L'ex QB dei Bucs, Josh Freeman |
Riporto sul blog il punto di vista di vista di Cummings non
tanto perché lo condivida, quanto perché a fronte di tante voci scettiche circa
l’operato del coaching staff ed in particolare di Greg Schiano, Cummings è forse il
primo autorevole giornalista "locale", ossia che conosce meglio la realtà dei
Bucs proprio per frequentazione quotidiana dell’ambiente, che cerca di aprire
scenari nuovi e si sforza di offrire un punto di vista inedito sui motivi per
cui, in un mese, a Tampa sia successo tutto il putiferio terminato con
l’allontanamento del giocatore.
Quello che mi interessa capire, nei limiti del possibile, è cosa
sia successo davvero in questa storia che ha cambiato il volto alla nostra
squadra, con un’uscita di scena repentina e inattesa di quello che era il
giocatore più rappresentativo dei Bucs. Ribadisco che la "Freeman saga" è una
orribile telenovela, ma proprio per questo vorrei che si riuscissero a scrivere
in maniera definitiva i titoli di coda, e dunque ritorno, per l’ennesima volta,
sull’argomento.
Che cosa sostiene Roy Cummings? A suo avviso, fino al famoso
episodio della mancata partecipazione di Josh alla foto di squadra, non c’erano
problemi particolarmente gravi tra giocatore e head coach. In quella ormai
famigerata circostanza della foto mancata, un black-out notturno – racconta
Cummings – mise fuori uso la sveglia del giocatore, che non riuscì ad arrivare
in tempo all’evento in questione. Quale fu la reazione della società, dopo
questo fatto? Nessuna, Schiano decise di non multare il giocatore e, visto che
si era trattata di una serie sfortunata di eventi, preferì evitare ogni tipo di
sanzione.
Il problema, a detta del giornalista del Tribune, è che un episodio analogo e ancora più grave si verificò la settimana seguente, precisamente il giorno dell’opener contro i New York Jets: in quella occasione Freeman non si presentò al "team breakfast" e arrivò in ritardo al "team bus" che avrebbe accompagnato la squadra allo stadio. Altri due episodi di "negligenza", sottolinea Cummings, ma anche qui Schiano decise di non calcare troppo la mano, multando il giocatore per 4.000 dollari anziché per i 12.000,00 previsti dal regolamento interno per infrazioni di questo tipo, il tutto accompagnato da una raccomandazione "Don’t let it happen again".
Il problema, a detta del giornalista del Tribune, è che un episodio analogo e ancora più grave si verificò la settimana seguente, precisamente il giorno dell’opener contro i New York Jets: in quella occasione Freeman non si presentò al "team breakfast" e arrivò in ritardo al "team bus" che avrebbe accompagnato la squadra allo stadio. Altri due episodi di "negligenza", sottolinea Cummings, ma anche qui Schiano decise di non calcare troppo la mano, multando il giocatore per 4.000 dollari anziché per i 12.000,00 previsti dal regolamento interno per infrazioni di questo tipo, il tutto accompagnato da una raccomandazione "Don’t let it happen again".
Dalla partita contro i Jets in poi, però, Cummings non
riporta altri episodi "negativi" o "negligenti" o "di insubordinazione" da parte
di Freeman; il giornalista del Tribune sottolinea invece che, dopo l’annuncio
del suo panchinamento a favore di Glennon, Freeman non si presentò a due "team
mettings", il che gli costò il "declassamento" a terzo QB e il conseguente fatto
di essere dichiarato “inactive” per la partita contro i Cardinals. Da qui in
avanti Cummings non scende più nel dettaglio, sorvolando su alcuni episodi che
forse avrebbero meritato un po’ di attenzione (l’uscita delle notizie relative
all’uso di sostanze proibite da parte del giocatore, ad esempio), terminando il
suo articolo con queste parole:
"Given all that, it’s hard to imagine any other coach or
team handling this situation any differently… Based on all the evidence,
however, it seems Freeman did all this to himself."
Premesso che sono certo della buona fede del giornalista, il suo mi pare un articolo un po’
troppo "schierato" e che poco mi convince sulla assoluta bontà dell’operato da
parte della Società. Davvero qualsiasi altro coach avrebbe gestito la cosa come
ha fatto Schiano? Sicuri che la colpa sia tutta e sola di un parte, cioè di
Freeman?
Mah, sarà che io non sono sicuro di nulla e che mi alimento
di dubbi, però più si scava in questa storia e meno si capisce come siano
andate le cose. Anche perché Cummings in pratica fa capire come, dall’episodio del "duplice ritardo" prima della partita con i Jets sino al suo panchinamento e
alla mancata partecipazione ai "team meetings" a cui avrebbe dovuto partecipare
nei panni di backup QB, Freeman si sia comportato in maniera pressoché impeccabile.
Dunque sarebbe stata solo una scelta dettata da ragioni "tecniche" quella di Schiano, così almeno sembra voler sostenere Cummings... Ma
se è stato così, allora, si torna al punto di partenza: dopo averlo allenato
per un anno intero, Schiano non si era accorto che Josh Freeman era questo tipo
di giocatore? Non poteva "liberarsene" in offseason guadagnandoci anche
qualcosa, in una eventuale trade? Occorrevano tre partite della nuova stagione (due
delle quali perse non a causa di Freeman) per rendersi conto che occorreva un
altro QB?
Non so, personalmente l’arringa difensiva di Roy Cummings a
favore della Società non mi ha proprio convinto, mi pare un po’ lacunosa e le
argomentazioni a sostegno della sua tesi lasciano a desiderare omettendo
situazioni che invece avrebbero meritato ben altro rilievo... pur avendone (un
po' tutti, credo) le scatole piene di questa storia, sembra quasi
impossibile parlare di altro e tornare a discutere di sano football giocato; riusciremo, un giorno si spera non lontano, a scrivere a proposito della "Freeman saga" la parola "FINE"?
Beh, direi piuttosto scialbo come articolo. Secondo me è molto più complessa la faccenda, se si trattasse solo di questo non si spiega l'irritazione di Schiano nel parlare del panchinamento.
RispondiEliminaMah, chissà se sapremo mai cosa è successo veramente :)