domenica 10 novembre 2013

#99: un numero in meno, una leggenda in più

Sapp con il Vince Lombardi Trophy
Domenica senza football per i Bucs, in attesa di scendere in campo nel Monday Night dell'11 novembre per il derby della Florida, che li vedrà opposti ai Miami Dolphins.

Non escluderei che prorio in questa partita possa arrivare la prima W del 2013; i Dolphins non sono proprio uno "squadrone", e poi stanno vivendo un periodo particolarmente "burrascoso" in seguito alle accuse di "bullismo" che hanno portato il caos nello spogliatoio di Miami. i Bucs, da parte loro, è vero che oltre ad essere una squadra modesta ed allenata male stanno perdendo anche i pezzi migliori (il WR Williams e il RB Martin su tutti) però sono reduci da una partita giocata (almeno per i primi due quarti) ad alto livello in quel di Seattle, e dunque contro Miami potrebbe essere davvero l'occasione per cancellare l'odioso "0" dalla casella delle W.

Ma la partita contro i Dolphins, qualunque sarà il risultato del match, offrirà comunque una "parentesi" molto importante, soprattutto per chi segue i Bucs da qualche tempo, ed ha avuto la fortuna di ammirare quel grandissimo Campione che è stato il DT #99 Warren Sapp...

L'indimenticato "QB Killa" verrà infatti celebrato nel corso dell'intervallo del Monday Night; il suo nome verrà inserito nel Ring of Honor dei Tampa Bay Buccaneers, consolidando la tradizione che dal 2009 prevede che in ogni stagione il nome di un grande ex Bucaniere venga apposto direttamente sugli spalti del Raymond James Stadium.
Il Ring of Honor dei Bucs, con i nomi - ad oggi - di Selmon, McKay, Giles e Gruber
Ma quest'anno non ci si limiterà ad inserire un nuovo giocatore nel RoH. L'onore che i Glazer hanno deciso di riservare a Warren Sapp va decisamente oltre, dato che - contestualmente - ci sarà anche il ritiro definitivo della maglia indossata nei suoi nove anni trascorsi a Tampa: il #99 non verrà mai più indossato da nessun altro, e Sapp è solamente il secondo giocatore (l'altro è Lee Roy Selmon, ed il 'suo' #63) a ricevere un simile importante riconoscimento.

Altri numeri (il 40 di Alstott, il 55 di Brooks, il 47 di Lynch e da quest'anno il 20 di Barber) non vengono generalmente assegnati ad altri giocatori, sebbene al momento nessuno di questi sia stato ancora "ufficialmente" ritirato; probabile che nei prossimi anni, mano a mano anche questi altri grandissimi verranno collocati nel RoH, anche ad essi venga riservato il medesimo trattamento (inserimento nel RoH + ritiro maglia).

Del resto, stiamo parlando di quel nucleo di immensi campioni che non solo condussero i Bucs sul tetto del mondo con la vittoria nel Super Bowl n.37, ma che per quasi un decennio contribuirono a mantenere stabilmente i Bucs al vertice dell'NFL, portando in particolare il reparto difensivo di Tampa Bay a un livello di eccellenza praticamente assoluta.

Gisuto dunque il ritiro della maglia di Sapp in occasione del suo ingresso nel Ring of honora, tra l'altro a pochi mesi di distanza dall'inserimento del giocatore nella Hall of Fame di Canton, questo sì il massimo riconoscimento assoluto per un giocatore di football.

Su Warren Sapp "fuori dal campo" e sulle sue vicissitudini che lo hanno portato in pratica alla "bancarotta" (ne parlammo già QUI) non dico altro, limitandomi a dire che il buon Warren e stato, e credo sia tutt'ora, una discreta "testa calda". Ma sul terreno di gioco, il DT #99 è stato semplicemente il numero uno, dominatore assoluto e in grado di fare reparto da solo. Inviterei chi oggi azzarda improbabili paragoni tra Warren Sapp e Gerald McCoy, ad andarsi a rivedere una qualsiasi delle partite giocate dal #99 in maglia Bucs, giusto per capire la differenza che passa tra Campionissimo (il #99) e buon giocatore (Geraldone nostro)....

Tutti in piedi, dunque, in doverosa "standing ovation " per uno dei più grandi giocatori che abbiano mai indossato la nostra maglia, contribuendo in maniera decisiva a trasformare i Tampa Bay Buccaneers da squadra barzelletta a team  dominante...!

venerdì 8 novembre 2013

Anche con Doug Martin arrivederci al 2014!

Il RB Doug Martin
Per fortuna, alla fine ha prevalso il buon senso. I Tampa Bay Buccaneers hanno finalmente deciso di porre fine alla stagione 2013 del RB Doug Martin, inserendolo nella Injured Reserve.

L'ipotesi (a mio avviso assurda) di forzarne il rientro nel corso dell'attuale campionato, più volte avanzata dall'HC dei Bucs, non trova dunque seguito e l'appuntamento con un Doug Martin pienamente ristabilito dal serio infortunio alla spalla è rimandato al 2014, quando il giocatore sarà - si spera - recuperato al 100% per l'inizio del training camp.

Dopodiché, speriamo anche che il nuovo Capo Allenatore di Tampa Bay, chiunque egli sarà, abbia il buon senso di utilizzare Martin in maniera diversa da quanto fatto da Greg Schiano, che per una stagione e mezza ha spremuto il povero Doug esattamente come un limone.

Troppi, decisamente troppi i palloni affidati a Martin, non certo un "bisonte" alla Jerome Bettis, utilizzandolo talvolta anche come ricevitore (e proprio in questo modo il povero Doug ci ha rimesso la spalla, in quel di Atlanta), tutto questo con la conseguenza non secondaria - oltre ad avere spianato la strada all'infortunio di Doug - di non avere valorizzato minimamente altri interessanti RB presenti nel roster dei Bucs, su tutti il rookie Mike James ma anche il velocissimo "sprinter" Jeff Demps, peraltro anch'egli finito in IR.

L'ultimo dei lungodegenti ancora in attesa di finire in IR è dunque Carl Nicks e presumo che anche per lui la stagione 2013 possa terminare presto in maniera ufficiale, per consentirgli di recuperare nel migliore dei modi e farsi trovare pronto per il prossimo TC. 

Infine, da segnalare che il posto lasciato libero da Doug Martin nel roster dei 53 giocatori dei Bucs è stato preso da un LB, Ka'lial Glaud, un undrafted rookie con un passato al college - ma chi l'avrebbe mai detto! - con i Rutgers Scarlet Knights...

giovedì 7 novembre 2013

Jeff Demps in IR, firmato McDougald (safety)

Il RB Jeff Demps
Jeff Demps è il primo dei tre infortunati "lungodegenti" dei Bucs (gli altri due sono il RB Doug Martin e la G Carl Nicks) a terminare ufficialmente e in anticipo la stagione 2013.

Demps è stato inserito in IR, dunque è esclusa ogni  possibilità di rivedere in campo nel corso dell'attuale stagione il velocissimo sprinter che, seppur impiegato pochissimo, aveva fatto intravedere alcune interessanti potenzialità. Se ne riparlerà l'anno prossimo...

E speriamo che anche Nicks e Martin vengano inseriti in IR: non avrebbe alcun senso forzare il loro rientro per le ultime, ormai del tutto inutili, partite di questo campionato. Voglio sperare che anche il CS si renda conto dell'inutilità della cosa, e sia consapevole che un recupero forzato potrebbe solo avere risvolti negativi.

Proprio perché Nicks e Martin, ancora più di Demps, sono giocatori di fondamentale importanza per Tampa Bay anche in prospettiva futura, è essenziale che entrambi recuperino dai rispettivi infortuni nel migliore dei modi, per ritrovarli abili e arruolabili all'inizio del prossimo training camp.

Il posto di Jeff Demps nel roster dei 53 è stato preso dalla safety 22enne Bradley McDougald, tagliato da Kansas City con cui aveva giocato una sola partita nel corso dell'attuale campionato, dopo essere stato firmato dai Chiefs come undrafted rookie.

mercoledì 6 novembre 2013

Greg Schiano in difesa di Mike Glennon

Greg Schiano e Mike Glennon
In attesa del match di lunedì prossimo, che vedrà i Bucs e i Dolphins sfidarsi in un monday night che probabilmente offrirà nell'intervallo i suoi momenti più interessanti, con il ritiro della maglia di Warren Sapp e l'introduzione del #99 nel Ring of Honor di Tampa Bay, sono da registrare alcune dichiarazioni di Greg Schiano in difesa del QB Mike Glennon.

Schiano difende l'operato di Glennon, e quanto fatto vedere sin qui dal rookie di NC State. Così facendo Schiano difende in pratica se stesso, visto che il rischio di affidarsi a un QB rookie entrato in NFL senza che su di lui ci fossero grandi aspettative, è stato un azzardo non da poco, e che - per ora - non sta dando i frutti sperati.

Glennon, ad essere onesti, non è che stia giocando male nè sta facendo rimpiangere lo spento Freeman delle ultime stagioni; il punto è che Mike, nelle partite sin qui disputate, sembra soffrire dello stesso malessere di cui soffre l'intera squadra, ossia quello di "scomparire" nei momenti decisivi del match, ed in particolare nei finali di partita quando tra riuscire a conquistare un primo down o fallire la conversione di un terzo o di un quarto tentativo c'è tutta la differenza tra una vittoria e una sconfitta.

Emblematica, a questo proposito, è stata la partita di Seattle, che Glennon ha giocato in maniera fenomenale per i primi due quarti, dimostrando però di non essere (non ancora, perlomeno) in grado di caricarsi la quadra sulle spalle e condurla alla vittoria nei momenti cruciali del match, in quei drive finali cui la palla pesa un quintale e diventa difficilissimo trovare i propri ricevitori...

Schiano però si dice soddisfatto del rendimento del suo QB rookie e ritiene che Glennon abbia fatto vedere, sin qui, cose molto interessanti;  ecco le sue parole, in difesa del "pennellone" #8, tratte dal Tampa Bay Times:
"I think he's more than managing. That game manager thing is kind of a left-handed compliment a lot of times for a quarterback," Schiano said Monday, looking back on his team's 27-24 overtime loss at Seattle. "He's doing a heck of a lot more than that."

Limitandosi alle statistiche (che andrebbero però "interpretate", oltre che "snocciolate"), tra tutti i QB scelti nell'ultimo draft solo Geno Smith ha lanciato tanti TD pass quanti Glennon (8) ma se il QB dei Jets ha lanciato anche 13 intercetti, Glennon si ferma invece a quota 3, due dei quali nel match d'esordio contro Arizona. In quanto alla percentuali di passaggi completati, quella di Glennon non è esaltante (60,3) ma comunque migliore rispetto a quella di altri QB rookie (Smith si ferma a 58,1 e Manuel a 56,7).

Glennon, inoltre, potrebbe riscrivere un paio di record di squadra dei Tampa Bay Buccaneers che al momento appartengono a Josh Freeman e cioè numero di TD pass lanciati da un QB rookie (10 TD pass per Josh) e yards lanciate (1.855 per Freeman contro le attuali 1.155 di Glennon, che ha davanti a sè ancora otto partite per superare entrambi questi record).

Tornando alle parole di Schiano, l'HC dei Bucs ha poi sottolineato la prova di carattere di Glennon che ha tenuto il campo senza farsi intimorire dal pubblico, in un ambiente particolarmente ostile come quello di Seattle:
"I thought going into that environment, was veteran-like. Not at all intimidated," Schiano said. "I thought he did a very good job. A quarterback rating above 120. Those are things that are getting us excited and encouraged. Three games without an interception, that's what we have to do, that's how we have to play the game. I'm mad at myself for not getting us there sooner."

In soccorso di Mike Glennon arriva anche il TE Timothy Wright, una delle poche note liete di questi Bucs edizione 2013:
"I think he's doing a great job," Wright said. "When I first met him at rookie minicamp, I looked at him the same way I'm looking at him now. Very poised quarterback, plays well above his classification as being a rookie. He's not a vet yet, but he carries the team, carries the offense like a vet. He's doing a great job with keeping us settled in the huddle. He did a great job with crowd noise this past Sunday. Those type of things would probably get another rookie unsettled."

Al di là delle parole (di circostanza) di HC e compagni di squadra, sarà molto interessante vedere come se la caverà Glennon da qui alla fine della regular season. Anche perché dal suo rendimento credo dipenderanno le decisioni dei Bucs al prossimo draft, se andare cioè su uno dei talentuosi ed interessanti QB che saranno disponibili il prossimo aprile o se invece puntare su Glennon come QB starter anche nel 2014, utilizzando le scelte del dradft per irrobustire i tanti reparti (in primis linea difensiva ma anche linea offensiva) che necessitano di innesti importanti e talentuosi. 

lunedì 4 novembre 2013

Non basta neanche un +21 per la prima vittoria...

Il RB Mike James in azione
Ha quasi del soprannaturale la capacità da parte dei Tampa Bay Buccaneers edizione 2013 di riuscire a trovare, in un modo o nell'altro, la strada che ogni maledetta domenica porta inesorabilmente ad inanellare una sconfitta dietro l'altra.

Ieri, siamo riusciti a far riscrivere ai Seahawks il proprio libro dei record: mai, in 38 anni di storia, Seattle aveva rimontato un deficit di ventuno punti. Ma c'è sempre una prima volta, e i Bucs sono riusciti anche in questa impresa, consentendo a Wilson e soci di recuperare una partita che, a un certo punto, sembrava indirizzata in maniera netta e decisa in favore di Tampa Bay, e invece...

Ma andiamo con ordine: il primo tempo, o meglio i primi ventotto minuti, sono stati giocati in maniera direi quasi "entusiasmante" dai ragazzi in white and pewter. Il rookie RB Mike James sembrava la bella copia di Doug Martin, riuscendo ad ammassare yards su yards nei giochi di corsa, fino alla ciliegina del terzo TD messo a segno dai Bucs, con un passaggino proprio di Mike James, in semi-tuffo, che riusciva a trovare in endzone il TE Crabtree, a sua volta semi-sdraiato, per la segnatura del 21-0... sembrava di stare al circo, ma con i Bucs – per una volta tanto – non nel ruolo dei clown ma in quello dei domatori che tengono ben salde in mano le redini del comando...

E poi, Mike Glennon: nel primo tempo si è ammirato un giocatore (a ragione lodatissimo dai commentatori della FOX) che ha impressionato per precisione, capacità di trovare il ricevitore libero anche sotto pressione, abilità nello sfuggire alla difesa di Seattle, e con la freddezza necessaria per tenere il campo come fosse un veterano reduce da mille battaglie.

In questa prima metà di partita, in cui i Bucs sono stati agevolati anche da molte penalità commesse dai Seahawks, aveva invece fatto un po' di fatica la difesa, soprattutto a contenere le corse di Lynch. Va anche detto però che il temutissimo QB Wilson era stato limitato più che bene, non solo per l'ottimo intercetto messo a segno ai suoi danni da Mark Barron. Considerata l'assenza di Goldson, il giudizio complessivo al termine del primo tempo non poteva comunque che essere incoraggiante, sebbene nel finale di frazione Seattle fosse riuscita ad entrare per la prima volta in endzone.

Sembrava, insomma, che i Bucs giocassero finalmente con scioltezza e senza paura, magari anche osando al di là del lecito (l'onside kick a sorpresa, il TD pass di James) però era la prima volta quest'anno che in campo c'era una "vera" squadra di football, tosta e in grado di tenere ottimamente testa, non dimentichiamolo, a quella che forse è la candidata principale a rappresentare l'NFC al prossimo Super Bowl.

Poi, il secondo tempo, che per i Bucs 2013 - ormai è acclarato - è sinonimo di "disfatta"...

Giù altre volte era accaduto di assistere a secondi tempi orrendi, dopo trenta minuti incoraggianti (mi riferisco soprattutto alle partite contro Arizona e Philadelphia), ieri sera però si è andati decisamente oltre...

I Bucs, in pratica, hanno smesso di giocare. L'attacco è diventato improduttivo e chiudere un down (non dico mettere punti sul tabellone!) è diventata un'impresa titanica. Mike James è stato utilizzato meno, Mike Glennon ha confermato la tendenza ad andare in confusione quando il pallone inizia a pesare e si decide la partita, e la difesa – soprattutto sulle corse ma non solo – è diventata un colabrodo, tagliata a fette senza la minima difficoltà da Lynch e Wilson.

Senza l'intercetto di Tandy i Bucs non sarebbero arrivati nemmeno al supplementare, ma ormai la partita era segnata e a nulla è servita la bella giocata della safety che sostituiva Goldson, se non a rinviare una sentenza già scritta. Così come a niente è valso avere l'ultimo possesso nei tempi regolamentari ed il primo nell'overtime, situazioni queste che un team "normale" giocherebbe con ben altro spirito e non con la rassegnazione dei Bucs, che mai hanno dato l'impressione di crederci veramente nella possibilità di arrivare a calciare il FG della vittoria. Ormai Tampa Bay era nel pallone, rassegnata all'ennesima sconfitta e con la testa già negli spogliatoi. L'epilogo, inevitabile, non poteva che essere il FG decisivo messo tra i pali da parte dei nostri avversari, ovviamente al loro primo possesso del supplementare.

Che cosa ci ha rivelato, che già non sapessimo, il tracollo in quel di Seattle?

Credo che dalla debacle di ieri siano arrivate da un lato delle conferme negative ma dall'altro anche alcune interessanti indicazioni. Partiamo dai primi, e dunque dal coaching staff: per quanto il CS si applichi, per quanto si sforzi di invertire la rotta, per quanto si veda che Schiano, Sullivan, Sheridan e Wannstedt cerchino di mescolare le carte per trovare la formula vincente... ecco, nonostante tutto questo, dalla partita di ieri è arrivata l'ennesima conferma: nei secondi tempi la nostra squadra si scioglie e il CS, che magari nel corso della settimana ha preparato la partita nel miglior dei modi, non è in grado di trovare uno straccio di contromossa agli aggiustamenti avversari, e i Bucs scompaiono – letteralmente – dal campo.

Poi, come dicevo nei giorni scorsi, li possono licenziare adesso oppure attendere sino al termine della stagione, ormai non fa più nemmeno una grande differenza. Ma mi pare acquisito il fatto che questo CS abbia proprio degli evidenti quanto gravi limiti, perché non è possibile che mai una volta – MAI! - si riesca a ribaltare a nostro favore l'inerzia di una partita e che sempre - SEMPRE! - nei secondi tempi delle partite Tampa Bay scompaia dal campo e si faccia travolgere sempre e comunque, sia da squadre modeste (Arizona) che di medio valore (Philadelphia) quanto di ottimo livello (Seattle).

Ci sono anche alcune note positive, comunque, da tenere presenti: il rookie RB Mike James, ad esempio, se riuscirà a dare continuità alla partita di ieri potrebbe rivelarsi un "gioiellino" scovato al sesto giro del draft; ma anche qui, si torna al CS: c'era bisogno di iper-utilizzare Martin, spremendolo come un limone sino all'inevitabile infortunio, per scoprire che in casa avevamo un giocatore in grado di tenere, ottimamente, il campo? Non era il caso di fare giocare meno Martin e di più James, alternando i due RB per avere sempre in campo forze fresche e di buon valore? Domande retoriche, certo, però anche da queste cose emerge la responsabilità e l'inadeguatezza del nostro CS circa la gestione del personale a disposizione...

Un altro rookie, Timothy Wrigh,t sta rivelandosi un elemento prezioso, e la sua non semplice conversione da WR a TE sembra sita dando buoni frutti. Un giocatore da osservare con interesse, dunque, benché.... provenga da Rutgers! ;-)

Infine, capitolo Mike Glennon. Il "compitino" lo sa fare nel migliore dei modi, e fino a quando non c'è pressione, va tutto a meraviglia. C'è però un "piccolissimo" particolare: per essere un QB di alto livello in NFL, e soprattutto per vincere le partite, contano e sono decisivi gli ultimi quindici, di minuti... chiaramente il ragazzo è alle prime armi, gioca in un team sostanzialmente allo sbando, e se poi - come ieri - il miglior WR a disposizione gioca a nascondino (Vincent Jackson? Non pervenuto) è ovvio che anche per Glennon diventi tutto più difficile. Vedremo comunque, seguendolo con interesse e curiosità, cosa combinerà il rookie da NC State da qui a fine stagione, e mentre le prossime otto partite saranno (spero) ininfluenti per decidere il destino del CS che riterrei già segnato, credo che i rimanenti match saranno invece decisivi proprio per valutare nel migliore dei modi il potenziale di alcuni ragazzi – Glennon, James e Wright su tutti – in ottica “stagione 2014”...

sabato 2 novembre 2013

Il CB Danny Gorrer attivato dalla IR

Il CB Danny Gorrer
Di solito si deve dare notizia di giocatori dei Bucs che tristemente fanno il loro ingresso nella "Injured Reserve", il che significa fine della stagione e arrivederci (forse) all'anno prossimo.

Oggi, invece, la notizia è di segno opposto: il CB Danny Gorrer, il giocatore designato dai Bucs come colui che era inserito nella IR solo temporaneamente, è stato infatti "ripescato" e reinserito a roster. Dunque, se il CS lo riterrà pronto, il giocatore potrà scendere in campo domani nel proibitivo impegno che attende Tampa Bay nella fredda Seattle; come non bastasse la forza degli avversari, ci sarà anche un'escursione termica di circa venti gradi - in meno - passando dalla mite Florida al freddo e piovoso Stato di Washington, il che non aiuterà certo i ragazzi in Red and Pewter.

Per un CB che entra in squadra, Danny Gorrer, ecco un altro CB che viene tagliato per fargli posto nel roster dei 53: si tratta dell'ultima addizione, quel Bobby Felder messo sotto contratto pochi giorni fa e rimasto a One Buc Place per meno di una settimana.

Gorrer lo abbiamo visto in campo spesso lo scorso anno, in quella che è stata la peggiore secondaria di sempre nella storia dei Bucs; definirei Danny Gorrer niente più di un buon "gregario", un rincalzo da utilizzare nei momenti di bisogno che di sicuro non mancheranno nel match contro i Seahawks ed in cui servirà anche il contributo di Gorrer per cercare di limitare un attacco importante e pericoloso come quello guidato dal QB Russell Wilson.

Da ricordare comunque che l'attacco di Seattle dovrà fare a meno proprio di due dei suoi principali WR: sia Rice che Hervin sono infatti "out" e il pericolo principale a livello di ricevitori dovrebbe essere costituito da Golden Tate, su cui, visti i miglioramenti fisici di cui parlavamo ieri, dovrebbe fare attenta copertura a uomo il miglior CB a disposizione di Schiano, e cioè Darrelle Revis.

venerdì 1 novembre 2013

La difesa a zona e il ginocchio di Revis

Greg Schiano e Darrelle Revis
Il modo in cui è stato utilizzato fino ad ora Darrelle Revis dal CS dei Bucs, facendolo spesso difendere a zona anziché fargli marcare a uomo il WR più pericoloso della squadra avversaria, è stato oggetto di pesanti critiche, che forse ora trovano una spiegazione tutto sommato abbastanza logica.

Dalle colonne del Tampa Tribune, è lo stesso Revis a fare chiarezza sulla questione. In pratica, sono state le condizioni del ginocchio operato l'anno scorso a obbligare ad un utilizzo simile - e non particolarmente efficace - del giocatore. Ecco, sul'argomento, le parole di Darrelle:
“Earlier in the year, I didn’t have the explosion to play press; the receiver would just run the (vertical) 9-route on me and I didn’t have the stamina to do that play in and play out, especially playing press. I mean, you get physical up there playing press coverage and then actually just running. That’s running full speed — you and the receiver. I didn’t have that yet".
Ma se a inizio stagione le condizioni del ginocchio non consentivano a Revis di giocare con continuità marcando a uomo il WR avversario, ora le cose sembrano essere in netto miglioramento:
“I’m starting to get that back now, which is awesome because I like to be in receivers faces and try to put my hands on them and try to be physical with them.”

Già nel corso della partita contro Carolina, ad esempio, Revis ha spesso giocato (molto bene, peraltro) direttamente contro Steve Smith - il WR pericoloso dei Panthers - limitato nel migliore dei modi da Darrelle. E adesso, stando alle sue dichiarazioni, la situazione del suo ginocchio pare in constante progresso:
“Yeah, I’ve been feeling pretty good. I felt good the Carolina game, and I feel good this week in practice. I just got to keep on chopping at the wood. Eventually, I will get there. I do feel pretty good now, but you never know.”

Bene così, dunque, perché a Seattle i "derelitti" Bucanieri avranno bisogno anche del miglior Revis. Per vincere? No, per limitare i danni e uscire dallo stadio avendo perlomeno evitato l'ennesima batosta visto che, di questi tempi, al massimo possiamo augurarci di "perdere bene" e di rimanere in partita il più a lungo possibile...

mercoledì 30 ottobre 2013

Bobby Felder, un nuovo CB a roster

Il CB Bobby Felder
In attesa del match di Seattle, che segnerà la conclusione della prima metà di campionato e che verosimilmente i Bucs termineranno con un mesto quanto rotondissimo record di zero-otto, c'è da segnalare un movimento, sia pure marginale, a livello di roster.

Il posto lasciato libero da  Mike Williams è stato occupato dal CB Bobby Felder, giocatore utilizzabile anche come punt returner. Dopo avere trascorso la stagione 2012 nella practice squad, Felder è stato messo in IR dai Vikings, i quali hanno poi provveduto a tagliarlo nei giorni scorsi.

Ritenendo evidentemente che il giocatore sia recuperabile e che il problema alla caviglia che ne ha causato l'inserimento in IR e il successivo taglio da parte di Minnesota non sia poi un infortunio così grave, Tampa Bay ha provveduto a mettere sotto contratto il 23enne CB.

Sempre a livello di CB, va ricordato che a breve verrà reinserito a roster anche Danny Gorrer, designato dai Bucs come giocatore "recuperabile" tra quelli che sono stati inseriti in IR.