Che si pretendeva, che dopo 12 anni da semi-brocco McCown diventasse all'improvviso un semi-fenomeno?
Nel frattempo, lasciamo pure Glennon a marcire sulla sideline, sia mai che il giraffone si rivelasse un buon giocatore... meglio rimanere nel dubbio, vero Lovie? Mah, io a Smith perdono molte cose, ma questa assurda gestione del QB proprio no. In pratica quello di valutare il talento di Glennon era l'unico buon motivo per continuare a seguire con attenzione le partite dei Bucs, visto che dalla corsa ai playoff siamo tagliati fuori da fine settembre, e invece niente, continuiamo pure con McCown... facciamoci del male!
Capitolo RB: finalmente un buon primo tempo di Doug Martin, tra l'altro con una splendida corsa da oltre 20 yards vanificata da una delle solite penalità dell'attacco. In base a una logica che mi sfugge, nel secondo tempo Martin non ha quasi mai toccato palla, evidentemente coach Smith riteneva più utile testare il rookie Sims...
In quanto ai WR, pochissimi i palloni ricevibili lanciati dalle parti di Jackson e Evans, con il rookie che ci ha anche provato a fare qualche numero da circo, ma McCown stasera ha lanciato troppo male, peraltro aiutato poco dalla linea; più passavano i minuti e più facevamo fatica a contenere la D-line dei Bengals, che nelle ultime due partite non aveva messo a segno nessun sack ma che stasera - contro la OL di burro dei Bucs - ha messo a posto le statistiche.
La difesa ha cominciato bene la partita, poi - come domenica scorsa a Chicago - si è spenta la luce e nei secondi 30 minuti Dalton ha mosso agevolmente la palla senza che McCoy e compagni replicassero le belle giocate dei primi due quarti.
Si perde dunque - giustamente - una partita giocata malissimo; chi è interessato a trovare scuse e giustificazioni può aggrapparsi alle tante assenze di giocatori importanti, ma la verità purtroppo è un'altra: squadra scarsa, disciplina assente, giocatori modestissimi nei ruoli chiave, e un coaching staff che sarà anche formato da un santone della difesa (Frazier) e da un vecchio saggio che ci condurrà fuori dal tunnel (Smith) ma che - spiace proprio tanto doverlo scrivere - dopo dodici partite ci ha davvero capito pochissimo.
domenica 30 novembre 2014
venerdì 28 novembre 2014
Niente Bengals per EDS, Stocker, Myers e McDonald?
A due giorni dal difficile match con i Cincinnati Bengals, l'infermeria dei Bucs è decisamente affollata ed in particolare sono quattro i giocatori che rischiano seriamente di saltare la partita con l'attuale capolista della AFC North.
Il centro Evan Dietrich Smith, il DT Clinton McDonald e i due TE Luke Stocker e Brandon Myers non si sono mai allenati nel corso della settimana ed è molto probabile che domenica saranno costretti a dare forfait.
Soprattutto nel settore dei TE la situazione è piuttosto complicata, visto che anche il rookie Austin Seferian-Jenkins è uscito malconcio dal match di Chicago e nei giorni scorsi si è allenato in maniera limitata; non a caso ad inizio settimana i Bucs hanno firmato il TE D.J. Williams e hanno promosso dalla practice squad un altro TE, Cameron Brate.
In quanto a McDonald, se il DT titolare non riuscirà a recuperare sarà il secondo anno Akeem Spence a prenderne il posto al fianco di Gerald McCoy. In attacco invece, il ruolo di centro potrebbe essere ricoperto da Garrett Gilkey, che in questi giorni ha sostituto negli allenamenti il C titolare Dietrich-Smith.
Altri due giocatori a rischio per domenica sono Lavonte David, sempre alle prese con i problemi muscolari che gli hanno fato saltare la trasferta di sette giorni fa, e la safety Dashon Goldson, acciaccato dell'ultim'ora che non è dato sapere se riuscirà a recuperare in tempo per domenica.
A proposito della partita con Cincinnati: riusciranno i nostri eroi nell'impresa di espugnare il Raymond James Stadium? Sino ad ora nello stadio di casa i Bucs hanno rimediato solo batoste, perdendo contro Carolina, St. Louis, Baltimore, Minnesota e Atlanta, tutte squadra non propriamente "irresistibili", a parte (forse) i Ravens.
Al di là di quello che sarà l'esito del match, sarebbe importante vedere un squadra concentrata e "presente" sul terreno di gioco per tutti i 60 minuti, non solo per i primi due quarti come è accaduto domenica scorsa a Chicago. Purtroppo, da un po' troppi anni a questa parte siamo costretti ad aspettare l'impegno domenicale di Tampa Bay sperando di perdere in maniera dignitosa, anziché di riuscire a strappare una W... e altro non possiamo fare che augurarci che Lovie Smith abbia ben presente la strada per condurre i Bucs fuori dal quasi decennale tunnel in cui la squadra ristagna da troppo tempo, dopo i fasti degli anni d'oro tra la fine degli anni '90 e i primi anni '00.
Ma nonostante tutto, ma proprio tutto... ora e sempre GO BUCS!
Il centro Evan Dietrich Smith, il DT Clinton McDonald e i due TE Luke Stocker e Brandon Myers non si sono mai allenati nel corso della settimana ed è molto probabile che domenica saranno costretti a dare forfait.
Soprattutto nel settore dei TE la situazione è piuttosto complicata, visto che anche il rookie Austin Seferian-Jenkins è uscito malconcio dal match di Chicago e nei giorni scorsi si è allenato in maniera limitata; non a caso ad inizio settimana i Bucs hanno firmato il TE D.J. Williams e hanno promosso dalla practice squad un altro TE, Cameron Brate.
In quanto a McDonald, se il DT titolare non riuscirà a recuperare sarà il secondo anno Akeem Spence a prenderne il posto al fianco di Gerald McCoy. In attacco invece, il ruolo di centro potrebbe essere ricoperto da Garrett Gilkey, che in questi giorni ha sostituto negli allenamenti il C titolare Dietrich-Smith.
Altri due giocatori a rischio per domenica sono Lavonte David, sempre alle prese con i problemi muscolari che gli hanno fato saltare la trasferta di sette giorni fa, e la safety Dashon Goldson, acciaccato dell'ultim'ora che non è dato sapere se riuscirà a recuperare in tempo per domenica.
A proposito della partita con Cincinnati: riusciranno i nostri eroi nell'impresa di espugnare il Raymond James Stadium? Sino ad ora nello stadio di casa i Bucs hanno rimediato solo batoste, perdendo contro Carolina, St. Louis, Baltimore, Minnesota e Atlanta, tutte squadra non propriamente "irresistibili", a parte (forse) i Ravens.
Al di là di quello che sarà l'esito del match, sarebbe importante vedere un squadra concentrata e "presente" sul terreno di gioco per tutti i 60 minuti, non solo per i primi due quarti come è accaduto domenica scorsa a Chicago. Purtroppo, da un po' troppi anni a questa parte siamo costretti ad aspettare l'impegno domenicale di Tampa Bay sperando di perdere in maniera dignitosa, anziché di riuscire a strappare una W... e altro non possiamo fare che augurarci che Lovie Smith abbia ben presente la strada per condurre i Bucs fuori dal quasi decennale tunnel in cui la squadra ristagna da troppo tempo, dopo i fasti degli anni d'oro tra la fine degli anni '90 e i primi anni '00.
Ma nonostante tutto, ma proprio tutto... ora e sempre GO BUCS!
giovedì 27 novembre 2014
Il gioco sulle corse, questo sconosciuto...
Forse anche banalizzando un po', il football
di Lovie Smith è sempre stato descritto come un gioco basato su una
difesa aggressiva in grado di forzare turnovers e su un attacco
imperniato innanzi tutto sui guadagni ottenuti sulle corse; magari un
football poco spettacolare e un po' "old school", ma sicuramente
essenziale ed efficace.
Ecco, quella che invece abbiamo visto
all'opera a Tampa in queste prime 11 partite di campionato sembra
tutto tranne che una squadra di Lovie Smith.
E in particolare, emerge l'evidente ed assoluta incapacità dei Bucs di stabilizzare il gioco sulle corse, con la conseguenza immediata di avere sempre in campo un attacco "monodimensionale", con le difese avversarie ben consapevoli del fatto che eventuali pericoli potranno arrivare solo dall'innesco di "armi" aeree, quali Evans, Jackson o Murphy.
E in particolare, emerge l'evidente ed assoluta incapacità dei Bucs di stabilizzare il gioco sulle corse, con la conseguenza immediata di avere sempre in campo un attacco "monodimensionale", con le difese avversarie ben consapevoli del fatto che eventuali pericoli potranno arrivare solo dall'innesco di "armi" aeree, quali Evans, Jackson o Murphy.
Cercando di valutare il running game di Tampa Bay, non si può prescindere dall'analizzare le prestazioni di Doug Martin, passato
da rookie fenomenale (solo due anni fa, non dieci...) a ferrovecchio
che al termine del campionato verrà quasi sicuramente svenduto a
chiunque sia disposto a offrire il solito piatto di lenticchie.
Eppure, come si diceva, il suo primo
anno in NFL era stato eccellente: utilizzato in maniera sin troppo
massiccia da Schiano, da rookie Doug Martin aveva corso per ben 319
volte, ammassando un totale di 1.454 yards e 11 TD (pù 49 ricezioni per ulteriori 472 yards e 1 TD), guadagnandosi
anche un meritato viaggio al Pro Bowl.
Poi una lunga serie di infortuni,
iniziata dopo sei partite dello scorso campionato con il KO alla
spalla e proseguita quest'anno con problemi a ginocchio e caviglia,
ha interrotto il percorso di crescita di questo interessantissimo
giocatore, ancora molto giovane ma già da molti ritenuto (quasi) a fine carriera.
In realtà, non è che gli altri due RB
attualmente alternati a Martin, e cioè Rainey e Sims, abbiano
combinato sfracelli; e la causa principale del perchè il gioco su
corsa dei Bucs sia quasi del tutto improduttivo dovrebbe forse essere
ricercata altrove, in primis in quella linea offensiva che
colpevolmente non è stata rinforzata in maniera adeguata tra free
agency e draft, e che fa una fatica tremenda ad aprire i varchi
indispensabili perché il RB di turno possa conquistare guadagni
importanti, anziché andare a schiantarsi contro il muro della D-line
avversaria subito dopo le prime due yards.
Capisco che l'orientamento da parte
dell'attuale HC sia quello di fare piazza pulita di quei giocatori
non voluti né scelti direttamente da lui (la lista sarebbe
lunghissima, dal Mike Glennon "figlio" di Schiano e dunque
emarginato a favore del McCown voluto espressamente da Smith, ai vari
Mike Williams, Mark Barron, Tim Wright, Donald Penn, Davin Joseph,
tutti tagliati o svenduti al peggior offerente); ma prima di
liberarsi di Doug Martin riterrei opportuno pensarci molto bene e, magari, cambiare idea a tenerselo in squadra anche se in realtà credo sia quasi inevitabile
che alla fine Lovie deciderà di liberarsi di uno dei pochi reduci
della vecchia guardia, per dare più spazio a Sims, il rookie da lui
stesso scelto nello scorso draft.
Al limite, nel 2015, io sacrificherei il pur ottimo rincalzo Bobby Rainey, limitando la rotazione dei RB tra Martin e Sims e con Mike James come ruota di scorta per le emergenze, ma al buon “Muscle Hamster” una possibilità la darei ancora.
Al limite, nel 2015, io sacrificherei il pur ottimo rincalzo Bobby Rainey, limitando la rotazione dei RB tra Martin e Sims e con Mike James come ruota di scorta per le emergenze, ma al buon “Muscle Hamster” una possibilità la darei ancora.
Tutto questo mi fa riflettere sul fatto
che, forse troppo spesso e forse con troppa fretta, noi "fans" (ma anche
giornalisti e addetti ai lavori), siamo i primi ad appiccicare
etichette "indelebili" (Gruden? Uno bollito che ormai a Tampa faceva l'impiegato... Schiano? Un incapace non in grado di
allenare in NFL.... Smith? Un vecchio saggio che ci tirerà comunque
fuori dal tunnel), il che rende poi difficile valutare cose e situazioni (che
non sono mai così nette ma che hanno mille sfaccettature) in maniera
distaccata ed obiettiva.
Dico questo - andando per un attimo
"fuori tema" dall'argomento RB - perché ogni tanto mi chiedo,
nell'andare a rivedere quanto fatto sin qui dalla nuova gestione
Licht-Smith (free agency, draft, trade varie, decisioni tecniche
relative alla squadra), che cosa avrebbero detto i tifosi o scritto i
giornalisti, se certe (limitiamoci a definirle "discutibili")
decisioni fossero state prese dal tandem precedente
Schiano-Dominik anziché da quello attualmente nella plancia di comando a One Buc Place... ;-)
Ad ogni modo, e per tornare "in
topic", voglio ribadire un concetto già espresso in precedenza e cioè che prima di giudicare l'efficacia di un RB non bisogna mai
dimenticarsi di analizzare con estrema
attenzione da quali giocatori è composta l'offensive line di una
squadra; e, valutata da questo punto di vista la la situazione in
casa Bucs, prima di pensare a qualche sostanziale modifica nella batteria dei RB sarebbe decisamente il caso di
rifondare una OL raccogliticcia e scombinata, che limitarsi a
definire "inadeguata" è ancora fargli un complimento...
martedì 25 novembre 2014
Tagliato Marcus Thigpen, firmato il TE D.J. Wilson
Tra le tante cose che quest'anno a Tampa non funzionano affatto, ci sono anche i ritorni di punt e kick-off. Lovie Smith ne ha provati tanti di returner, ma di questi nessuno sino ad ora è mai riuscito a fornire un rendimento soddisfacente.
Firmato e rapidamente tagliato Trindon Holliday a inizio stagione, si sperava che il nuovo arrivato Marcus Thigpen potesse essere in grado di svolgere il compito in maniera efficace e invece nulla da fare anche in questo caso; nelle ultime due partite Thigpen ha combinato solo pasticci, tra muffed punt e ritorni che non hanno mai dato buone posizioni di campo all'attacco.
E dunque, tanti saluti anche a Thigpen, tagliato quest'oggi dai Bucs. Vedremo chi sarà il prossimo giocatore a cimentarsi nella "mission impossible" di riportare un punt e un kick-off in modo decente. Probabilmente ci proveranno i RB Mike James e/o Bobby Rainey, il cui utilizzo come RB "puri" è destinato a calare vistosamente in seguito al rientro di Doug Martin e all'impiego sempre più intenso di Charles Sims.
Ci sono altri movimenti da segnalare a roster: oltre al taglio di Thigpen e all'inserimento del FB Lane nella IR è stato firmato il TE D.J. Williams, 26enne con trascorsi ai Packers, Jaguars e Patriots e attualmente free agent, mentre dalla practice squad è stato promosso un altro TE, Cameron Brate, in seguito agli infortuni che hanno colpito proprio questo reparto nell'ultima partita di Chicago, in cui hanno rimediato acciacchi assortiti i vari Stocker, Myers e ASJ.
Firmato e rapidamente tagliato Trindon Holliday a inizio stagione, si sperava che il nuovo arrivato Marcus Thigpen potesse essere in grado di svolgere il compito in maniera efficace e invece nulla da fare anche in questo caso; nelle ultime due partite Thigpen ha combinato solo pasticci, tra muffed punt e ritorni che non hanno mai dato buone posizioni di campo all'attacco.
E dunque, tanti saluti anche a Thigpen, tagliato quest'oggi dai Bucs. Vedremo chi sarà il prossimo giocatore a cimentarsi nella "mission impossible" di riportare un punt e un kick-off in modo decente. Probabilmente ci proveranno i RB Mike James e/o Bobby Rainey, il cui utilizzo come RB "puri" è destinato a calare vistosamente in seguito al rientro di Doug Martin e all'impiego sempre più intenso di Charles Sims.
Ci sono altri movimenti da segnalare a roster: oltre al taglio di Thigpen e all'inserimento del FB Lane nella IR è stato firmato il TE D.J. Williams, 26enne con trascorsi ai Packers, Jaguars e Patriots e attualmente free agent, mentre dalla practice squad è stato promosso un altro TE, Cameron Brate, in seguito agli infortuni che hanno colpito proprio questo reparto nell'ultima partita di Chicago, in cui hanno rimediato acciacchi assortiti i vari Stocker, Myers e ASJ.
lunedì 24 novembre 2014
Stagione finita per il FB Jorvorskie Lane
L'unico FB a roster dei Bucs ha terminato ieri in anticipo la propria stagione, a causa di un brutto infortunio che lo costringerà a sottoporsi, nella giornata di domani, ad un intervento chirurgico.
Lane ha riportato una frattura alla gamba destra nel corso della prima parte del match di Chicago, ed al suo posto,come bloccatore, è stato impiegato a lungo il TE Luke Stocker, anch'egli poi alle prese con problemi fisici di minore entità così come gli altri due TE Myers e ASJ, anch'essi usciti malconci dalla partita.
Nella practice squad dei Bucs ci sono al momento due FB, Cameron Brate e Ted Bolse, mentre un altro FB, Lonnie Pryor, era stato firmato da Tampa Bay durante la sospensione per due partite rimediata da Lane a causa di uso di sostanze proibite. Vedremo nei prossimi giorni quali modifiche ci saranno nel roster dei 53, dopo l'inserimento di Jorvorskie Lane in IR.
Problemi fisici di minore entità anche per il LB Mason Foster, che però dovrebbe essere in grado di giocare domenica prossima conto Cincinnati, partita in cui anche l'illustre assente di ieri, l'altro LB Lavonte David, dovrebbe tornare ad essere a disposizione di coach Smith.
Lane ha riportato una frattura alla gamba destra nel corso della prima parte del match di Chicago, ed al suo posto,come bloccatore, è stato impiegato a lungo il TE Luke Stocker, anch'egli poi alle prese con problemi fisici di minore entità così come gli altri due TE Myers e ASJ, anch'essi usciti malconci dalla partita.
Nella practice squad dei Bucs ci sono al momento due FB, Cameron Brate e Ted Bolse, mentre un altro FB, Lonnie Pryor, era stato firmato da Tampa Bay durante la sospensione per due partite rimediata da Lane a causa di uso di sostanze proibite. Vedremo nei prossimi giorni quali modifiche ci saranno nel roster dei 53, dopo l'inserimento di Jorvorskie Lane in IR.
Problemi fisici di minore entità anche per il LB Mason Foster, che però dovrebbe essere in grado di giocare domenica prossima conto Cincinnati, partita in cui anche l'illustre assente di ieri, l'altro LB Lavonte David, dovrebbe tornare ad essere a disposizione di coach Smith.
domenica 23 novembre 2014
Errori e turnovers, un'altra brutta sconfitta per i Bucs
Le partite di football durano 60 minuti, non 30. Forse a Tampa si sono dimenticati questo non proprio secondario dettaglio, perché oggi i Buccaneers hanno giocato (bene, tra l'altro) solamente per i primi trenta minuti.
Nel secondo tempo: Bucs non pervenuti.
E quindi, dopo la W di sette giorni fa, si torna alle "classiche" abitudini domenicali, archiviando l'ennesima brutta sconfitta di questa sconfortante stagione di football.
La prima metà del match, si diceva, aveva fatto sperare in un altro "colpaccio" da parte dei ragazzi di Lovie Smith.
Ottima per 30 minuti la prestazione della difesa (nonostante l'assenza di Lavonte David), capace di mettere sotto pressione Cutler, di forzare turnovers, e di fermare ripetutamente l'attacco dei Bears. A una brillante prestazione dell "D" non ne corrispondeva una altrettanto positiva da parte del reparto offensivo, che non riusciva a mettere molti punti sul tabellone, anche se il 10-0 dell'intervallo faceva ben sperare. E e invece...
E invece, niente: nel secondo tempo, i Bucs hanno giocato un football orrendo, pieno di errori, palle perse, scelte sbagliate, spianando la strada alla rimonta dei Bears, che diligentemente hanno sfruttato gli errori di Tampa Bay per portarsi a casa la W.
Fumble e intercetti hanno permesso così a Chicago di vincere, e a questo proposito non si può non chiamare in causa Josh McCown. Come ha giocato il QB dei Bucs? Nel solito modo in cui ha giocato per 12 anni in NFL: male.
Certo, è stato anche protetto in maniera insufficiente e approssimativa dalla propria linea, ma ha commesso davvero troppi errori nei secondi trenta minuti, e non mi riferisco solo ai fumble e agli intercetti, pur sanguinosi. Non mi sono piaciuti i troppi passaggi sbagliati dal nostro QB, fuori misura per suoi evidenti errori, con palloni lanciati o troppo corti o troppo bassi o troppo alti, obbligando i ricevitori ai salti mortali per riuscire ad afferrare un pallone.
Orribile, poi, la gestione dell'ultimo possesso, quando un TD convertito da due punti avrebbe potuto portare il match in parità: in ben tre tentativi i Bucs sono stati incapaci di prendere una (una!) yarda, e alla fine, allora, è giusto perderla una partita del genere, se si dimostra di essere incapaci anche di chiudere le situazioni più elementari.
Sulle tante penalità, poi, ripeteremmo i concetti espressi già troppe altre volte; questa squadra non può permettersi tutte quelle flag e le conseguenti yards regalate agli avversari, spesso in circostanze davvero demenziali come nel caso dell'infrazione chiamata a Gholston per il fallo sul punter dei Bears, per tacere dei tanti holding chiamati a una OL opaca e incapace di fermare la difesa di Chicago.
Purtroppo, anche la difesa negli ultimi due quarti è un po' uscita di scena, non replicando la buona prestazione del primo tempo. E dunque è stato inevitabile il solito amaro epilogo a cui siamo ormai sin troppo abituati.
Male McCown, ma male anche il gioco sulle corse. Che il pallone lo porti Martin, Sims o Rainey, non cambia nulla: magari ogni tanto si riuscirà anche a guadagnare qualche yarda ma alla lunga il running game di questa squadra è, per dirla con una sola parola, "inconsistente". Anche stasera, zero varchi e guadagni limitati per tutti i RB che a rotazione hanno cercato invano di correre con la palla in mano.
Tra i WR, partita "normale" di Mike Evans nobilitata comunque da un bel TD; Vincent Jackson ha alternato ricezioni da circo a errori gravi (quel fumble...) e alla fine è da sottolineare la prestazione di Murphy, che ha ricevuto 6 palloni per oltre 100 yards.
Il benefico effetto della W della settimana scorsa è dunque durato solo per 30 minuti, dopodiché si sono rivisiti all'opera i "soliti" Bucs. Questa squadra proprio non ce la fa a trovare un minimo di continuità, ed è davvero un peccato perchè anche stasera i nostri avversari sono parsi tutt'altro che irresistibili. Ma Tampa Bay, è un dato di fatto, è proprio una delle squadre peggiori di tutte, e la corsa ad una delle primissime scelte del prossimo draft continua...
Nel secondo tempo: Bucs non pervenuti.
E quindi, dopo la W di sette giorni fa, si torna alle "classiche" abitudini domenicali, archiviando l'ennesima brutta sconfitta di questa sconfortante stagione di football.
La prima metà del match, si diceva, aveva fatto sperare in un altro "colpaccio" da parte dei ragazzi di Lovie Smith.
Ottima per 30 minuti la prestazione della difesa (nonostante l'assenza di Lavonte David), capace di mettere sotto pressione Cutler, di forzare turnovers, e di fermare ripetutamente l'attacco dei Bears. A una brillante prestazione dell "D" non ne corrispondeva una altrettanto positiva da parte del reparto offensivo, che non riusciva a mettere molti punti sul tabellone, anche se il 10-0 dell'intervallo faceva ben sperare. E e invece...
E invece, niente: nel secondo tempo, i Bucs hanno giocato un football orrendo, pieno di errori, palle perse, scelte sbagliate, spianando la strada alla rimonta dei Bears, che diligentemente hanno sfruttato gli errori di Tampa Bay per portarsi a casa la W.
Fumble e intercetti hanno permesso così a Chicago di vincere, e a questo proposito non si può non chiamare in causa Josh McCown. Come ha giocato il QB dei Bucs? Nel solito modo in cui ha giocato per 12 anni in NFL: male.
Certo, è stato anche protetto in maniera insufficiente e approssimativa dalla propria linea, ma ha commesso davvero troppi errori nei secondi trenta minuti, e non mi riferisco solo ai fumble e agli intercetti, pur sanguinosi. Non mi sono piaciuti i troppi passaggi sbagliati dal nostro QB, fuori misura per suoi evidenti errori, con palloni lanciati o troppo corti o troppo bassi o troppo alti, obbligando i ricevitori ai salti mortali per riuscire ad afferrare un pallone.
Orribile, poi, la gestione dell'ultimo possesso, quando un TD convertito da due punti avrebbe potuto portare il match in parità: in ben tre tentativi i Bucs sono stati incapaci di prendere una (una!) yarda, e alla fine, allora, è giusto perderla una partita del genere, se si dimostra di essere incapaci anche di chiudere le situazioni più elementari.
Sulle tante penalità, poi, ripeteremmo i concetti espressi già troppe altre volte; questa squadra non può permettersi tutte quelle flag e le conseguenti yards regalate agli avversari, spesso in circostanze davvero demenziali come nel caso dell'infrazione chiamata a Gholston per il fallo sul punter dei Bears, per tacere dei tanti holding chiamati a una OL opaca e incapace di fermare la difesa di Chicago.
Purtroppo, anche la difesa negli ultimi due quarti è un po' uscita di scena, non replicando la buona prestazione del primo tempo. E dunque è stato inevitabile il solito amaro epilogo a cui siamo ormai sin troppo abituati.
Male McCown, ma male anche il gioco sulle corse. Che il pallone lo porti Martin, Sims o Rainey, non cambia nulla: magari ogni tanto si riuscirà anche a guadagnare qualche yarda ma alla lunga il running game di questa squadra è, per dirla con una sola parola, "inconsistente". Anche stasera, zero varchi e guadagni limitati per tutti i RB che a rotazione hanno cercato invano di correre con la palla in mano.
Tra i WR, partita "normale" di Mike Evans nobilitata comunque da un bel TD; Vincent Jackson ha alternato ricezioni da circo a errori gravi (quel fumble...) e alla fine è da sottolineare la prestazione di Murphy, che ha ricevuto 6 palloni per oltre 100 yards.
Il benefico effetto della W della settimana scorsa è dunque durato solo per 30 minuti, dopodiché si sono rivisiti all'opera i "soliti" Bucs. Questa squadra proprio non ce la fa a trovare un minimo di continuità, ed è davvero un peccato perchè anche stasera i nostri avversari sono parsi tutt'altro che irresistibili. Ma Tampa Bay, è un dato di fatto, è proprio una delle squadre peggiori di tutte, e la corsa ad una delle primissime scelte del prossimo draft continua...
venerdì 21 novembre 2014
In forte dubbio la presenza di Lavonte David a Chicago
Non a caso uno dei grandi "murales" che caratterizzano il Raymond James Stadium, la casa dei Bucs, è dedicato proprio al LB #54.
Ebbene, sembra seriamente in dubbio la presenza di Lavonte per il difficile match che domenica Tampa Bay disputerà al Soldier Field di Chicago, contro la squadra allenata per nove stagioni da Lovie Smith.
Il giocatore non si è mai allenato nel corso della settimana a causa di problemi muscolari, e a questo punto sembra sempre più difficile un suo recupero in extremis per essere in campo domenica.
Buone notizie invece per gli altri "acciaccati". Sia il RB Doug Martin che il CB Alterraun Verner, costretti a saltare le ultime partite, dovrebbero essere a disposizione di coach Smith, così come il rookie Charles Sims, che nei giorni scorsi aveva avuto alcuni problemi ad una caviglia.
Infine, per quel che riguarda le condizioni meteo, Chicago è notoriamente una delle città più fredde degli States, caratterizzata dalle micidiali bordate di vento ghiacciato che soffiano dal lago Michigan, sulle cui rive sorge peraltro il Soldier Field. In questi giorni gli Stti Uniti sono percorsi da tempeste di neve e forte maltempo, ma per domenica la temperatura a Chicago dovrebbe essere di qualche grado sopra lo zero e non è prevista neve ma solo pioggia, nella peggiore delle ipotesi. Nono saranno i 20 gradi abbondanti della Florida, ma poteva andare peggio...
giovedì 20 novembre 2014
E' Mike Evans l'NFC offensive player della settimana
La prestazione da fuoriclasse di domenica scorsa non è passata inosservata: Mike Evans è stato infatti nominato "NFC offensive player of the week", meritato quanto importante riconoscimento per la giovane promessa dei Bucs.
Soprattutto perché Mike Evans è - in assoluto, in quasi 40 anni di storia - il primo WR dei Bucs a essere nominato giocatore offensivo della settimana.
Inoltre Evans è solamente il WR rookie n.9 a ottenere questo riconoscimento, ed entra in un club ricco di nomi davvero illustri: Jerrry Rice, Randy Moss, Michael Irvin...
Prima di Evans, solamente altri due rookie dei Tampa Bay Buccaneers erano stati "offensive player of the week", i RB Warrick Dunn e Doug Martin.
Ancora complimenti a Mike Evans, ma adesso basta con gli elogi e con i paragoni "pericolosi" (da Moss a Rice...), non vorrei che il nostro rookie pensasse di essere già "arrivato": testa bassa e lavoro duro, e allora sì che il prodotto di Texas A&M regalerà a se stesso, e a tutti noi, ancora tante altre belle soddisfazioni...
Soprattutto perché Mike Evans è - in assoluto, in quasi 40 anni di storia - il primo WR dei Bucs a essere nominato giocatore offensivo della settimana.
Inoltre Evans è solamente il WR rookie n.9 a ottenere questo riconoscimento, ed entra in un club ricco di nomi davvero illustri: Jerrry Rice, Randy Moss, Michael Irvin...
Prima di Evans, solamente altri due rookie dei Tampa Bay Buccaneers erano stati "offensive player of the week", i RB Warrick Dunn e Doug Martin.
Ancora complimenti a Mike Evans, ma adesso basta con gli elogi e con i paragoni "pericolosi" (da Moss a Rice...), non vorrei che il nostro rookie pensasse di essere già "arrivato": testa bassa e lavoro duro, e allora sì che il prodotto di Texas A&M regalerà a se stesso, e a tutti noi, ancora tante altre belle soddisfazioni...
mercoledì 19 novembre 2014
John Lynch e Tony Dungy tra i candidati per la HoF
John Lynch (safety) e Tony Dungy (Head Coach): i tifosi di vecchia data ricorderanno entrambi molto bene, trattandosi di due illustri personaggi che hanno scritto pagine importanti nella storia dei Tampa Bay Buccaneers.
Ebbene, sia Lynch che Dungy fanno parte della rosa dei 26 candidati tra cui verranno scelti coloro che il prossimo agosto entreranno nella "Hall of Fame", dove dimorano ad imperitura memoria le Leggende del football.
Entrambi furono tra i finalisti lo scorso anno, quando ad entrare trionfalmente a Canton fu un altra grande bandiera dei Bucs, Derrick Brooks (mentre l'anno ancora prima era stato il turno di Warren Sapp, sempre per restare in casa Buccaneers).
Un altro ex di Tampa Bay che ha buone probabilità di entrare nella Hall of Fame, il CB Ronde Barber, sarà invece "eleggibile" solo a partire dal 2018, dato che devono trascorrere alcuni anni tra il ritiro dal football giocato e la possibilità di essere introdotti nella Hof.
Direttamente nel sito della Hall of Fame (questo è il LINK) c'è l'elenco dei 26 candidati, tra cui spiccano i nomi di illustri giocatori e allenatori che hanno scritto pagine importanti nella storia di questo sport.
Ebbene, sia Lynch che Dungy fanno parte della rosa dei 26 candidati tra cui verranno scelti coloro che il prossimo agosto entreranno nella "Hall of Fame", dove dimorano ad imperitura memoria le Leggende del football.
Entrambi furono tra i finalisti lo scorso anno, quando ad entrare trionfalmente a Canton fu un altra grande bandiera dei Bucs, Derrick Brooks (mentre l'anno ancora prima era stato il turno di Warren Sapp, sempre per restare in casa Buccaneers).
Un altro ex di Tampa Bay che ha buone probabilità di entrare nella Hall of Fame, il CB Ronde Barber, sarà invece "eleggibile" solo a partire dal 2018, dato che devono trascorrere alcuni anni tra il ritiro dal football giocato e la possibilità di essere introdotti nella Hof.
Direttamente nel sito della Hall of Fame (questo è il LINK) c'è l'elenco dei 26 candidati, tra cui spiccano i nomi di illustri giocatori e allenatori che hanno scritto pagine importanti nella storia di questo sport.
martedì 18 novembre 2014
Mike Evans, sta nascendo una stella?
Sono passati un paio di giorni ma è
ancora vivo il ricordo della prestazione da fuoriclasse del WR rookie
Mike Evans, che a Washington ha giocato una partita semplicemente
perfetta guidando i Bucs alla seconda W stagionale.
Il giocatore era in costante crescita
già da alcune partite e contro Cleveland ed Atlanta aveva superato
il muro delle 100 yards ricevute, segnalandosi come una delle poche
luci nell'attacco di Tampa Bay. A Washington, però, il prodotto di
Texas A&M ha esagerato (in senso buono): 7 ricezioni per 209
yards e 2 TD, cifre che parlano da sole.
E dopo una prestazione del genere, la
domanda sorge spontanea: sta nascendo una stella?
Naturalmente è presto per simili (pericolose) affermazioni, anche perché a Tampa è vivo il ricordo di WR che ad
ottime stagioni da rookie hanno fatto seguire annate opache e
deludenti.
Chi osserva le vicende dei Bucs da qualche anno ricorderà sicuramente Michael
Clayton, il cui primo campionato NFL (anno 2004) fu strepitoso ma che poi ebbe una
involuzione preoccupante, finendo per ritagliarsi un ruolo da
semplice comprimario, quasi più bravo a bloccare nei giochi di corsa che a ricevere un passaggio...
Più recentemente, c'è stato invece
Mike Williams che ad un'eccellente annata da rookie ha fatto seguire
buone stagioni, sì, ma non esaltanti o quantomeno non da quel
fuoriclasse che il prodotto da Syracuse sembrava potesse diventare
dopo il suo primo anno.
Chiaramente la speranza è che Evans
dimostri nel tempo di essere un "vero" campione, anche se gli
esempi sopra citati fanno capire che la cosa più difficile di tutte è
proprio quella di confermarsi ad alto livello, e la differenza tra il
"campione" è la "meteora" è che il primo riesce a mantenere
costante nel tempo un rendimento eccellente mentre il secondo potrà
anche giocare un campionato da fenomeno ma sarà destinato a medio
termine a ritornare nei bassifondi della mediocrità.
Quanto mostrato sino ad ora da Evans
promette più che bene; l'auspicio è che il ragazzo dimostri di
sapersi "gestire" nel migliore dei modi anche fuori dal campo di
gioco e che non si monti la testa per tutti gli elogi che gli stanno
piovendo addosso in questi giorni: Se Evans manterrà la giusta
umiltà e confermerà di possedere una buona etica lavorativa, i Bucs
potrebbero avere davvero pescato un fuoriclasse nell'ultimo draft...
E dopo Evans speriamo che anche gli
altri due rookie da cui ci si aspettano grandi cose (il TE
Seferian-Jenkins e il RB Sims) dimostrino di possedere quelle doti e
quelle qualità che hanno spinto Lovie Smith a sceglierli
rispettivamente al secondo e al terzo giro del draft.
ASJ mi sembra che sino ad ora abbia
mostrato sì di avere talento ma è un talento ancora decisamente
"grezzo", deve migliorare (e tanto) ma penso abbia tutti i numeri
per diventare non dico il prossimo Tony Gonzalez ma comunque un
solido starter per parecchi anni nel suo ruolo, sempre che – vale
lo stesso discorso fatto per Evans – dimostri di avere anche un
testa funzionante, condizione indispensabile per arrivare al vertice
dell'NFL e rimanerci.
Infine, il RB Charles Sims; appena rientrato da
un brutto infortunio Sims ha disputato due partite abbastanza anonime
contro Atlanta e Washington, ma il ragazzo avrà tempo da qui sino a
fine stagione per dimostrare tutto il suo talento, e per conquistarsi
i gradi di RB starter per la stagione 2015.
lunedì 17 novembre 2014
Anche lo staff medico dei Bucs controllato dalla DEA
Ieri i Bucs hanno vinto (e convinto) espugnando Washington, grazie certamente ad una prova da fuoriclasse del WR rookie Mike Evans ma anche ad una più che solida prestazione da parte di una difesa finalmente protagonista, e non spettatrice inerte e passiva.
Da sottolineare anche la partita efficace e di sostanza disputata dalle due linee, con la OL che ha protetto in maniera più che buona il QB Josh McCown e con la DL che ha invece messo sotto costante pressione per tutto il match un giocatore comunque pericoloso come Griffin III, atterrandolo per ben 6 volte.
E se OL e DL funzionano e fanno il proprio dovere, allora tutto diventa di conseguenza più facile, come appunto il match di ieri ha ampiamente confermato.
Alla seconda W stagionale dei Bucs, si affianca però oggi un'altra notizia, che ben poco ha a che fare con il football giocato: lo staff medico dei Tampa Bay Buccaneers, insieme a quelli di San Francisco '49ers e Seattle Seahawks, è stato oggetto ieri di controlli da parte della DEA, la" Drug Enforcement Agency", ossia l'agenzia antidroga statunitense. Non esattamente quello che definirei un organismo di secondo piano...
Oggetto delle indagini è l'uso (o meglio, l'abuso) di sostanze proibite da parte di staff medici delle squadra NFL, soprattutto per accelerare il recupero di atleti infortunati. Queste le parole di Rusty Payne, portavoce della DEA, tratte dal Tampa Bay Times:
There were no arrests, Drug Enforcement Agency spokesman Rusty Payne said Sunday."DEA agents are currently interviewing NFL team doctors in several locations as part of an ongoing investigation into potential violations of the (Controlled Substances Act)," Payne said.
Nessun arresto dunque, ma solo verifiche e controlli in un ambito sempre molto delicato, come quello delle sostanze vietate che si sospetta possano essere utilizzate sottobanco da staff medici e atleti soprattutto per, come si diceva, recuperare in tempi rapidi da infortuni di un certo rilievo. Tali sostanze efficaci nell'immediato hanno però effetti nocivi a lungo termine sulla salute degli atleti, da qui i controlli della DEA che nei prossimi giorni dovrebbero estendersi anche ad altre squadra oltre alle tre (TB, SEA, SF) già oggetto di controlli.
Vedremo se nei prossimi giorni ci saranno sviluppi relativi a questa poco simpatica vicenda, intanto - tornando al football giocato - speriamo che tra sette giorni nel difficile match che attende i Bucs a Chicago, contro la squadra allenata per ben nove anni da coach Lovie Smith, Tampa Bay confermi i confortanti passi in avanti ed i progressi mostrati ieri sia in attacco che in difesa; chiaramente senza farsi prendere da facili entusiasmi e rimanendo consapevoli del fatto che di lavoro da fare ce n'è ancora tantissimo, e che non tutti gli avversari saranno "collaborativi" come lo sono stati i pessimi Redskins affrontati ieri.
Da sottolineare anche la partita efficace e di sostanza disputata dalle due linee, con la OL che ha protetto in maniera più che buona il QB Josh McCown e con la DL che ha invece messo sotto costante pressione per tutto il match un giocatore comunque pericoloso come Griffin III, atterrandolo per ben 6 volte.
E se OL e DL funzionano e fanno il proprio dovere, allora tutto diventa di conseguenza più facile, come appunto il match di ieri ha ampiamente confermato.
Alla seconda W stagionale dei Bucs, si affianca però oggi un'altra notizia, che ben poco ha a che fare con il football giocato: lo staff medico dei Tampa Bay Buccaneers, insieme a quelli di San Francisco '49ers e Seattle Seahawks, è stato oggetto ieri di controlli da parte della DEA, la" Drug Enforcement Agency", ossia l'agenzia antidroga statunitense. Non esattamente quello che definirei un organismo di secondo piano...
Oggetto delle indagini è l'uso (o meglio, l'abuso) di sostanze proibite da parte di staff medici delle squadra NFL, soprattutto per accelerare il recupero di atleti infortunati. Queste le parole di Rusty Payne, portavoce della DEA, tratte dal Tampa Bay Times:
There were no arrests, Drug Enforcement Agency spokesman Rusty Payne said Sunday."DEA agents are currently interviewing NFL team doctors in several locations as part of an ongoing investigation into potential violations of the (Controlled Substances Act)," Payne said.
Nessun arresto dunque, ma solo verifiche e controlli in un ambito sempre molto delicato, come quello delle sostanze vietate che si sospetta possano essere utilizzate sottobanco da staff medici e atleti soprattutto per, come si diceva, recuperare in tempi rapidi da infortuni di un certo rilievo. Tali sostanze efficaci nell'immediato hanno però effetti nocivi a lungo termine sulla salute degli atleti, da qui i controlli della DEA che nei prossimi giorni dovrebbero estendersi anche ad altre squadra oltre alle tre (TB, SEA, SF) già oggetto di controlli.
Vedremo se nei prossimi giorni ci saranno sviluppi relativi a questa poco simpatica vicenda, intanto - tornando al football giocato - speriamo che tra sette giorni nel difficile match che attende i Bucs a Chicago, contro la squadra allenata per ben nove anni da coach Lovie Smith, Tampa Bay confermi i confortanti passi in avanti ed i progressi mostrati ieri sia in attacco che in difesa; chiaramente senza farsi prendere da facili entusiasmi e rimanendo consapevoli del fatto che di lavoro da fare ce n'è ancora tantissimo, e che non tutti gli avversari saranno "collaborativi" come lo sono stati i pessimi Redskins affrontati ieri.
domenica 16 novembre 2014
Mike Evans + difesa, ricetta vincente!
La prima pagina, oggi, è tutta per lui: con una prestazione da assoluto fuoriclasse (7 palloni ricevuti, per un totale di 209 yards e 2 TD), il WR rookie Mike Evans ha preso per mano i Bucs e li ha guidati alla vittoria: espugnata Washington per 27-7, e vittoria n.2 della stagione in archivio per Tampa Bay.
Ma se i Bucs sono riusciti a superare i Redskins, buona parte del merito va riconosciuto al reparto difensivo, finalmente sugli scudi dopo tante partite decisamente negative da parte del settore diretto da Leslie Frazier. Questa sera, la "D" ha recitato la sua pare nel migliore dei modi: 3 palloni recuperati, 1 TD messo a segno dal CB Banks, 6 sacks e una pressione costante ai danni di Griffin III, sottoposto a costante pressione da McCoy e compagni per l'intero match.
La partita ha visto i Bucs avanti sin dall'inizio, proprio grazie a un pallone recuperato dalla difesa nel primo gioco del match e convertito in 3 punti dal kicker Murray. A un primo tempo complessivamente poco brillante, in cui nessuno dei due attacchi è riuscito a combinare granchè, è seguita una seconda parte di match in cui un giocatore - Mike Evans - è salito in cattedra e ha letteralmente fatto la differenza.
Le cifre del rookie da Texas A&M parlano da sole: oltre 200 yards e 2 TD... what else?!
Per il resto, il gioco sulle corse non è stato particolarmente produttivo, e nè Sims nè Rainey sono riusciti a conquistare ampi guadagni. McCown, invece, ha capito tutto: con un giocatore come Mike Evans, basta lanciare la palla nella direzione del WR #13, alta e profonda, e il gioco è fatto....!
Stasera McCown non ha commesso errori, e indubbiamente poter contare su una batteria di ricevitori composta non solo da Evans ma anche da Jackson e ASJ (stasera poco coinvolto) aiuta non poco il quarterback, senza dimenticare che anche Sims e Rainey hanno ottime mani per poter ricevere fuori dal backfield.
Chiaramente anche oggi non sono mancati errori e disattenzioni, dal muffed punt con cui Thigpen ha regalato un possesso ai Redskins (e meno male che il disastroso kicker di Washington stasera ci ha graziato per ben due volte) alle solite mille penalità, mitigate in parte dalle altrettante flag che gli arbitri hanno lanciato contro i padroni di casa, anch'essi molto fallosi.
Una bella e meritata vittoria, dunque, e se nella precedente W di questa stagione i Bucs avevano vinto in volata grazie anche alla disattenzione di un avversario (Pittsburgh) che aveva preso sottogamba i Bucs, stasera i ragazzi di Lovie Smith hanno comandato dall'inizio alla fine, dimostrando confortanti segnali di crescita.
Vedremo domenica prossima a Chicago se il merito della W odierna è merito di una effettiva e reale crescita della squadra o se il "contributo" fornito da Griffin III e compagni, (prestazione davvero orrenda su tutti i fronti, per Washington) ha fatto sembrare i Bucs più forti di quanto in realtà i giocatori in Red and Pewter non siano.
Ad ogni, modo, finalmente, stasera possiamo ritornare a dirlo: Bucs win!
venerdì 14 novembre 2014
Doug Martin salterà anche il match di Washington
Dall'infermeria dei Bucs arrivano notizie tutto sommato positive, in vista della trasferta di Washington. Tutti quanti i giocatori "malconci" (da Collins a Verner, da McCoy a Johnson) dovrebbero farcela a recuperare e ad essere a disposizione di coach Lovie Smith.
L'unico sicuro assente sarà invece il RB Doug Martin, la cui caviglia malmessa lo costringerà a saltare la terza partita consecutiva. Al posto di Martin vedremo dunque impegnati Bobby Rainey e Mike James, e sicuramente anche il rookie Charles Sims sarà utilizzato più a lungo rispetto a domenica scorsa.
Davvero una stagione sfortunata per Doug Martin, poco brillante nelle prime partite stagionali e appiedato nelle ultime settimane da un KO alla caviglia.
L'unico sicuro assente sarà invece il RB Doug Martin, la cui caviglia malmessa lo costringerà a saltare la terza partita consecutiva. Al posto di Martin vedremo dunque impegnati Bobby Rainey e Mike James, e sicuramente anche il rookie Charles Sims sarà utilizzato più a lungo rispetto a domenica scorsa.
Davvero una stagione sfortunata per Doug Martin, poco brillante nelle prime partite stagionali e appiedato nelle ultime settimane da un KO alla caviglia.
Ecco le parole di Lovie Smith, a proposito del RB #22:
"Doug is making a lot of progress but he won’t play this week,"’ coach Lovie Smith said following practice. "Beyond that, everybody is available. It’s always good to have decisions on game day as opposed to who’s healthy and just dressing the guys who can play."
Infine c'è da segnalare un - per ora marginale, poi si vedrà - movimento a roster: i Bucs hanno firmato per la practice squad il punter Jacob Schum, e ne valuteranno il rendimento nei prossimi giorni. Considerato che Shum non ha un curriculum particolarmente importante, si tratta quasi di una mossa della disperazione dovuta al pessimo rendimento di Michael Koenen, il punter titolare il cui ingaggio di 3,25 milioni rappresenta un qualcosa di ampiamente oltre i confini della realtà, considerato quello che è il suo domenicale rendimento....
"Doug is making a lot of progress but he won’t play this week,"’ coach Lovie Smith said following practice. "Beyond that, everybody is available. It’s always good to have decisions on game day as opposed to who’s healthy and just dressing the guys who can play."
Infine c'è da segnalare un - per ora marginale, poi si vedrà - movimento a roster: i Bucs hanno firmato per la practice squad il punter Jacob Schum, e ne valuteranno il rendimento nei prossimi giorni. Considerato che Shum non ha un curriculum particolarmente importante, si tratta quasi di una mossa della disperazione dovuta al pessimo rendimento di Michael Koenen, il punter titolare il cui ingaggio di 3,25 milioni rappresenta un qualcosa di ampiamente oltre i confini della realtà, considerato quello che è il suo domenicale rendimento....
mercoledì 12 novembre 2014
Il rookie Edwards in IR, promosso Wilson dalla PS
In attesa della doppia trasferta che condurrà i Bucs prima a Washington e poi a Chicago, c'è da segnalare qualche marginale movimento a livello di roster.
E' stato inserito in IR il rookie Kadeem Edwards, guardia, scelto al quinto giro dello scorso draft e proveniente da Tennessee State.
Praticamente un oggetto misterioso, Edwards, poiché prima di chiudere anzitempo la stagione a causa di un infortunio, nelle precedenti partite era puntualmente uno di quei giocatori che Lovie Smith inseriva tra gli "inactive players".
Nullo, dunque, il contributo fornito da questo giocatore nella sua prima stagione tra i professionisti, mentre è minimo lo spazio che sta trovando l'altro rookie scelto sempre al quinto giro nel (vano) tentativo di irrobustire la OL, Kevin Pamphile, che sin qui ha visto sporadicamente il campo solo nelle ultime due partite, a causa dell'infortunio di Anthony Collins.
Il posto di Edwards a roster è stato preso da C.J. Wilson, un CB proveniente dalla practice squad di Tampa Bay e reduce da una carriera universitaria a NC State, lo stesso college da cui proviene Mike Glennon.
E' stato inserito in IR il rookie Kadeem Edwards, guardia, scelto al quinto giro dello scorso draft e proveniente da Tennessee State.
Praticamente un oggetto misterioso, Edwards, poiché prima di chiudere anzitempo la stagione a causa di un infortunio, nelle precedenti partite era puntualmente uno di quei giocatori che Lovie Smith inseriva tra gli "inactive players".
Nullo, dunque, il contributo fornito da questo giocatore nella sua prima stagione tra i professionisti, mentre è minimo lo spazio che sta trovando l'altro rookie scelto sempre al quinto giro nel (vano) tentativo di irrobustire la OL, Kevin Pamphile, che sin qui ha visto sporadicamente il campo solo nelle ultime due partite, a causa dell'infortunio di Anthony Collins.
Il posto di Edwards a roster è stato preso da C.J. Wilson, un CB proveniente dalla practice squad di Tampa Bay e reduce da una carriera universitaria a NC State, lo stesso college da cui proviene Mike Glennon.
lunedì 10 novembre 2014
Un anno dopo, ancora allo stesso punto
Dodici mesi fa, il record dei Bucs era
esattamente identico a quello attuale: anche allora dopo 9 partite
disputate Tampa Bay occupava l'ultimo posto della NFC South, con una
sola vittoria a fronte di otto sconfitte.
E' trascorso un anno, è cambiato
l'intero coaching staff e sono tantissimi i volti nuovi anche tra i
giocatori presenti a roster eppure nulla sembra essere cambiato, se
non che quest'anno le statistiche - soprattutto quelle difensive - sono ulteriormente peggiorate...
Ed è difficile capire quale sia il
male oscuro che avvolge Tampa, perché ormai da troppe stagioni ai Bucs
cambia tutto (dirigenti, allenatori, giocatori) per poi ritrovarsi a
metà stagione sempre al punto di partenza, con i playoff sfumati già
a fine settembre e con una squadra relegata nei bassifondi della
propria division.
Che ci sia un profondo malessere, anche
all'interno della squadra, è comunque emerso ieri con estrema
chiarezza nel corso della conferenza del dopo partita del QB Josh
McCown. Mi ha colpito l'estrema tensione di un veterano come McCown,
che faticava a trattenere lacrime di rabbia e frustrazione, e che a
lungo ha ripetuto a testa bassa le parole "one-eight... one-eight",
come se questo orribile record e tutte queste sconfitte fossero
incomprensibili anche da parte dei protagonisti che scendono in
campo.
McCown (la conferenza stampa è
visibile direttamente sul sito ufficiale, questo è il LINK) ) ha tenuto a sottolineare
come allenatori e squadra preparino al meglio la partita nel corso
della settimana, come nessun dettaglio venga tralasciato. Eppure,
alla domenica, i risultati sono sempre gli stessi, mai una volta che
i Bucs riescano a imporre il proprio gioco e a disputare un match da
protagonisti.
Purtroppo non c'è una cosa sola che
non funzioni, ma sono tanti i "difetti" che questa squadra si
porta dietro sin da quando è stata assemblata; il QB è uno dei
tanti problemi dei Bucs 2014, ma a mio avviso non è il principale.
Che giochi McCown o Glennon - entrambi con limiti e difetti
evidenti, anche se per Glennon mancano gli elementi per dare giudizi
definitivi - cambia davvero poco, se poi la difesa è incapace di
fermare l'attacco avversario e lo special team produce punt da 20
yards (e meno male che Thigpen ieri ha finalmente riportato un calcio
in maniera brillante!).
Credo che Lovie Smith, che comunque
rimarrà quasi sicuramente al suo posto anche nel 2015, dovrà
gestire free agency e draft con meno "superficialità" di quanto
fatto quest'anno, quando si è trascurata la offensive line (cercando
di "rattopparla" fuori tempo massimo con Mankins) e si è
probabilmente dato eccessivo credito a un DC quotato come Leslie
Frazier, che si sperava potesse far crescere il rendimento di una "D" che sulla carta era di livello "medio", ma che poi sul campo ha
deluso davvero oltre ogni aspettativa.
Dopo averli visti all'opera per oltre
metà campionato, si fa fatica a trovare - oltre a Gerald McCoy e
Lavonte David - un terzo giocatore della difesa da confermare senza
alcun dubbio nè incertezza, perché anche le presunte stelle
strapagate (da Goldson a Verner, passando per l'eterno incompiuto
Bowers) hanno fornito sin qui un rendimento ampiamente insufficiente.
In attacco il discorso è un po'
diverso, poiché i vari Evans, Jackson, Sims, Martin, ASJ sono delle "armi" efficaci e produttive, se ben innescate da un QB
all'altezza, ed anche i "rincalzi" (dal RB Rainey al WR Murphy)
si sono sempre dimostrati backup più che affidabili. Infine c'è il "buco nero" dello special team, con un punter che intasca oltre 3
milioni all'anno per allontanare il pallone di 20 yards a calcio...
mah!
Speriamo che le prossime partite
possano servire a HC e GM per capire quali dovranno essere le
correzioni da apportare a questa squadra, che in primis dovrà
dotarsi di un vero OC, e prendere in seria considerazione l'ipotesi
di cambiare i responsabili tecnici di difesa e special team, con
tanti saluti a Leslie Frazier e a Kevin O'Dea, che difficilmente
potranno essere riproposti a Tampa anche l'anno prossimo.
domenica 9 novembre 2014
Tutto come sempre, e un'altra sconfitta è in archivio
Niente da fare, nemmeno contro questi Atlanta Falcons, lontanissimi parenti della squadra che solo un paio di anni fa era arrivata ad un passo dal Super Bowl, i Bucs riescono ad ottenere la loro prima vittoria interna della stagione.
Che dire? Niente di nuovo sotto il cielo della Florida. Tampa Bay ha giocato la solita partita di quest'anno, friabilissima in difesa e incapace in attacco di sfruttare fino in fondo le (potenzialmente) devastanti armi di cui dispone.
Fatta la doverosa premessa che è del tutto inutile stare a lamentarsi degli assenti, e che sarebbe sbagliato aggrapparsi alle defezioni di quatto titolari (Martin e Collins per l'attacco e Verner e Johnson per la difesa), vediamo quali sono stati gli spunti più interessanti offerti da questa partita.
C'era naturalmente molta curiosità a proposito del QB, per vedere se il reinserimento di Josh McCown avrebbe dato ai Bucs quella spinta verso la W tanto auspicata da Lovie Smith.
Ma come da facile pronostico, non è bastato sostituire il direttore d'orchestra (il QB) per sperare che cambiasse anche la musica (il gioco espresso dall'attacco).
McCown ha disputato la sua onesta partita, mostrando peraltro tutti i limiti che gli sono ben noti. Anche stasera, sul più bello, anziché condurre fino in fondo un tentativo di rimonta peraltro semi-disperato si è fato intercettare per due volte, anche se ormai a quel punto il match era già quasi del tutto compromesso e solo un miracolo avrebbe potuto condurre i Bucs alla vittoria.
Chiarito che la sconfitta di stasera non è comunque imputabile al QB, che McCown sia un giocatore mediocre, o se preferite del tutto "normale" e senza particolari guizzi nè lampi di classe, lo sapevamo già. Proprio per questo sarebbe stato utile vedere in campo Glennon nelle restanti partite che ci separano dalla fine del campionato, ma ormai è inutile ripetere sempre gli stessi concetti. Lovie Smith vuole in campo McCown e così sia; i risultati sono sotto gli occhi di tutti...
E' un peccato, dicevo, che i Bucs non riescano a sfruttare fino in fondo Mike Evans e Vincent Jackson, una formidabile coppia di ricevitori, a cui si associa l'ancora acerbo - ma in costante crescita - TE Seferian-Jenkins. Con tre torri di questo calibro (e soprattutto di questa altezza e con queste mani) anche il terzo QB Mike Kafka non avrebbe problemi a recapitare loro il pallone.
Rimanendo all'attacco, ha esordito stasera il RB Charles Sims: alcuni movimenti sono sembrati interessanti, piedi veloci e mani buone non gli mancano, peccato per l'ingenuità tipica del rookie (quel fumble...) che gli ha un po' spezzato ritmo e fiducia. Rimanendo alle corse, non pervenuto o quasi Bobby Rainey, impiegato poco e senza successo. Ma che stasera il running game sia stato un fiasco lo dimostra il fatto che il miglior RB dei Bucs sia stato nientemeno che Josh McCown, con le sue 39 yards guadagnate più che altro per sfuggire ai sack della difesa avversaria...
Se l'attacco è stato poco produttivo, in difesa le cose sono andate ancora peggio. Zero pressione da parte di una linea inesistente, a cui si aggiunge una secondaria regolarmente battuta sul "terzo e lungo", Insomma la solita domenica degli orrori quando scende in campo una "D" che proprio non ce la fa a spezzare il ritmo degli attacchi avversari, e che - tra l'altro - non riesce a forzare mai un turnover nemmeno per sbaglio...
In quanto agli special team, non capisco se Koenen sia improvvisamente diventato il peggior punter della Lega o se sia il CS che gli impone di calciare punt di 25 yards; assurdo allontanare il pallone in quel modo, a quel punto tanto varrebbe giocarsi il quarto down alla mano...
E adesso, con un record di 1-8, il calendario prevede per Tampa Bay due trasferte consecutive, prima a Washington e poi a Chicago: due ottime possibilità per i Bucs per continuare la corsa verso l'unico obiettivo stagionale rimasto: strappare a Raiders e Jaguars la first pick overall del prossimo draft...! ;-(
Che dire? Niente di nuovo sotto il cielo della Florida. Tampa Bay ha giocato la solita partita di quest'anno, friabilissima in difesa e incapace in attacco di sfruttare fino in fondo le (potenzialmente) devastanti armi di cui dispone.
Fatta la doverosa premessa che è del tutto inutile stare a lamentarsi degli assenti, e che sarebbe sbagliato aggrapparsi alle defezioni di quatto titolari (Martin e Collins per l'attacco e Verner e Johnson per la difesa), vediamo quali sono stati gli spunti più interessanti offerti da questa partita.
C'era naturalmente molta curiosità a proposito del QB, per vedere se il reinserimento di Josh McCown avrebbe dato ai Bucs quella spinta verso la W tanto auspicata da Lovie Smith.
Ma come da facile pronostico, non è bastato sostituire il direttore d'orchestra (il QB) per sperare che cambiasse anche la musica (il gioco espresso dall'attacco).
McCown ha disputato la sua onesta partita, mostrando peraltro tutti i limiti che gli sono ben noti. Anche stasera, sul più bello, anziché condurre fino in fondo un tentativo di rimonta peraltro semi-disperato si è fato intercettare per due volte, anche se ormai a quel punto il match era già quasi del tutto compromesso e solo un miracolo avrebbe potuto condurre i Bucs alla vittoria.
Chiarito che la sconfitta di stasera non è comunque imputabile al QB, che McCown sia un giocatore mediocre, o se preferite del tutto "normale" e senza particolari guizzi nè lampi di classe, lo sapevamo già. Proprio per questo sarebbe stato utile vedere in campo Glennon nelle restanti partite che ci separano dalla fine del campionato, ma ormai è inutile ripetere sempre gli stessi concetti. Lovie Smith vuole in campo McCown e così sia; i risultati sono sotto gli occhi di tutti...
E' un peccato, dicevo, che i Bucs non riescano a sfruttare fino in fondo Mike Evans e Vincent Jackson, una formidabile coppia di ricevitori, a cui si associa l'ancora acerbo - ma in costante crescita - TE Seferian-Jenkins. Con tre torri di questo calibro (e soprattutto di questa altezza e con queste mani) anche il terzo QB Mike Kafka non avrebbe problemi a recapitare loro il pallone.
Rimanendo all'attacco, ha esordito stasera il RB Charles Sims: alcuni movimenti sono sembrati interessanti, piedi veloci e mani buone non gli mancano, peccato per l'ingenuità tipica del rookie (quel fumble...) che gli ha un po' spezzato ritmo e fiducia. Rimanendo alle corse, non pervenuto o quasi Bobby Rainey, impiegato poco e senza successo. Ma che stasera il running game sia stato un fiasco lo dimostra il fatto che il miglior RB dei Bucs sia stato nientemeno che Josh McCown, con le sue 39 yards guadagnate più che altro per sfuggire ai sack della difesa avversaria...
Se l'attacco è stato poco produttivo, in difesa le cose sono andate ancora peggio. Zero pressione da parte di una linea inesistente, a cui si aggiunge una secondaria regolarmente battuta sul "terzo e lungo", Insomma la solita domenica degli orrori quando scende in campo una "D" che proprio non ce la fa a spezzare il ritmo degli attacchi avversari, e che - tra l'altro - non riesce a forzare mai un turnover nemmeno per sbaglio...
In quanto agli special team, non capisco se Koenen sia improvvisamente diventato il peggior punter della Lega o se sia il CS che gli impone di calciare punt di 25 yards; assurdo allontanare il pallone in quel modo, a quel punto tanto varrebbe giocarsi il quarto down alla mano...
E adesso, con un record di 1-8, il calendario prevede per Tampa Bay due trasferte consecutive, prima a Washington e poi a Chicago: due ottime possibilità per i Bucs per continuare la corsa verso l'unico obiettivo stagionale rimasto: strappare a Raiders e Jaguars la first pick overall del prossimo draft...! ;-(
venerdì 7 novembre 2014
Arriverà contro Atlanta la prima vittoria interna?
Domenica prossima arriverà al Raymond
James Stadium un avversario che – sulla carta – sembra la "vittima" ideale per consentire ai Buccaneers di infrangere il tabù
casalingo, dato che nelle quattro partite sin qui disputate dalla squadra di Lovie Smith sul proprio terreno di gioco sono arrivate altrettante sconfitte, più o meno nette, ma sempre e
solo L.
Atlanta, dicevamo, è una squadra che
sta attraversando un periodo nerissimo, e ad un inizio brillante di
campionate (due vittorie - contro NO e TB - nelle prime tre partite) sono seguite ben 5 sconfitte
consecutive. I Falcons si trovano dunque in una spirale negativa,
culminata con l'ultimo KO, la beffa di Wembley, partita in cui Atlanta
si è fatta superare all'ultimo secondo da Detroit dopo che Ryan e
soci sembravano avere già ampiamente il match in tasca.
Domenica si affronteranno dunque due
squadre del medesimo – assai scarso – livello ma i Bucs avranno
una motivazione supplementare per arrivare alla vittoria: vendicare
l'onta subìta al Georgia Dome lo scorso 18 settembre, quando in
quell'orribile match Atlanta disintegrò Tampa Bay per 56-14,
costringendo i Bucs - e i pochi tifosi in Red and Pewter che
seguirono quel "monologo" dei Falcons dagli spalti – ad uscire
dallo stadio a testa bassa.
Non voglio neppure prendere in
considerazione l'ipotesi che i Bucs non riescano a vincere neanche
questa partita, contro avversari ampiamente alla portata; a maggior
ragione adesso, che a guidare la squadra c'è Josh McCown, lui sì
uno a cui affidarsi se si è a tutti i costi in cerca della vittoria, vero Lovie...?!
Facili ironie a parte, c'è però da
segnalare che l'infermeria dei Bucs è ancora abbastanza affollata;
sia il RB Doug Martin che il LT Anthony Collins rischiano infatti
seriamente di saltare la seconda partita consecutiva a causa dei
rispettivi problemi fisici a caviglia (Martin) e piede (Collins), ed è incerta anche la presenza del CB Alterraun Verner (hamstirng).
Dovrebbe però fare finalmente il suo
esordio il rookie RB Charles Sims, ormai guarito dal KO rimediato in
preseason alla caviglia, mentre nella delicata posizione di LT verrà
confermato Oniel Cousins, a sorpresa autore di una buona prestazione
in un ruolo per lui inedito (essendo una Guardia) domenica scorsa
a Cleveland.
giovedì 6 novembre 2014
Lovie Smith spiega (o cerca di spiegare) il cambio di QB
A partire dal match di domenica prossima in programma al RJS contro gli Atlanta Falcons, quando i Bucs saranno chiamati a vincere la loro prima partita casalinga dell'anno contro un avversario tutt'altro che irresistibile e a "vendicare" l'umiliante sconfitta (14-56) subita al Georgia Dome nella gara di "andata" dello scorso 18 settembre, il QB starter di Tampa Bay sarà Josh McCown, promosso titolare dall'HC in sostituzione di Mike Glennon.
Lovie Smith ha cercato di spiegare per quale motivo abbia deciso di panchinare un giovane prospetto emergente come Mike Glennon, dopo una stagione in cui il Giraffone aveva mostrato confortanti segnali di crescita rispetto alla sua stagione da rookie (match di Clevelnad a parte), a favore di uno stagionato veterano, che in quasi 13 stagioni di NFL non ha mai giocato ad alto livello, eccezion fatta per una manciata di partite.
Lovie , in sintesi, ha detto che l'unica cosa che adesso conta è vincere, e a suo avviso McCown offre più garanzie per arrivare alla W che non Glennon. Queste le parole dell'HC tratte dal sito ufficiale:
"We’re trying to win football games; it’s as simple as that," said Smith. "I think it’s the same with every position: You look at the production and what we’re getting at the time. I think we need better play at the quarterback position right now. So you start with that. Then I’m going to go back – [McCown] was our starter before an injury. You need a little boost. And it’s like that with all positions. If the play isn’t what we think it should be, we’re going to look and see if there’s another option that we can look at. That’s where we’re at right now."
In realtà, il buon Lovie mente sapendo di mentire: perché chiaramente Josh McCown non ha certo la stoffa del giocatore di classe in grado di offrire più garanzie di quante ne possa offrire non solo Glennon ma qualsiasi altro QB di media qualità.
Purtroppo basta scorrere il curriculum di Josh McCown per rendersi conto che ci troviamo di fronte a un giocatore che non c'entra nulla con il football di alto livello; ottimo backup, buon rincalzo, giocatore da utilizzare in caso di necessità, ma non certo lo "starter" indiscusso a cui affidarsi se si nutrono ambizioni importanti.
Poi mi rendo perfettamente conto che Smith deve per forza di cose preferire il veterano che lui ha voluto portare a Tampa nella scorsa free agency offrendogli uno sconsiderato contratto biennale da 10 milioni di dollari, anziché il ragazzo al secondo anno anno che altri (Schiano e Dominik) avevano scelto.
Lovie Smith è sempre stato un coach "solido" le cui squadre magari non si sono mai distinte per un football brillante e spettacolare ma comunque sempre produttivo ed efficace, basato su difese dominanti, un ottimo gioco su corsa, insomma un football un po "old school" ma ancora in grado di essere vincente. E Lovie mi è sempre sembrato una persona dotata di molto buon senso, capace di scegliere sempre con estrema saggezza.
Ecco, la mia domanda è questa: non è che per caso quello che è arrivato a Tampa lo scorso gennaio è il fratello gemello di Lovie Smith?! No, perché ne avesse azzeccata una il buon Lovie, da quando è diventato HC dei Bucs...! ;-(
Sto ovviamente scherzando, non prendetemi troppo alla lettera. Però che Josh McCown possa essere la soluzione per trasformare i Bucs in un team vincente e soprattutto che a questo punto della stagione, con un record di 1-7, sia la spasmodica ricerca della W la cosa più importante di tutte, proprio non si può sentire.
Perché adesso, caro Lovie, la cosa più importante non è concludere la stagione con un record di 5-11 anziché di 3-13, ma cercare di capire chi tra i giocatori attualmente a roster meriti di rimanere a Tampa anche l'anno prossimo, quando si spera che i Bucs torneranno ad essere un team competitivo, non più la squadra-barzelletta dll'NFL.
Josh McCown potrà anche vincerle tutte da qui alla fine della stagione - sono il primo ad augurarglielo, magari accadesse davvero! - ma questo non cambierebbe nulla nelle strategie future dei Bucs, che comunque non farebbero i playoff nemmeno se arrivasse una striscia di W e che di certo non potranno riproporre nel 2015 come QB starter nè un Josh McCown a fine carriera nè un Mike Glennon ormai bruciato e che comunque a Smith non dà alcuna fiducia. E con tutte le voragini che abbiamo in tanti reparti, l'ultima cosa di cui avevamo bisogno era quella di dover utilizzare una scelta importante del prossimo draft per andare su un QB, come invece a questo punto saremo quasi inevitabilmente costretti a fare...
Lovie Smith ha cercato di spiegare per quale motivo abbia deciso di panchinare un giovane prospetto emergente come Mike Glennon, dopo una stagione in cui il Giraffone aveva mostrato confortanti segnali di crescita rispetto alla sua stagione da rookie (match di Clevelnad a parte), a favore di uno stagionato veterano, che in quasi 13 stagioni di NFL non ha mai giocato ad alto livello, eccezion fatta per una manciata di partite.
Lovie , in sintesi, ha detto che l'unica cosa che adesso conta è vincere, e a suo avviso McCown offre più garanzie per arrivare alla W che non Glennon. Queste le parole dell'HC tratte dal sito ufficiale:
"We’re trying to win football games; it’s as simple as that," said Smith. "I think it’s the same with every position: You look at the production and what we’re getting at the time. I think we need better play at the quarterback position right now. So you start with that. Then I’m going to go back – [McCown] was our starter before an injury. You need a little boost. And it’s like that with all positions. If the play isn’t what we think it should be, we’re going to look and see if there’s another option that we can look at. That’s where we’re at right now."
In realtà, il buon Lovie mente sapendo di mentire: perché chiaramente Josh McCown non ha certo la stoffa del giocatore di classe in grado di offrire più garanzie di quante ne possa offrire non solo Glennon ma qualsiasi altro QB di media qualità.
Purtroppo basta scorrere il curriculum di Josh McCown per rendersi conto che ci troviamo di fronte a un giocatore che non c'entra nulla con il football di alto livello; ottimo backup, buon rincalzo, giocatore da utilizzare in caso di necessità, ma non certo lo "starter" indiscusso a cui affidarsi se si nutrono ambizioni importanti.
Poi mi rendo perfettamente conto che Smith deve per forza di cose preferire il veterano che lui ha voluto portare a Tampa nella scorsa free agency offrendogli uno sconsiderato contratto biennale da 10 milioni di dollari, anziché il ragazzo al secondo anno anno che altri (Schiano e Dominik) avevano scelto.
Lovie Smith è sempre stato un coach "solido" le cui squadre magari non si sono mai distinte per un football brillante e spettacolare ma comunque sempre produttivo ed efficace, basato su difese dominanti, un ottimo gioco su corsa, insomma un football un po "old school" ma ancora in grado di essere vincente. E Lovie mi è sempre sembrato una persona dotata di molto buon senso, capace di scegliere sempre con estrema saggezza.
Ecco, la mia domanda è questa: non è che per caso quello che è arrivato a Tampa lo scorso gennaio è il fratello gemello di Lovie Smith?! No, perché ne avesse azzeccata una il buon Lovie, da quando è diventato HC dei Bucs...! ;-(
Sto ovviamente scherzando, non prendetemi troppo alla lettera. Però che Josh McCown possa essere la soluzione per trasformare i Bucs in un team vincente e soprattutto che a questo punto della stagione, con un record di 1-7, sia la spasmodica ricerca della W la cosa più importante di tutte, proprio non si può sentire.
Perché adesso, caro Lovie, la cosa più importante non è concludere la stagione con un record di 5-11 anziché di 3-13, ma cercare di capire chi tra i giocatori attualmente a roster meriti di rimanere a Tampa anche l'anno prossimo, quando si spera che i Bucs torneranno ad essere un team competitivo, non più la squadra-barzelletta dll'NFL.
Josh McCown potrà anche vincerle tutte da qui alla fine della stagione - sono il primo ad augurarglielo, magari accadesse davvero! - ma questo non cambierebbe nulla nelle strategie future dei Bucs, che comunque non farebbero i playoff nemmeno se arrivasse una striscia di W e che di certo non potranno riproporre nel 2015 come QB starter nè un Josh McCown a fine carriera nè un Mike Glennon ormai bruciato e che comunque a Smith non dà alcuna fiducia. E con tutte le voragini che abbiamo in tanti reparti, l'ultima cosa di cui avevamo bisogno era quella di dover utilizzare una scelta importante del prossimo draft per andare su un QB, come invece a questo punto saremo quasi inevitabilmente costretti a fare...
mercoledì 5 novembre 2014
Panchinato Glennon, McCown di nuovo titolare
Lovie Smith ha deciso: sarà dunque Josh McCown il QB starter dei Bucs nella partita di domenica contro Atlanta: panchinato il secondo anno Mike Glennon, e avanti tutta con il veteranissimo 35enne ormai a fine carriera...
Tornare a McCown è una scelta miope e senza logica, come ho già ampiamente scritto ieri. Mi sembra quasi una mossa della disperazione, come se Smith fosse più interessato a portare a casa qualche W quest'anno (cosa ormai del tutto inutile, essendo la stagione già andata...) invece che pianificare per il futuro, e questo è un pessimo segno.
Potrebbe avere un senso andare su McCown, un veterano di lunga esperienza a cui sono rimasti da spendere gli ultimi spiccioli di una mediocre carriera, se i Bucs fossero in lotta per i playoff e si ritenesse che un 35enne potesse garantire più affidabilità di un giocatore al secondo anno.
Ma nella situazione attuale, cambierebbe qualcosa chiudere la stagione con un record di 5-11 anziché di 3-13? Non sarebbe meglio valutare fino in fondo il potenziale di Glennon, che a Cleveland – è vero – ha giocato malissimo, ma che per esempio ci ha fatto vincere a Pittsburgh, campo mille volte più difficile da espugnare che quello dei Browns, tanto per dirne una...
Senza dimenticare poi quale è stato il rendimento di McCown prima dell’infortunio che lo ha tenuto fuori per oltre un mese; nelle tre partite in cui McCown ha guidato i Bucs alla sconfitta (contro Panthers, Rams e Falcons, non proprio tre squadroni) Josh ha fornito un rendimento analogo a quello di Glennon a Cleveland, se non peggiore.
Chiarisco che non sono un "fan" di Glennon: sono un tifoso dei Bucs. E questa scelta non mi sembra di alcuna utilità per la squadra, anche perché lasciandolo a marcire sulla sideline non sapremo mai se il secondo anno di NC State sia un giocatore su cui puntare per il futuro oppure no.
E al prossimo draft cosa faremo, andremo sull’ennesimo franchise QB, nonostante le mille voragini in quasi tutti gli altri reparti della squadra? Oppure anche nel 2015 il QB starter sarà McCown, forte di un (assurdo) biennale da 10 milioni di dollari fattogli firmare nella scorsa free agency, che è stato poi il primo di una lunga serie di errori da parte dell’attuale HC?
Davvero una mossa che non condivido, e di cui faccio fatica a comprendere le effettive ragioni.
Tornare a McCown è una scelta miope e senza logica, come ho già ampiamente scritto ieri. Mi sembra quasi una mossa della disperazione, come se Smith fosse più interessato a portare a casa qualche W quest'anno (cosa ormai del tutto inutile, essendo la stagione già andata...) invece che pianificare per il futuro, e questo è un pessimo segno.
Potrebbe avere un senso andare su McCown, un veterano di lunga esperienza a cui sono rimasti da spendere gli ultimi spiccioli di una mediocre carriera, se i Bucs fossero in lotta per i playoff e si ritenesse che un 35enne potesse garantire più affidabilità di un giocatore al secondo anno.
Ma nella situazione attuale, cambierebbe qualcosa chiudere la stagione con un record di 5-11 anziché di 3-13? Non sarebbe meglio valutare fino in fondo il potenziale di Glennon, che a Cleveland – è vero – ha giocato malissimo, ma che per esempio ci ha fatto vincere a Pittsburgh, campo mille volte più difficile da espugnare che quello dei Browns, tanto per dirne una...
Senza dimenticare poi quale è stato il rendimento di McCown prima dell’infortunio che lo ha tenuto fuori per oltre un mese; nelle tre partite in cui McCown ha guidato i Bucs alla sconfitta (contro Panthers, Rams e Falcons, non proprio tre squadroni) Josh ha fornito un rendimento analogo a quello di Glennon a Cleveland, se non peggiore.
Chiarisco che non sono un "fan" di Glennon: sono un tifoso dei Bucs. E questa scelta non mi sembra di alcuna utilità per la squadra, anche perché lasciandolo a marcire sulla sideline non sapremo mai se il secondo anno di NC State sia un giocatore su cui puntare per il futuro oppure no.
E al prossimo draft cosa faremo, andremo sull’ennesimo franchise QB, nonostante le mille voragini in quasi tutti gli altri reparti della squadra? Oppure anche nel 2015 il QB starter sarà McCown, forte di un (assurdo) biennale da 10 milioni di dollari fattogli firmare nella scorsa free agency, che è stato poi il primo di una lunga serie di errori da parte dell’attuale HC?
Davvero una mossa che non condivido, e di cui faccio fatica a comprendere le effettive ragioni.
martedì 4 novembre 2014
Il deludente bilancio della prima metà di stagione
Con la partita di domenica scorsa a
Cleveland si è chiusa la prima metà di questa – per ora assai
deludente – stagione 2014. I primi 8 match hanno fatto registrare
un record di 1-7 che potremmo definire orribile, se non fosse che
l'anno scorso a questo punto del campionato eravamo in una situazione
di classifica addirittura peggiore, sullo 0-8.
Ma al di là dei numeri (0-8 o 1-7,
poco cambia) il giudizio sulla prima metà di questa stagione non può
che essere negativo per quello che i Bucs hanno fatto vedere sul
terreno di gioco, con prestazioni largamente insufficienti di un po'
tutti i reparti: attacco, difesa, special team, difficile dire quale
settore, sino ad ora, abbia deluso di più...
Cerchiamo di fare un breve punto della
situazione per ciascuno dei tre reparti, anche in prospettiva di
quella che dovrà essere di conseguenza la strategia di GM e HC nel
corso di free agency e draft.
ATTACCO:
Se per quel che riguarda WR, TE e RB la
situazione - anche a medio-lungo termine - è più che discreta, più
articolato è il discorso per quel che riguarda quarterback e linea
offensiva.
E' Mike Glennon il giocatore su cui
puntare e a cui affidare anche l'anno prossimo la guida della
squadra?
Personalmente credo che un giudizio
potrà essere dato solo a fine anno, dopo che il giraffone da NC
State avrà disputato quantomeno altre 8 partite tra i PRO. In questa
stagione Glennon ha alternato prestazioni molto convincenti
(Pittsburgh) ad altre davvero modeste (Cleveland), ma ricordiamoci
che questo ragazzo riceve ogni domenica una protezione a dir poco
inadeguata dalla OL, il che non mi sembra proprio un dettaglio
secondario.
Reputerei invece una mossa miope e
senza senso da parte di Lovie Smith quella di riproporre Josh McCown
come QB starter. Forse (ma non credo) McCown da qui a fine anno
potrebbe far vincere ai Bucs una partita in più di Glennon, ma cosa
cambierebbe per la squadra? Nulla, perché nel migliore dei casi
chiuderemmo la stagione con un record di 4-12 anziché di 3-13 (sai
che differenza...) rimanendo però con il dubbio circa l'effettivo
valore di Mr. Giraffa. McCown è e resterà un giocatore mediocre ed
essendo per di più a fine carriera non può certo essere lui la
risposta per il futuro. Ritengo sia doveroso andare fino in fondo con
Glennon proprio per cercare di valutarne nel migliore dei modi
l'effettivo potenziale, ritornare a McCown mi sembrerebbe invece un
dannoso autogol da parte del nostro HC, davvero una mossa senza la
minima prospettiva e priva di logica.
Ad ogni modo, spero che a fine
campionato Licht e Smith prendano una decisione definitiva su
Glennon, a differenza di quanto non avvenne nella offseason del 2012,
quando Schiano confermò Freeman senza esserne minimamente convinto,
per poi “scaricarlo” a stagione 2013 appena iniziata, con le
disastrose conseguenze (per tutti: per la squadra, per Schiano, per
Freeman) che ben ricordiamo.
Se la situazione del QB è a mio avviso
ancora da definire, mi sembra invece sin troppo evidente che i Bucs
dovranno presentarsi alla stagione 2015 con una OL decisamente
diversa e molto più forte di quella schierata quest'anno. Come
minimo andranno inseriti – tra draft e free agency – due elementi
di valore, un Tackle e una Guardia in grado di elevarne il talento, e
poi si dovrà decidere cosa fare, ad esempio, di Logan Mankins,
veterano dal glorioso passato ma dal futuro inevitabilmente
declinante, il cui pesante contratto inciderebbe non poco sul salary
cap della prossima stagione.
DIFESA:
In queste prime 8 partite i punti fermi
della difesa dei Bucs sono stati due: il DT Gerald McCoy e il LB
Lavonte David, per il resto si fa fatica individuare qualche altre
elemento che abbia convinto pienamente, tra quelli a disposizione del
DC Frazier.
McCoy è stato appena confermato sino
al 2021, nella prossima offseason verrà verosimilmente prolungato
anche il contratto di David (che diventerebbe FA a fine del 2015)
dopodiché bisognerà intervenire in maniera massiccia soprattutto su
due settori specifici, linea e secondaria. La DL in questa prima metà
di stagione ha mostrato una cronica incapacità nel mettere pressione
sul QB avversario e una una volta raddoppiato o triplicato McCoy, il
gioco è fatto. Credo sia quindi necessario inserire un DE di alto
livello, se non due, perché ad oggi nessuno degli “end” a roster
offre garanzie di alcun tipo, al punto che sempre più spesso è
utilizzato un giocatore appena promosso dalla practice squad,
Jacquies Smith, il che la dice lunga sull'efficacia dei presunti
titolari (da Johnson a Gholston passando per Bowers).
A livello di LB bisognerà decidere
cosa fare con Mason Foster, che tra 8 partite sarà FA e che a mio
avviso andrebbe riconfermato, oltre a rinforzare il reparto specifico
se non altro per aumentarne la profondità, ridotta ai minimi termini
dopo la partenza di Casillas. Le rimanenti partite del 2014
serviranno anche per valutare nel migliore dei modi Danny Lansanah,
attualmente titolare più per mancanza di alternative che per
l'indiscusso valore.
Ma ancora più grande, in questa prima
metà di campionato, è la voragine che si è aperta nella
secondaria, un “buco nero” in cui tutti stanno giocando al di
sotto delle loro potenzialità (comprese le presunte stelle Verner a
Goldson) e in cui peraltro abbiamo appena perso Mark Barron, settima
scelta assoluta del draft del 2012, non proprio “uno dei tanti”.
Per la prossima stagione urgono una safety e un CB di buon livello,
sempre tenendo presente il notevole valore dei QB avversari che
giocano nella nostra division. Da qui a fine anno possiamo solo
sperare di limitare i danni e di non infrangere record negativi,
perché auspicare un'inversione di tendenza in un reparto già
modesto ed ora ulteriormente indebolito mi sembrerebbe un esercizio
di ottimismo eccessivo.
SPECIAL TEAM:
E' possibile pagare un punter oltre 3
milioni a stagione? La risposta è sì, visto che Michael Koenen ne
intasca circa 3,25 a campionato. Considerato il suo rendimento (più
che mediocre) spero sia il suo uno dei primi contratti a venire
ristrutturato nella prossima offeseason, mentre le rimanenti 8 gare
di quest'anno serviranno anche per capire se il kicker Murray sia un
giocatore affidabile che meriti la riconferma o meno. E poi sarà il
caso di acquisire un buon KR/PR, che in casa Bucs manca più o meno
dai tempi ormai abbastanza remoti di Michael Spurlock...
IN CONCLUSIONE...
Ci sarebbero tante cose da dire anche
sul coaching staff, che sino ad ora non ha fatto rendere al meglio il
materiale a disposizione, ma a Lovie Smith verrà sicuramente
concessa un'altra stagione, anche se il record finale di quest'anno
dovesse essere un deludente 3-13 o giù di lì.
Smith ha un curriculum importante e
merita un'altra chance, magari sarebbe opportuno - invece - vedere
qualche volto nuovo tra i vari assistenti e soprattutto acquisire un
vero Offensive Coordinator, dato che quest'anno i Bucs ne sono stati
privi per l'intera stagione a causa dei problemi di salute di
Tedford.
Di sicuro però il football odierno ha
tempi diversi da quello di vent'anni fa, oggi tutto viene “bruciato”
ai ritmi frenetici, HC compresi; e se nei primi anni '90 Sam Wyche,
per restare in casa Bucs, ebbe quattro anni di tempo per cercare
(invano) di sviluppare il suo football, dubito che oggi si possa
sperare di sopravvivere a due stagioni disastrose o comunque
ampiamente negative (Schiano docet).
Poi, naturalmente, queste sono tutte
chiacchiere dopo che è stata disputata solamente mezza stagione, e
magari nelle rimanenti 8 partite avverrà quel “turnaround” tanto
auspicato da Lovie Smith (e a cui ho il sospetto che creda solamente
il nostro HC, e forse nemmeno lui).
Personalmente - al di là delle W e
delle L – da qui a fine stagione mi accontenterei di vedere una
squadra in crescita (magari anche lenta, però costante) nel suo
complessivo rendimento, tosta, combattiva e concentrata per tutti i
60 minuti, il tutto in prospettiva del 2015 che dovrà
necessariamente essere – non si accettano più scuse – la
stagione in cui i Bucs smetteranno di essere la squadra-barzelletta
dell'NFL e, soprattutto, torneranno finalmente a vincere qualche
partita.
domenica 2 novembre 2014
Soliti Bucs, pasticcioni e perdenti
Evans e ASJ festeggiano in endzone. |
Un FG e un punt bloccati nella stessa partita (come perltro era già accaduto quest'anno contro i Rams), un paio di intercetti evitabili di Glennon, penalità sanguinose (quella di Gholston ha di fatto regalato 4 punti a Cleveland), insomma tutto il "menù" per far venire a noi tifosi il classico mal di fegato domenicale i ragazzi di Lovie Smith non se lo sono fatto mancare nemmeno oggi.
Peccato, perché per buona parte del match i Bucs erano sembrati in crescita rispetto alle ultime desolanti prestazioni contro Baltimore e Minneesota, eppure questa squadra proprio non ce la fa mantenere per tutti i 60 minuti la giusta concentrazione e ad evitare quegli errori inutili che - alla fine - fanno la differenza tra vittoria e sconfitta.
Qualche nota sui singoli; Glennon mi è parso piuttosto opaco e sebbene stasera abbia ricevuto una sufficiente protezione dalla linea - nonostante l'assenza di Collins - ha lanciato due brutti intercetti e nel drive finale non ha avuto la freddezza per guidare l'attacco in endzone. Miglior partita tra i PRO del rookie Mike Evans, 2TD e oltre 100 yards per lui, così come ottimo è stato il primo tempo del RB Rainey, poi scarsamente coinvolto nei rimanenti trenta minuti di partita.
Malissimo gli special team: al di là dei 2 FG non andati a segno (uno bloccato e uno sbagliato da Murray), non è possibile che per la seconda volta quest'anno gli avversari siano riusciti a bloccare due calci nella stessa partita.
Infine, la difesa: per buona parte del match la "D" ha giocato una partita intensa e tonica, peccato però che nei momenti cruciali si continuino a commettere ancora errori decisivi, ad esempio quando abbiamo consentito ai Browns - è accaduto anche stasera, e non è certo la prima volta quest'anno - di chiudere lunghissimi terzi down, riuscendo così a restituire ai nostri avversari anche fiducia e morale, oltre ai canonici ulteriori quattro tentativi.
Complessivamente, va rilevato che si sono visti miglioramenti rispetto ai recenti "tracolli", ma ancora non ci siamo; per uscire dal campo con la W occorrono ben altre prestazioni, tutta un'altra intensità e più o meno il doppio della concentrazione e della cattiveria viste in campo stasera da parte dei Bucs.
E la corsa verso la first pick overall prosegue...
sabato 1 novembre 2014
Tagliato Holliday, attivati Sims, Masifilo e Thigpen
Cominciamo dalle partenze: è durata pochissimo l'avventura in maglia Bucs di Trindon Holliday. Il PR/KR è stato infatti tagliato a causa di condizioni fisiche decisamente precarie e a riportare punt e kick-off, perlomeno a Cleveland, ci penseranno i due RB Bobby Rainey e Mike James.
Sono tre invece i nuovi giocatori inseriti a roster: come da pronostici è stato attivato dalla injured reserve "temporanea" il rookie RB Charles Sims, e non è escluso un suo impiego già a partire dal match con i Browns, se - come sembra probabile - i problemi alla caviglia impediranno a Doug Martin di scendere in campo.
Oltre all'inserimento di Sims, sono stati promossi dalla practice squad due giocatori: si tratta del DT Matthew Masifilo e del WR Marcus Thigpen, che andranno ad occupare a roster i due posti lasciati liberi ancora per un match da Bowers e Lane, entrambi squalificati per due partite a causa di uso di sostanze proibite.
Se Masifilo e Thigpen sono due rincalzi che difficilmente troveranno spazio, c'è invece una certa curiosità per vedere finalmente all'opera il rookie Sims, sempre ammesso che coach Lovie Smith intenda utilizzarlo già a partire da domani. Sempre contro i Browns potrebbe trovare finalmente un certo spazio anche un altro rookie, l'offensive lineman Kevin Pamphile, se il LT titolare Antonhy Collins sarà costretto ad assistere alla partita dalla sideline a causa di un infortunio al piede.
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