Il RB Mike James in azione |
Ha quasi del soprannaturale la capacità
da parte dei Tampa Bay Buccaneers edizione 2013 di riuscire a trovare,
in un modo o nell'altro, la strada che ogni maledetta domenica porta
inesorabilmente ad inanellare una sconfitta dietro l'altra.
Ieri, siamo riusciti a far riscrivere
ai Seahawks il proprio libro dei record: mai, in 38 anni di storia,
Seattle aveva rimontato un deficit di ventuno punti. Ma c'è sempre
una prima volta, e i Bucs sono riusciti anche in questa impresa,
consentendo a Wilson e soci di recuperare una partita che, a un
certo punto, sembrava indirizzata in maniera netta e decisa in favore
di Tampa Bay, e invece...
Ma andiamo con ordine: il primo tempo,
o meglio i primi ventotto minuti, sono stati giocati in maniera
direi quasi "entusiasmante" dai ragazzi in white and pewter. Il
rookie RB Mike James sembrava la bella copia di Doug Martin,
riuscendo ad ammassare yards su yards nei giochi di corsa, fino alla
ciliegina del terzo TD messo a segno dai Bucs, con un passaggino
proprio di Mike James, in semi-tuffo, che riusciva a trovare in
endzone il TE Crabtree, a sua volta semi-sdraiato, per la segnatura
del 21-0... sembrava di stare al circo, ma con i Bucs – per una
volta tanto – non nel ruolo dei clown ma in quello dei domatori che
tengono ben salde in mano le redini del comando...
E poi, Mike Glennon: nel primo tempo si
è ammirato un giocatore (a ragione lodatissimo dai commentatori
della FOX) che ha impressionato per precisione, capacità di trovare
il ricevitore libero anche sotto pressione, abilità nello sfuggire
alla difesa di Seattle, e con la freddezza necessaria
per tenere il campo come fosse un veterano reduce da mille battaglie.
In questa prima metà di partita, in
cui i Bucs sono stati agevolati anche da molte penalità commesse dai
Seahawks, aveva invece fatto un po' di fatica la difesa, soprattutto
a contenere le corse di Lynch. Va anche detto però che il
temutissimo QB Wilson era stato limitato più che bene, non solo per
l'ottimo intercetto messo a segno ai suoi danni da Mark Barron.
Considerata l'assenza di Goldson, il giudizio complessivo al termine
del primo tempo non poteva comunque che essere incoraggiante, sebbene
nel finale di frazione Seattle fosse riuscita ad entrare per la prima
volta in endzone.
Sembrava, insomma, che i Bucs
giocassero finalmente con scioltezza e senza paura, magari anche
osando al di là del lecito (l'onside kick a sorpresa, il TD pass di
James) però era la prima volta quest'anno che in campo c'era una "vera" squadra di football, tosta e in grado di tenere
ottimamente testa, non dimentichiamolo, a quella che forse è la
candidata principale a rappresentare l'NFC al prossimo Super Bowl.
Poi, il secondo tempo, che per i Bucs
2013 - ormai è acclarato - è sinonimo di "disfatta"...
Giù altre volte era accaduto di
assistere a secondi tempi orrendi, dopo trenta minuti incoraggianti
(mi riferisco soprattutto alle partite contro Arizona e
Philadelphia), ieri sera però si è andati decisamente oltre...
I Bucs, in pratica, hanno smesso di
giocare. L'attacco è diventato improduttivo e chiudere un down (non
dico mettere punti sul tabellone!) è diventata un'impresa titanica.
Mike James è stato utilizzato meno, Mike Glennon ha confermato la
tendenza ad andare in confusione quando il pallone inizia a pesare e si decide la partita, e la difesa – soprattutto sulle corse
ma non solo – è diventata un colabrodo, tagliata a fette senza la
minima difficoltà da Lynch e Wilson.
Senza l'intercetto di Tandy i Bucs non
sarebbero arrivati nemmeno al supplementare, ma ormai la partita era
segnata e a nulla è servita la bella giocata della safety che sostituiva Goldson, se non a rinviare una sentenza già scritta. Così
come a niente è valso avere l'ultimo possesso nei tempi
regolamentari ed il primo nell'overtime, situazioni queste che un
team "normale" giocherebbe con ben altro spirito e non con la
rassegnazione dei Bucs, che mai hanno dato l'impressione di crederci
veramente nella possibilità di arrivare a calciare il FG della vittoria. Ormai Tampa Bay era nel pallone, rassegnata
all'ennesima sconfitta e con la testa già negli spogliatoi.
L'epilogo, inevitabile, non poteva che essere il FG decisivo messo tra i pali da
parte dei nostri avversari, ovviamente al loro primo possesso del
supplementare.
Che cosa ci ha rivelato, che già non
sapessimo, il tracollo in quel di Seattle?
Credo che dalla debacle di ieri siano
arrivate da un lato delle conferme negative ma dall'altro anche
alcune interessanti indicazioni. Partiamo dai primi, e dunque dal
coaching staff: per quanto il CS si applichi, per quanto si sforzi di
invertire la rotta, per quanto si veda che Schiano, Sullivan,
Sheridan e Wannstedt cerchino di mescolare le carte per trovare la
formula vincente... ecco, nonostante tutto questo, dalla partita di
ieri è arrivata l'ennesima conferma: nei secondi tempi la nostra
squadra si scioglie e il CS, che magari nel corso della settimana ha
preparato la partita nel miglior dei modi, non è in grado di trovare
uno straccio di contromossa agli aggiustamenti avversari, e i Bucs
scompaiono – letteralmente – dal campo.
Poi, come dicevo nei giorni scorsi, li
possono licenziare adesso oppure attendere sino al termine della
stagione, ormai non fa più nemmeno una grande differenza. Ma mi pare
acquisito il fatto che questo CS abbia proprio degli evidenti quanto
gravi limiti, perché non è possibile che mai una volta – MAI! -
si riesca a ribaltare a nostro favore l'inerzia di una partita e che
sempre - SEMPRE! - nei secondi tempi delle partite Tampa Bay scompaia
dal campo e si faccia travolgere sempre e comunque, sia da squadre
modeste (Arizona) che di medio valore (Philadelphia) quanto di ottimo
livello (Seattle).
Ci sono anche alcune note positive,
comunque, da tenere presenti: il rookie RB Mike James, ad esempio, se
riuscirà a dare continuità alla partita di ieri potrebbe rivelarsi un "gioiellino" scovato al sesto giro del draft; ma anche qui, si
torna al CS: c'era bisogno di iper-utilizzare Martin, spremendolo
come un limone sino all'inevitabile infortunio, per scoprire che in
casa avevamo un giocatore in grado di tenere, ottimamente, il campo?
Non era il caso di fare giocare meno Martin e di più James,
alternando i due RB per avere sempre in campo forze fresche e di buon
valore? Domande retoriche, certo, però anche da queste cose emerge la responsabilità e l'inadeguatezza del
nostro CS circa la gestione del personale a disposizione...
Un altro rookie, Timothy Wrigh,t sta
rivelandosi un elemento prezioso, e la sua non semplice conversione
da WR a TE sembra sita dando buoni frutti. Un giocatore da osservare con interesse, dunque, benché.... provenga da Rutgers!
;-)
Infine, capitolo Mike Glennon. Il "compitino" lo sa fare nel migliore dei modi, e fino a quando non
c'è pressione, va tutto a meraviglia. C'è però un "piccolissimo" particolare: per essere un QB di alto livello in NFL, e soprattutto
per vincere le partite, contano e sono decisivi gli ultimi quindici,
di minuti... chiaramente il ragazzo è alle prime armi, gioca in un
team sostanzialmente allo sbando, e se poi - come ieri - il miglior
WR a disposizione gioca a nascondino (Vincent Jackson? Non pervenuto)
è ovvio che anche per Glennon diventi tutto più difficile. Vedremo
comunque, seguendolo con interesse e curiosità, cosa combinerà il
rookie da NC State da qui a fine stagione, e mentre le prossime otto
partite saranno (spero) ininfluenti per decidere il destino del CS
che riterrei già segnato, credo che i rimanenti match saranno
invece decisivi proprio per valutare nel migliore dei modi il
potenziale di alcuni ragazzi – Glennon, James e Wright su tutti – in
ottica “stagione 2014”...
Con grande amarezza temo che l'unico obiettivo al quale stiano puntando a One Buc Place sia la pick #1 al prossimo draft.
RispondiEliminaE la cosa che mi preoccupa è che non so ben decidere se sperare di sbagliarmi oppure no.
Troppo sconforto.
Credo che la first pick alla fine andrà ai Jaguars, che sono comunque un team a mio avviso decisamente più scarso dei Bucs attuali (i quali, in realtà, così tanto scarsi non sono.... sono allenati male e gestiti peggio, questo sì).
RispondiEliminaIn quanto al prossimo draft, io non ci riesco a sperare di perderle tutte da qui alla fine per pescare meglio ad aprile... e poi che tristezza, mettersi davanti al gamepass "gufando" la propria squadra, nella speranza di avere un draft migliore (quando,come è noto, il draft è una delle scienze più inesatte che esistano...).
L'importante, quello sì, sarà scegliere bene il nuovo HC, colui al quale dal prossimo mese di gennaio sarà affidato il compito di guidare i Bucs alla rinascita (sulla falsariga di quanto sta facendo Reid a KC, perché no...)....