Chi segue da un po' di tempo i Tampa Bay Buccaneers lo sa, ed è pienamente consapevole che i ragazzi in Red and Pewrter ce la mettono tutta, any given sunday, per non farci annoiare.
Infatti, non perdono mai nello stesso modo: in ogni partita trovano una maniera inedita e differente per raggiungere sempre - sia chiaro - il medesimo obiettivo: arpionare la la tanto agognata L.
Cambiano i capi allenatori, cambiano i coordinatori di attacco e difesa, cambiano i giocatori... ma pur cambiando i fattori quello che rimane sempre identico è il risultato finale: e ieri notte, contro i New York Giants, è andata in scena la più significativa rappresentazione di che cosa siano i Tampa Bay Buccaneers degli anni '10...
Primo tempo perfetto dei Bucs, con Winston e soci che riuscivano a mettere punti sul tabellone ad ogni drive; dall'altra parte però, il QB rookie Daniel Jones, all'esordio assoluto in NFL, dimostrava abilità e freddezza da veterano, non facendosi intimorire e riuscendo comunque a mantenere NY in linea di galleggiamento, sebbene il risultato dell'halfitme (28-10 per Tampa Bay) lasciasse pensare (a chi i Bucs non li conosce davvero e non sa di cosa possano essere capaci!) che i ragazzi allenati da Arians sarebbero stati in grado di dare continuità alla bella vittoria del turno precedente contro i Panthers.
Di negativo, il primo tempo dei Bucs contro i Giants faceva registrare "solo" i due errori nei tentativi di XP da parte di un altro rookie, Matt Gay, il nuovo kicker di Tampa e invece quei due miseri punti lasciati per strada sarebbero costati carissimi ai padroni di casa.
Il terzo quarto faceva capire che NY era viva e tutt'altro che disposta ad arrendersi nonostante la perdita del suo fuoriclasse, il RB Barkley, e guidata da Jones si rifaceva pericolosamente sotto nel punteggio.
Nel quarto periodo alcune buone giocate della difesa di Tampa sembravano rimettere le cose a posto, ma alla fine la differenza tra la W e L la facevano proprio i due rookie; quello di New York (una specie di Tom Brady con la mobilità del miglior Steve Young) avrebbe regalato ai suoi colori la W, impresa rivelatasi impossibile per la matricola dei Bucs, che a 4 secondi dalla fine partita sparacchiava malamente wide right dalle 34 yards il calcio del possibile controsorpasso.
Basta, inutile dilungarsi ulteriormente sul match con i Giants (se non per complimentarsi con il grande Rondè Barber, che da ieri è membro del Ring of Honor dei Bucs).
Al Raymond James Stadium è andato in scena un suicidio perfetto, una sorta di "tragedia greca" più che una partita di football. Complimenti a chi ne ha scritto il copione, gli spettatori neutrali credo si saranno divertiti, quelli che assistevano al match facendo il tifo per Tampa Bay.... vabbè, lasciamo perdere: onestamente di fare i soliti identici discorsi, da dieci anni a questa parte, inizierei ad essere leggermente stufo...!
che aggiungere... 1) io avrei giocato il 4° e 2 in red zone al posto di calciare il field goal del +6 . +3 o +6 poca differenza fa mentre se convertivi il quarto down avevi poi altri 4 tentativi per andare a +10 e mettere in ghiaccio la partita.. 2) a pochi secondi dalla fine dopo la catch di evans sulle 7 yd (mi pare) ci siamo beccati un delay of the game (con ancora un time out da giocare) e una corsa da -2 di Winston per posizionare la palla al centro. Risultato, al posto di un calcio da 23yd è diventato un tentativo da 30yd. Magari la palla non usciva larga a dx ... comunque siamo dei grandissi polli purtroppo.
RispondiEliminaIl delay of game è stato voluto apposta da Arians per bruciare tempo e allontanare la palla (nella speranza che non venisse bloccata dalla linea di NY)
RispondiEliminaCerto è che se hai ancora secondi da giocare, un TO e un kicker poco affidabile provare ad andare per i 7 punti non fa schifo. Invece no, la volevamo proprio perdere.