lunedì 4 novembre 2013

Non basta neanche un +21 per la prima vittoria...

Il RB Mike James in azione
Ha quasi del soprannaturale la capacità da parte dei Tampa Bay Buccaneers edizione 2013 di riuscire a trovare, in un modo o nell'altro, la strada che ogni maledetta domenica porta inesorabilmente ad inanellare una sconfitta dietro l'altra.

Ieri, siamo riusciti a far riscrivere ai Seahawks il proprio libro dei record: mai, in 38 anni di storia, Seattle aveva rimontato un deficit di ventuno punti. Ma c'è sempre una prima volta, e i Bucs sono riusciti anche in questa impresa, consentendo a Wilson e soci di recuperare una partita che, a un certo punto, sembrava indirizzata in maniera netta e decisa in favore di Tampa Bay, e invece...

Ma andiamo con ordine: il primo tempo, o meglio i primi ventotto minuti, sono stati giocati in maniera direi quasi "entusiasmante" dai ragazzi in white and pewter. Il rookie RB Mike James sembrava la bella copia di Doug Martin, riuscendo ad ammassare yards su yards nei giochi di corsa, fino alla ciliegina del terzo TD messo a segno dai Bucs, con un passaggino proprio di Mike James, in semi-tuffo, che riusciva a trovare in endzone il TE Crabtree, a sua volta semi-sdraiato, per la segnatura del 21-0... sembrava di stare al circo, ma con i Bucs – per una volta tanto – non nel ruolo dei clown ma in quello dei domatori che tengono ben salde in mano le redini del comando...

E poi, Mike Glennon: nel primo tempo si è ammirato un giocatore (a ragione lodatissimo dai commentatori della FOX) che ha impressionato per precisione, capacità di trovare il ricevitore libero anche sotto pressione, abilità nello sfuggire alla difesa di Seattle, e con la freddezza necessaria per tenere il campo come fosse un veterano reduce da mille battaglie.

In questa prima metà di partita, in cui i Bucs sono stati agevolati anche da molte penalità commesse dai Seahawks, aveva invece fatto un po' di fatica la difesa, soprattutto a contenere le corse di Lynch. Va anche detto però che il temutissimo QB Wilson era stato limitato più che bene, non solo per l'ottimo intercetto messo a segno ai suoi danni da Mark Barron. Considerata l'assenza di Goldson, il giudizio complessivo al termine del primo tempo non poteva comunque che essere incoraggiante, sebbene nel finale di frazione Seattle fosse riuscita ad entrare per la prima volta in endzone.

Sembrava, insomma, che i Bucs giocassero finalmente con scioltezza e senza paura, magari anche osando al di là del lecito (l'onside kick a sorpresa, il TD pass di James) però era la prima volta quest'anno che in campo c'era una "vera" squadra di football, tosta e in grado di tenere ottimamente testa, non dimentichiamolo, a quella che forse è la candidata principale a rappresentare l'NFC al prossimo Super Bowl.

Poi, il secondo tempo, che per i Bucs 2013 - ormai è acclarato - è sinonimo di "disfatta"...

Giù altre volte era accaduto di assistere a secondi tempi orrendi, dopo trenta minuti incoraggianti (mi riferisco soprattutto alle partite contro Arizona e Philadelphia), ieri sera però si è andati decisamente oltre...

I Bucs, in pratica, hanno smesso di giocare. L'attacco è diventato improduttivo e chiudere un down (non dico mettere punti sul tabellone!) è diventata un'impresa titanica. Mike James è stato utilizzato meno, Mike Glennon ha confermato la tendenza ad andare in confusione quando il pallone inizia a pesare e si decide la partita, e la difesa – soprattutto sulle corse ma non solo – è diventata un colabrodo, tagliata a fette senza la minima difficoltà da Lynch e Wilson.

Senza l'intercetto di Tandy i Bucs non sarebbero arrivati nemmeno al supplementare, ma ormai la partita era segnata e a nulla è servita la bella giocata della safety che sostituiva Goldson, se non a rinviare una sentenza già scritta. Così come a niente è valso avere l'ultimo possesso nei tempi regolamentari ed il primo nell'overtime, situazioni queste che un team "normale" giocherebbe con ben altro spirito e non con la rassegnazione dei Bucs, che mai hanno dato l'impressione di crederci veramente nella possibilità di arrivare a calciare il FG della vittoria. Ormai Tampa Bay era nel pallone, rassegnata all'ennesima sconfitta e con la testa già negli spogliatoi. L'epilogo, inevitabile, non poteva che essere il FG decisivo messo tra i pali da parte dei nostri avversari, ovviamente al loro primo possesso del supplementare.

Che cosa ci ha rivelato, che già non sapessimo, il tracollo in quel di Seattle?

Credo che dalla debacle di ieri siano arrivate da un lato delle conferme negative ma dall'altro anche alcune interessanti indicazioni. Partiamo dai primi, e dunque dal coaching staff: per quanto il CS si applichi, per quanto si sforzi di invertire la rotta, per quanto si veda che Schiano, Sullivan, Sheridan e Wannstedt cerchino di mescolare le carte per trovare la formula vincente... ecco, nonostante tutto questo, dalla partita di ieri è arrivata l'ennesima conferma: nei secondi tempi la nostra squadra si scioglie e il CS, che magari nel corso della settimana ha preparato la partita nel miglior dei modi, non è in grado di trovare uno straccio di contromossa agli aggiustamenti avversari, e i Bucs scompaiono – letteralmente – dal campo.

Poi, come dicevo nei giorni scorsi, li possono licenziare adesso oppure attendere sino al termine della stagione, ormai non fa più nemmeno una grande differenza. Ma mi pare acquisito il fatto che questo CS abbia proprio degli evidenti quanto gravi limiti, perché non è possibile che mai una volta – MAI! - si riesca a ribaltare a nostro favore l'inerzia di una partita e che sempre - SEMPRE! - nei secondi tempi delle partite Tampa Bay scompaia dal campo e si faccia travolgere sempre e comunque, sia da squadre modeste (Arizona) che di medio valore (Philadelphia) quanto di ottimo livello (Seattle).

Ci sono anche alcune note positive, comunque, da tenere presenti: il rookie RB Mike James, ad esempio, se riuscirà a dare continuità alla partita di ieri potrebbe rivelarsi un "gioiellino" scovato al sesto giro del draft; ma anche qui, si torna al CS: c'era bisogno di iper-utilizzare Martin, spremendolo come un limone sino all'inevitabile infortunio, per scoprire che in casa avevamo un giocatore in grado di tenere, ottimamente, il campo? Non era il caso di fare giocare meno Martin e di più James, alternando i due RB per avere sempre in campo forze fresche e di buon valore? Domande retoriche, certo, però anche da queste cose emerge la responsabilità e l'inadeguatezza del nostro CS circa la gestione del personale a disposizione...

Un altro rookie, Timothy Wrigh,t sta rivelandosi un elemento prezioso, e la sua non semplice conversione da WR a TE sembra sita dando buoni frutti. Un giocatore da osservare con interesse, dunque, benché.... provenga da Rutgers! ;-)

Infine, capitolo Mike Glennon. Il "compitino" lo sa fare nel migliore dei modi, e fino a quando non c'è pressione, va tutto a meraviglia. C'è però un "piccolissimo" particolare: per essere un QB di alto livello in NFL, e soprattutto per vincere le partite, contano e sono decisivi gli ultimi quindici, di minuti... chiaramente il ragazzo è alle prime armi, gioca in un team sostanzialmente allo sbando, e se poi - come ieri - il miglior WR a disposizione gioca a nascondino (Vincent Jackson? Non pervenuto) è ovvio che anche per Glennon diventi tutto più difficile. Vedremo comunque, seguendolo con interesse e curiosità, cosa combinerà il rookie da NC State da qui a fine stagione, e mentre le prossime otto partite saranno (spero) ininfluenti per decidere il destino del CS che riterrei già segnato, credo che i rimanenti match saranno invece decisivi proprio per valutare nel migliore dei modi il potenziale di alcuni ragazzi – Glennon, James e Wright su tutti – in ottica “stagione 2014”...

2 commenti:

  1. Con grande amarezza temo che l'unico obiettivo al quale stiano puntando a One Buc Place sia la pick #1 al prossimo draft.
    E la cosa che mi preoccupa è che non so ben decidere se sperare di sbagliarmi oppure no.
    Troppo sconforto.

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  2. Credo che la first pick alla fine andrà ai Jaguars, che sono comunque un team a mio avviso decisamente più scarso dei Bucs attuali (i quali, in realtà, così tanto scarsi non sono.... sono allenati male e gestiti peggio, questo sì).

    In quanto al prossimo draft, io non ci riesco a sperare di perderle tutte da qui alla fine per pescare meglio ad aprile... e poi che tristezza, mettersi davanti al gamepass "gufando" la propria squadra, nella speranza di avere un draft migliore (quando,come è noto, il draft è una delle scienze più inesatte che esistano...).

    L'importante, quello sì, sarà scegliere bene il nuovo HC, colui al quale dal prossimo mese di gennaio sarà affidato il compito di guidare i Bucs alla rinascita (sulla falsariga di quanto sta facendo Reid a KC, perché no...)....

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