Parecchie squadre quest'anno (ben 12) hanno deciso di utilizzare il "franchise tag", per proteggere il loro giocatore più importante giunto in scadenza di contratto ed evitare così il rischio di perderlo nel corso della ormai imminente free agency.
Tampa Bay ha invece deciso di non avvalersi del "tag" per trattenere Doug Martin, il FA di gran lunga più rappresentativo dei Bucs e reduce da una stagione disputata a livelli di assoluta eccellenza.
Utilizzare il "tag" avrebbe comportato una spesa molto alta per trattenere Martin a Tampa nel 2016; il "franchise tag", che avrebbe impedito alle altre squadre di parlare con Martin, sarebbe costato quasi 12 milioni, mentre il meno costoso "transition tag" - che avrebbe cioè consentito ai Bucs di trattenere Doug pareggiando eventuali offerte fatte pervenire al giocatore da parte di altri team - avrebbe comportato un esborso di circa 9 milioni e mezzo.
Cifre altissime, per una sola stagione, ed evidentemente Licht e Koetter hanno deciso di correre il rischio di perdere Martin piuttosto che ricoprirlo di dollari per un solo anno di contratto. La speranza è comunque che alla fine le parti trovino un accordo per un rinnovo a lungo termine (magari prima che inizi la FA) e che il giocatore rimanga a Tampa, perché perdere un elemento del suo valore costituirebbe una perdita molto grave per un team che già deve rifondare l'intero reparto difensivo, e che non può permettersi il lusso di utilizzare risorse da destinare alla FA o preziose pick del draft per un RB, avendone già in casa uno tra i più forti dell'intera NFL.
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